Dormire bene e essere meno stanchi con i pisolini

La pandemia ha sconvolto le nostre abitudini, incluso quanto il dormire bene. Gli incubi da stress,
l’insonnia ricorrente e la stanchezza da Zoom sono diventate tutte

caratteristiche della nostra
nuova normalità. E adesso che iniziamo a intravedere la nostra vita post-pandemia, dare priorità al tempo libero e imparare a fare dei riposini sono abilità essenziali che tutti dovremmo privilegiare.

Sebbene abbiamo trascorso gran parte dell’ultimo anno in pigiama, il lockdown non ci ha di certo
aiutati a dormire. I dubbi riguardanti il lavoro, la scuola e la vita domestica, e un considerevole
livello di incertezza che ci ha forzati in uno condizione costante di impoltrimento, ci hanno
letteralmente sfiniti. Ma ciò ha portato anche alcuni aspetti positivi, compreso riconsiderare la
convinzione errata che vivere sull’orlo dell’esaurimento sia un prerequisito essenziale per il
successo.

Alcune persone si sono trasferite in campagna, altre hanno iniziato a praticare la meditazione,
perfezionato le loro passeggiate e imparato a fare i pisolini. Studi scientifici dimostrano che
dormire durante il giorno, anche per brevi periodi di tempo, ci permette di ripartire ed essere più
produttivi, incidendo positivamente sulla salute fisica e mentale. Eppure, il “machismo del sonno”, o l’idea che dormire sia una debolezza, potrebbe frenare molti di noi dal dormire bene e abbastanza.

Perché ci sentiamo così stanchi?

Anche se non è una cosa esclusiva della pandemia, il cosiddetto burnout ha toccato cifre altissime
durante lo scorso anno. Prima del Covid-19 l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) definiva
il burnout come “stress cronico sul posto di lavoro che non è stato gestito con successo”,
caratterizzato da una perdita di energia, distacco e ridotta produttività. Da marzo 2020, questo
fenomeno si è esteso alle nostre case. 

In effetti, l’OMS ha registrato un aumento del 60% della domanda dei servizi di salute mentale
negli ultimi 12 mesi, con maggiori pressioni che hanno esacerbato i problemi esistenti creandone
di nuovi, giacché le persone sono andate incontro a diversi fattori scatenanti, compresi il dolore,
l’isolamento sociale, lo stress e il reddito instabile. Secondo un recente sondaggio condotto da
Gallup, la percentuale di adulti americani che si considerano “benestanti” è scesa del 48,8%, il livello più basso dalla crisi economica del 2008. Nel Regno Unito, invece, un’indagine di Ipsos Mori ha rilevato che il 60% afferma di fare più fatica a restare positivo.

L’impatto della nostra attuale dipendenza dalla tecnologia ha svolto un ruolo fondamentale nel
nostro esaurimento collettivo. Per quanto non si tratti di una specifica singola piattaforma, mai
nella storia le videoconferenze sono state così onnipresenti. Quasi da un giorno all’altro, sono
diventate l’unico metodo per socializzare, lavorare e per la didattica a distanza, rendendo ancora
più estenuanti i relativi problemi tecnici, i quadratini anonimi senza volto e i vari solleciti a
chiudere il microfono. Una ricerca condotta da Jeremy Bailenson, fondatore e direttore del Virtual
Human Interaction Lab presso la Stanford University, si concentra sulla riduzione del sovraccarico
visivo e mentale causato da un contatto troppo ravvicinato e “innaturalmente intenso”, e dalla
mancanza di mobilità durante le riunioni virtuali. Lo studio consiglia di ridurre al minimo le
dimensioni e il numero di volti sullo schermo e scegliere di visualizzare sé stessi, facendo pause
regolari e riposandosi abbastanza.

I sonnellini quotidiani possono aiutare a prevenire ilburnout?

Consideriamo il burnout come un interruttore che si capovolge quando raggiungiamo il nostro
limite; un chiaro segno per dare priorità al riposo. Uno studio del 2002 dell’Università di Harvard
condotto da Sara Mednick e Ken Nakayama intitolato The Restorative Effect of Naps on Perceptual Deterioration ritiene che i sonnellini potrebbero essere la soluzione all’esaurimento. Quando la corteccia visiva si stanca, la nostra capacità di assimilare nuove informazioni si riduce. Riposare, quindi, anche se per brevi periodi di tempo, permette alla mente di riavviarsi e funzionare in modo più produttivo.

Mednick, professoressa di scienze cognitive presso l’Università della California e co-autrice di
Take a Nap! Change Your Life (Workman, 2006) osserva: “È difficile individuare il punto esatto in
cui abbiamo perso il contatto con il concetto di equilibrio tra la nostra modalità attiva (upstates) e
quella riparatrice (downstates).” Mednick spiega che mentre ci troviamo in uno stato di downstate
ripristiniamo ed elaboriamo le nostre esperienze in vista del prossimo upstate. Trascurare questo
processo fondamentale ha un impatto diretto sulla nostra salute e la nostra capacità di
concentrazione.

Che cos’è il “machismo del sonno”?

Alla base della resistenza a dormire abbastanza c’è il cosiddetto “machismo del sonno’” Il termine è stato coniato dal cronobiologo e professore di medicina del sonno presso la Harvard Medical
School, il dottore Charles Czeisler, per riassumere la convinzione errata che il riposo sia una
perdita di tempo, equiparando il sacrificio di prendersi del tempo libero alla dedizione o,
addirittura, al genio. Prendiamo ad esempio l’AD lodato per aver lavorato 100 ore a settimana e
aver viaggiato senza sosta, ma che in realtà sta dando un cattivo esempio al suo team che si
sentirà costretto ad emularlo. Un altro esempio è l’eclettico Leonardo da Vinci, noto per dormire a
intervalli di 20 minuti ogni 4 ore. 

Ciononostante, ci sono diversi geni noti per favorire il pisolino. Albert Einstein dormiva per oltre 10 ore al giorno, facendo riposini frequenti – si sostiene che la sua teoria della relatività gli sia venuta in sogno. Diversi presidenti americani amavano le pennichelle pomeridiane, compreso Bill Clinton, John F Kennedy e Ronald Reagan. Il giocatore di basket NBA LeBron James dorme per ben 12 ore al giorno, compresi diversi sonnellini per aumentare il recupero e le sue prestazioni.

Dunque, quali sono i vantaggi dei sonnellini?

L’idea che farsi un pisolino sia sinonimo di pigrizia è sorpassata. Molti paesi con la cultura del
riposino hanno dimostrato di avere una maggiore produttività, una migliore qualità della vita e
una maggiore durata. In Giappone, inemuri (il pisolino di 10/15 minuti a lavoro) è considerato
ossequioso. In Cina, i datori di lavoro incoraggiano i riposini o il wu jiao a lavoro per promuovere la produttività. Nei paesi con i climi più caldi, come la Grecia, la Spagna e anche l’Italia, fare una
pennichella pomeridiana dopo una pausa pranzo più lunga è una questione di praticità, per evitare la parte più calda della giornata. 

Negli ultimi anni, anche i colossi della tecnologia, Uber, Google e Facebook compresi, hanno
iniziato a incoraggiare i pisolini, grazie a orari flessibili esleep pods in ufficio per migliorare la
produttività. Secondo Mednick, uno degli aspetti positivi del lavoro da casa e la flessibilità di “Esplorare ritmi circadiani e le esigenze di sonno senza essere giudicati.” Certo, potrebbe esserci una maggiore concentrazione sul lavoro, ma c’è anche maggiore flessibilità su quando viene fatto, il che apre possibilità ai pisolini e al riposo quando necessario.

Dormire a sufficienza aiuta il corpo a mantenere una risposta immunitaria sana. La dottoressa
Rebecca Robbins della Harvard Medical School vede “una correlazione tra la durata del sonno e
l’immunità sana. Il ruolo cruciale del sonno nell’immunità è duplice. In primo luogo, il sonno
aumenta la nostra capacità di combattere l’esposizione agli agenti patogeni virali. E
secondariamente, un sonno adeguato promuove l’efficacia del vaccino e della produzione di
anticorpi.” Fare un pisolino può aiutare ad affrontare i deficit del sonno e a prevenire le infezioni
virali e il recupero.

I benefici economici sono evidenti. Il burnout costa alle aziende miliardi di dollari ogni anno in
mobilità del personale, assistenza sanitaria e perdita della produttività. Invece, la Norvegia, dove i
dipendenti lavorano alcune delle ore più basse a livello mondiale (dalle 26 alle 38 ore settimanali), nel 2021 si è classificata seconda in una lista delle nazioni più produttive del mondo. In Francia, le ore lavorative settimanali sono diminuite da 39 a 35 nel 2002 e il paese ha mantenuto un prodotto interno lordo (PIL) tra i più elevati in Europa.

La nuova unità di misura del successo

Probabilmente, il modo migliore di adottare abitudini legate al sonno migliori è quello di emulare i
paesi che danno la precedenza al benessere del sonno. Secondo Simon Kuznets, economista
premio Nobel che ha dato vita al concetto moderno di PIL, non si misura in maniera adeguata il
benessere dei cittadini. Nel 1934 affermò che: “Il benessere di una nazione non si può dedurre da
una misurazione del reddito nazionale.” Nella dichiarazione di Kuznets c’è una consapevolezza
implicita che vi è un accesso iniquo alla ricchezza e alle risorse anche nei paesi più performanti.

Fa sperare, quindi, che alcuni paesi abbiano iniziato ad allontanarsi dall’uso del PIL come unica
misura del successo di una nazione. Il Buthan ha giocato d’anticipo, introducendo il National
Happiness Index nel 1972, per misurare il benessere più vasto dei suoi cittadini e dell’ambiente
naturale come indicatore del successo nazionale. La Nuova Zelanda ne ha seguito l’esempio nel
2018, abbandonando il PIL e favorendo parametri sulla la qualità della vita, come la salute
mentale, la povertà infantile, la disuguaglianza indigena, la prosperità nell’era digitale, e la
costruzione di un economia sostenibile.

Mentre emergiamo da un anno che ha segnato intere generazioni (lockdown multipli, violenza da
parte della polizia, razzismo sistemico, perdita di persone care, carriere in pausa, lavoro da casa,
didattica a distanza, auto isolamento, stanchezza da Zoom e ansia da Covid-19) forse la cosa
migliore che possiamo fare è iniziare a prenderci cura di noi stessi e imparare a fare lasiesta.

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