Serie tv: The Boys su Amazon Prime Video
Chiamatela Starlight: la 26enne newyorkese Erin Moriarty ha svelato i retroscena della serie cult The boys, disponibile
The Boys
© Jasper Savage
Se avesse un super potere come quelli di The boys quale sceglierebbe?
Innanzitutto il teletrasporto per andare ovunque e poi uno scudo protettivo per visitare luoghi incredibili come il fondo dell’oceano o la giungla più inaccessibile. Trasformerei il mondo nel mio guscio personale.
Cosa le ha insegnato la serie?
Mi ha reso più sicura in me stessa e non certo per il costume che è diventato più striminzito e scomodo… Vedere un’eroina donna come pari alla controparte maschile è interessante perché non è più un oggetto sessuale o l’interesse sentimentale di un altro personaggio ma ha un suo spessore indipendente.
Cos’ha di speciale The boys?
È un commento sociale sull’attualità, riflette gli argomenti più importanti del presente e li racconta con enorme profondità.
Si riferisce alla vicenda delle violenze sessuali subite dal suo personaggio?
È importante mostrare cosa succede a Starlight e far vedere il dolore che deve superare. Non è l’unica donna ad aver provato una situazione del genere, a sentirsi fisicamente ed emotivamente sotto attacco. Lei vuole salvare il mondo ma vive come un sacrificio diventare un’eroina. Ha fatto cose discutibili ma questo non la rende cattiva.
The Boys
© Jan Thijs
Tratta un tema davvero vicinissimo alla realtà, vero?
Certo, quante donne subiscono abusi, e non parlo solo di Harvey Weinstein e dello showbusiness? Occorre tempo per assimilare l’accaduto e invece Starlight lo affronta subito.
Era successo qualcosa di simile in Jessica Jones: una coincidenza?
È vero che entrambi i personaggi si trovano in una situazione in stile #MeToo, ma riflette come sia una condizione quasi epidemica nella società: chi ha il potere ne abusa, facendo leva su persone giovani e insicure. C’è ancora una strada lunga da percorrere e non mi sorprenderebbe neppure se mi capitasse ancora un ruolo simile. Parlare dell’argomento lo rende meno tabù e abbiamo l’obbligo di parlarne.
Quando ha acquisito questa consapevolezza?
Credo che sia successo durante un’intervista a Monica Lewinsky: l’hanno demonizzata ma è una donna sveglia che ne è uscita più forte, studiando e superando lo scandalo Clinton in modo brillante.
Quando ha capito che il suo futuro sarebbe stato nel mondo dell’arte?
Papà è un musicista blues, quindi sono cresciuta in un ambiente artistico con la certezza che sarebbe diventata la mia strada. A New York ho iniziato ad interessarmi al musical e mi sono data al teatro, per poi capire che non sarei riuscita a ballare decentemente per esibirmi lì, quindi mi sono concentrata sulla recitazione.
Cos’ha in comune con Annie/Starlight?
Alcune esperienze lavorative al mio debutto sono state poco edificanti, mi sono fidata delle persone sbagliate, il che mi ha reso paranoica. Anche Annie si è sentita esposta al lato oscuro dell’umanità e si è dovuta adattare, perché mollare non era un’opzione praticabile. Come lei, mi sono sentita in dovere di crescere in fretta, perché circondata da adulti quando ero ancora un’adolescente alle prime armi.
The boys
© Jan Thijs
È questo che l’ha portata verso il ruolo?
Quando mi hanno dato la sceneggiatura ho alzato gli occhi al cielo, stufa dell’ennesima storia tratta da fumetti ma mi sono sbagliata. Questa è una metafora potente sulla vita e allora ho fatto di tutto per ottenere la parte.
Oltre alla recitazione cosa vede nel suo futuro?
Forse la regia, magari tra 10 anni, o la produttrice, per essere parte integrante del processo creativo. Ma per il momento mi concentro sulle riprese della stagione tre di The Boys, da novembre a Toronto. Non sarà facile: non potrò tornare a casa negli Stati Uniti per circa 6-7 mesi a causa delle misure anti-Covid e quindi ho deciso di godermi un campeggio in totale relax prima del ciak. Ho bisogno di una ricarica emotiva…