The Wilds: la serie tv al femminile di Amazon Prime Video

Non si tratta di quote rosa, qui l’egemonia creativa è al 100% femminile: registe, sceneggiatrici e attrici principali tutte donne per la serie “The wilds”

(dall’11 dicembre su Amazon Prime Video). Il survival drama, nato da Amy B. Harris, penna di Sex and the City, e ideato da Sarah Streicher (Daredevil), combina una situazione alla The Truman Show con la distopia di Maze Runner e molti riferimenti a Lost. Le protagoniste, infatti, sono nove ragazze che naufragano su un’isola deserta quando il loro aereo precipita nell’oceano.

La trama

Sì, le premesse ricordano molte altre storie, ma c’è qualcosa d’insolito e inedito nelle puntate che si focalizzano ogni volta su una delle adolescenti al centro della vicenda e riporta in vita segreti e bugie. Che ci sia una caccia all’uomo – in questo caso alla donna – in stile Pretty Little Liar, Gossip Girl o You, è difficile capirlo se non fino alla fine della stagione, quando (si spera) il mistero verrà risolto. La macchinatrice di questo complotto è Gretchen Klein, una che si commuove solo per i suoi cagnolini e nutre indifferenza, se non disprezzo, per i suoi simili.

The Wilds

© Matt Klitscher

La parola alla “villain”

Stando ai primi episodi, sembrerebbe che sia lei - Gretchen - la cattiva di turno, ma l’attrice che la interpreta, Rachel Griffiths (Brothers & Sisters), ha molto da ridire al riguardo: “La forza di un artista sta nella capacità di tirar sempre fuori l’umanità anche dove sembra non esserci. Per ispirarmi a questo ruolo ho guardato a politici e geni dell’hi-tech, di quelli che sono focalizzati sul trovare soluzioni globali per la salvaguardia della specie ma non si fanno problemi a sacrificare delle vite umano. In astratto hanno intenzioni nobili, in concreto diventano assassini”.

Il cuore della storia resta un classico teen drama, tracheerleader, nerd, bullette ed emarginate del liceo, ma i problemi dell’adolescenza si amplificano quando le protagoniste si trovano davanti alla morte. “A quell’età – continua l’attrice – tutto viene vissuto come un assoluto. Una ragazza mollata dal fidanzato alle superiori si dispera e oggi, all’epoca dei social, esterna questo dolore con un emoji della lacrimuccia, anche se non sa che non sente affatto la profondità della condivisione. Lo vedo con i miei figli a Melbourne, dopo oltre 100 giorni di lockdown: sono strappati dai contatti dei compagni e degli amici e vanno in rete per cercare di ricreare quell’integrazione”. Figuriamoci allora cosa voglia dire per queste esponenti della generazione Z trovarsi isolate, in senso non metaforico ma letterale, dal mondo che conoscono.

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I punti di forza

La serie, di fatto, abbraccia vari generi diversi e un pubblico trasversale. L’unica incursione maschile nel cast è rappresentata dal duo di “investigatori” sulla misteriosa scomparsa dell’aereo, l’agente Dean Young (Troy Winbush) e il dottor Daniel Faber (David Sullivan). “Da uomo – spiega Winbush – mi ci rivedo molto nelle vicende raccontate e sono orgoglioso della grande diversity che la storia mostra. A me sembra un vero e proprio Rinascimento delle persone perché un buon racconto tv alza l’asticella e racconta in modo provocatorio la realtà, costringendo il pubblico a guardarsi dentro”.

A dire il vero non si sa bene cosa cerchino questi due o cosa sperino di trovare, ma sono loro a tenere insieme le fila del racconto: “Il tempismo della messa in onda è perfetto – aggiunge Sullivan – perché la gente ha bisogno non solo di evasione ma anche di riflettere su cosa siano la libertà, il lavoro e la società. Queste ragazze s’interrogano su chi sono, proprio perché viene loto tolto tutto”.

The Wilds

© Matt Klitscher

Viva la fragilità

Tra le naufraghe non ci sono Wonder Woman o tuttologhe, anche se ciascuna ha campi d’interesse, personalità e abilità molto diverse. In comune hanno il tentativo di mantenere il ruolo che si erano costruite al liceo, senza cedere di un passo sull’immagine pubblica tanto faticosamente creata. Ovviamente questa facciata inizia a scricchiolare molto presto. “L’idea che prendano un volo per andare ad un ritiro femminista – commenta Shannon Berry che presta il volto a Dot – mi sembra davvero intrigante. A me non è mai successo, ma ho partecipato ad una specie di incontro per ritrovare l’equilibrio mentale e mi è servito”. “Anch’io ho fatto qualcosa del genere – le fa eco la collega Sophia Ali, nella serie Fatin – ma era un ritiro wellness di una settimana, un momento liberatorio dove le donne si scambiavano consigli e si sentivano libere di condividere”.

Che abbiano o meno nella realtà abilità di sopravvivenza non è dato saperlo fino in fondo, ma qualcuna lo confessa in uno slancio di onestà: “Al massimo saprei costruire un riparo – ammette Erana James, che interpreta Toni – ma per il resto in quelle condizioni farei schifo, tranne se servisse un’intrattenitrice sull’isola, ovviamente”. “Io capisco l’affetto che riversa la mia Martha sulle altre in quella situazione di pericolo e la ammiro”, aggiunge Jenna Clause. Sempre in tema di similitudini tra attrici e personaggi, Mia Headley aggiunge: “La mia Shelby è come me, ottimista e positiva, ma credo che sull’isola perderei la ragione e andrei nel panico. Almeno lei sa cacciare, io mi sentirei persa e poi non saprei neppure mentire per tenere celati i miei segreti, le orecchie mi diventano rosse e inizierei a ridere come una matta”.

© Matt Klitscher

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