Il 16 dicembre 2020 Alighiero Boetti avrebbe compiuto 80 anni. E chissà come avrebbe interpretato questo periodo, lui che ha attraversato – per poco: non
Torinese, classe 1940, famiglia blasonata, diventa artista autodidatta e si trasferisce a Roma dove il richiamo dell’Arte Povera è irresistibile perché l’atto stesso del concepire una forma creativa da materali di uso quotidiano per Boetti è elettrizzante. La sua è fin da subito un’esistenza combattuta tra spinte contrapposte: tra desiderio di casa (con la prima moglie francese, Anne Marie Sauzeau) e di fuga (con i tanti viaggi: Parigi, il Giappone, l’Afghanistan). Gli anni Sessanta sono un vortice di esperienze e Alighiero Boetti è un purosangue del suo tempo.
Nel 1972 inserisce una “e” tra il suo nome e cognome, diventandoAlighiero e Boetti: un gesto poetico non casuale, poiché genera un nome di 16 lettere, perfettamente incasellabili nelle quadrature con cui componeva gli arazzi che lo stavano ormai consacrando sulla scena dell’arte italiana e internazionale. Sono tessuti colorati, con mappe, numeri o scritte, dominati da una simmetria compositiva e dalla cura maniacale del manufatto. Boetti avrà anche avuto l’aria da bohémien, ma era tutt’altro che uno sprovveduto. Negli anni Settanta parte sì per i suoi giri per il mondo, in perenne ricerca di stimoli e novità, ma quando decide di fermarsi a Kabul, non lo fa per caso: lì apre un hotel che lascia in gestione a personale locale, con una camera per lui sempre pronta (per anni vi tornerà tutte le primavere, per lunghi soggiorni) poiché comprende che è un’ottima base per il suo atelier romano. In Afghanistan Boetti trova infatti la manodopera perfetta per realizzare i suoi inconfondibili tappeti-di-mappe, quelli che lo hanno reso celebre nei musei di tutto il mondo fin dagli anni Ottanta. Ecco, ad esempio, la Mappa (‘71-’73) esposta al Maxxi di Roma: qui la si può vedere in alta definizione.
Alighiero e Boetti sono le due anime che coesistono in un’unica persona, come nel fotomontaggio da lui creato nel ‘68 in cui l’artista tiene in mano un altro sé stesso (I gemelli,uno pettinatissimo, l’altro tutto scarmigliato): ci sono il rigore, lo studio approfondito di lingue e culture straniere (o della calligrafia), il nido familiare (prima con Anne Marie Sauzeau, poi con Caterina Raganelli) e la sregolatezza del suo atelier di Roma, sempre aperto a tutti, a ogni ora del giorno e della notte, sempre pronto a sperimentare novità.
Boetti realizza gli arazzi con le mappe o con le sequenze di lettere colorate, ma anche molte opere a biro su carta (perché quella era, per lui, la forma della “calligrafia occidentale”). Usa persino le cartoline postali come mezzo artistico e che cosa avrebbe realizzato, con Instagram in mano, possiamo solo immaginarlo. Si muove accorto tra ordine e disordine: ama le classificazioni e le mappature, ma poi scompiglia le carte e destabilizza tutto. Ancora oggi, ci prende il cuore. La sua arte è molto più complessa di ciò che appare a prima vista e non sorprende che sia oggetto di continuo studio e interesse da parte di molti, critici e collezionisti.
In occasione dell’ottantesimo anniversario dalla nascita, Sky Arte rende omaggio a uno dei grandi protagonisti dell’arte italiana e internazionale del Novecento con il documentarioAlighiero e Boetti. Sciamano e Showman, una produzione Sky Arte e Tiwi per la regia di Amedeo Perri e Luca Pivetti (in onda il 16 dicembre su Sky Arte e, dalle 10 alle 18, sempre il 16, gratuitamente in “museovisione” sui siti Internet di sei tra i più importanti musei d’arte contemporanea italiani, ossia il Castello di Rivoli https://www.castellodirivoli.org/, il Centro Luigi Pecci di Prato https://www.centropecci.it/, GAMeC di Bergamo https://www.gamec.it/, Madre di Napoli https://www.madrenapoli.it/, MAMbo di Bologna http://www.mambo-bologna.org e il MAXXI di Roma https://www.maxxi.art/).
“I gemelli”
Nel documentario l’ “universo-Boetti” è svelato dalle voci dei familiari (come i figli Agata e Matteo, e la moglie Caterina Raganelli) e amici, storici dell’arte e artisti come Stefano Arienti, Giorgio Colombo, Flavio Fanelli, Sissi, Angela Vettese: le loro parole fanno da contrappunto a immagini di repertorio che descrivono la folgorante (ahimé troppo breve) parabola artistica di Boetti, sciamano globetrotter dell’arte, a quasi 25 anni dalla sua scomparsa.
[Per gli Instagrammer con voglia di sperimentare: è già disponibile il filtro Auguri Boetti, scaricabile direttamente dai profili Instagram e Facebook di Sky Arte. S’ispira a uno dei soggetti più frequenti della produzione dell’artista: gli aeroplani, che Boetti tanto usava nel suo peregrinare in giro per il mondo. Sullo sfondo di un cielo azzurro acquerello, ciascun utente può diventare protagonista dell’opera indirizzando il volo degli aerei con il suo stesso movimento].
Alighiero Boetti
Foto courtesy “Alighiero Boetti. Sciamano e showman”, 2020
Prodotto da Sky Arte e Tiwi. Still da video