The Crown 4: cosa abbiamo capito sui reali e la salute mentale

The Crown 4 e la salute mentale dei Royals 

Intrigante e provocatorio, con soggetti spesso incentrati su eventi reali che la monarchia britannica ha cercato

a fatica di mantenere privati e che – immaginiamo – preferisca non rivisitare: giunto alla quarta stagione, The Crown, in onda su Netflix, è più affascinante che mai. Cosa ne dite, per esempio, del disastroso documentario della BBC Royal Family (1996) che la regina voleva bruciare? O delle voci secondo cui a Buckingham Palace lavorasse una spia del KGB? Per non parlare poi dei matrimoni imperfetti. È questo che rende la serie così coinvolgente: c’è un appetito insaziabile verso tutto ciò che riguarda la Royal family inglese e, seguendo gli eventi raccontati da The Crown, lo spettatore ha l’impressione di avere accesso a informazioni confidenziali e intime.

Molti degli scandali di questa stagione hanno a che fare con la malattia mentale e le trame rivelano quelli che sono probabilmente i segreti più oscuri e protetti delle vite dei reali. Ma sono anche quelli con cui è più facile identificarsi; dopotutto, si stima che quasi un adulto su quattro in Gran Bretagna conviva con una qualche forma di disturbo mentale. Tant’è che sarebbe forse più scioccante apprendere che la famiglia reale è riuscita in qualche modo a evitare in toto la malattia mentale.

Eppure è impossibile non notare il desiderio dei reali di mantenere nascosti i fatti. A partire dalla loro reazione alla bulimia della Principessa Diana, che entra in scena nel terzo episodio quando, turbata e confusa, la giovane ci viene mostrata mentre si strafoga di dolci direttamente dal frigorifero della cucina di palazzo per poi vomitare tutto.

In cosa The Crown è davvero autentico? 

Sebbene nella vita reale, Diana avesse parlato in maniera pubblica e sincera della malattia che l’affliggeva, è importante ricordare che The Crown non è un documentario bensì una drammatizzazione della storia. Di recente, Charles Spencer, IX Conte Spencer, il fratello più giovane di Diana, per intenderci, ha utilizzato un’apparizione televisiva su Love Your Weekend with Alan Titchmarsh su ITV per ricordare alla gente che The Crown è una serie romanzata e, che come tale, “include molte supposizioni e tanta fantasia”.

Detto questo, i fatti reali legati alla malattia non sembrano poi così distanti da quelli raccontati sullo schermo, e neppure così fuori luogo rispetto a quello che si sa essere stato l’approccio della monarchia nei confronti di qualunque cosa fosse vista come “disdicevole”. E la malattia mentale ne faceva indubbiamente parte. Durante tutta la quarta stagione, la bulimia di Diana viene rappresentata – a volte con dettagli molto grafici – come uno dei problemi di coppia tra Diana e il Principe Carlo. Anzi, come una causa, non un sintomo. Questo nonostante fossero tante le complicazioni che mettevano a dura prova il matrimonio – incluso l’amore di Carlo per un’altra donna – e che potrebbero aver aggravato la condizione della Principessa.

Emma Corrin come principessa Diana

© Courtesy Netflix

La stessa Diana dichiarò che la regina e altri reali attribuivano la colpa dei tanti problemi di coppia proprio al suo disturbo alimentare, e rivelò al suo biografo Andrew Morton: “La regina mi ha detto chiaramente che il motivo per cui il nostro matrimonio è franato è perché il Principe Carlo si è sentito provato duramente dalla mia bulimia”. Ma, a Morton, Diana raccontò anche che la bulimia era iniziata durante i primi tempi della relazione con Carlo, e ricorda un episodio in cui il marito le mette una mano in vita e le dice “c’è un po’ di pancetta qui, eh?”. Quel commento – a detta di Lady D – fece scattare in lei qualcosa che, aggiunto alla questione Camilla, la faceva sentire “assolutamente disperata”. Durante la luna di miele, vomitava tre-quattro volte al giorno.

La stigmatizzazione della malattia mentale

La mancanza di comprensione ed empatia da parte della famiglia reale non sorprende poi così tanto. Oggi i disturbi dell’alimentazione vengono ancora trattati come se rappresentassero un difetto della persona che ne soffre e non come il sintomo di una malattia o l’effetto secondario di una situazione di malessere interiore. Viene persino da pensare che lo stesso creatore di The Crown, Peter Morgan, fosse maggiormente interessato e più solidale nei confronti di un’altra rivelazione legata alla malattia mentale all’interno della famiglia reale, e alla spietatezza nel gestire la cosa, piuttosto che al disturbo alimentare di Diana.

Mi riferisco alle “cugine segrete” della regina, Katherine e Nerissa Bowes-Lyon. Nel settimo episodio, la Principessa Margaret si rivolge a una psicologa su consiglio del Principe Carlo. È in crisi: si sente irrilevante e persa. Ed è proprio durante la terapia che scopre di non essere l’unico membro della famiglia a soffrire di una qualche forma di disturbo mentale. Viene infatti a sapere che cinque cugine, sue e della regina, sono nate con disabilità intellettiva e poi internate in un ospedale psichiatrico decenni prima, dichiarate pubblicamente morte e persino cancellate dagli archivi. In The Crown 4, Margaret affronta la regina Madre che giustifica il tutto in termini razionali spiegando che nascondere l’esistenza della malattia mentale era l’unica cosa possibile per proteggere l’integrità della stirpe reale.

Qui la realtà dei fatti non sembra distanziarsi di molto o essere fuori luogo rispetto a quello che è l’approccio della monarchia. La storia delle cugine rimase infatti segreta fino al 1987 quando il tabloid britannico The Sun diffuse la notizia. Una rivelazione scioccante ma che, nel contesto della famiglia reale e dell’epoca, non sorprende più di tanto.

Per anni si è ritenuto che la nascita di un bambino con disturbo dell’apprendimento fosse dovuta a un qualche difetto nell’albero genealogico. E non vi è contesto famigliare in cui questo riveste un ruolo più importante di quello della famiglia reale. Come racconta a Margaret la regina Madre “la loro malattia, la disabilità e il ritardo mentale avrebbe messo in dubbio, tra la gente, l’integrità del codice genetico reale. Immagina cosa avrebbero scritto i quotidiani se si fosse venuto a sapere! Il principe ereditario si trova già in una situazione delicata e precaria…Se ci metti di mezzo anche la malattia mentale è finita”. Un’inchiesta di Thames News del 1987 descriveva quanto era accaduto alle cugine come “una pratica piuttosto standard per quegli anni. La gente veniva mandata in manicomi a lunga degenza e veniva considerata ‘morta’ a tutti gli effetti”.

Nel quinto episodio, vediamo invece la pratica del nascondere i problemi ‘sotto il tappeto’ in riferimento alla storia di Michael Fagan, un imbianchino disoccupato noto per aver fatto irruzione a Buckingham Palace. Sia nella serie che nella vita reale, Fagan viene definito schizofrenico, e mandato in un manicomio ‘a tempo indeterminato’, anche se in realtà ci rimase soli tre mesi dal momento che non via era alcuna schizofrenia.

Helena Bonham Carter come principessa Margaret

© Courtesy Netflix

Oggi permane ancora lo stigma associato alla malattia mentale?

Oggi come oggi sappiamo bene che il peggior modo di trattare la malattia mentale è far finta che non esista o spazzarla appunto sotto quel fantomatico tappeto. Per esempio, uno studio del 2019 condotto dalla University of Michigan ha messo in luce come la metà dei bambini americani con disturbi mentali non sia in cura proprio a causa dello stigma legato alla malattia e all’illusione che ignorandola possa andare via da sola. Ebbene, non è così.

Come vediamo nella quarta stagione di The Crown, la malattia mentale non discrimina (nemmeno le principesse a palazzo sono immuni) e non si guarisce magicamente. Inoltre, non va considerata come qualcosa di avulso dal contesto della persona che ne soffre. La bulimia di Diana era una manifestazione fisica di un disturbo psicologico ma era stata innescata da eventi concreti ed era probabilmente prevenibile. Forse non la vedevano così i reali allora.

Related Articles