"Ammonite", la love story in costume con Kate Winslet
"Ammonite": la recensione di Vogue
Una coppia al femminile in assoluto stato di grazia: il film in costume“Ammonite– Sopra un’onda del mare” (in esclusiva digitale dal
La trama
Il film prende vita in un villaggio di pescatori del Dorset, Lyme Regis, dove già Jane Austen aveva ambientato svariati romanzi. Le vicende si svolgono in un breve lasso temporale intorno al 1840 quando la rinomata paleontologa, un’autodidatta un po’ eremita, si ritrova a fare da babysitter/cicerone a questa signora dell’alta società britannica in lutto mentre il marito, uno studioso non proprio brillante, è in giro per l’Europa per alcune ricerche. La diffidenza da un lato e la perdita dall’altro: queste due donne non potrebbero avere meno voglia di passare del tempo insieme, ma le circostanze lo impongono, così il rapporto prende una piega inaspettata.
Poca ragione, molto sentimento
La 45enne diva british di Titanic incrocia lo sguardo della 27enne star statunitense di Piccole donne e insieme sullo schermo fanno scintille. I dialoghi sono quasi inesistenti mentre i loro respiri si fondono lentamente alla brezza del mare, dove le due trascorrono la maggior parte del tempo, alla ricerca di fossili. Nella verità della storia passata di cui sono avide piano piano abbassano le difese e fondo le proprie solitudini.
Per capirci meglio: Mary è una di quelle che neppure saluta i clienti che entrano nel suo negozio, mentre Charlotte lascia che il consorte prenda al suo posto qualsiasi decisione, persino quella sui piatti della cena alla locanda. Nessuna delle due ha voglia né forza di raccontarsi, di tirare fuori a parole la perdita e l’abbandono che hanno sperimentato. Quell’assenza di suono le accomuna, a prescindere dall’estrazione sociale, dalla provenienza geografica e dall’età. Conta solo il fatto che si completino a vicenda in maniera imperscrutabile.
In fondo al mare
Quando Charlotte arriva a Lyme Regis il marito le dice che sembra “un’ombra”, ma di fatto è incapace di tirarla fuori dall’oscurità e farla tornare alla vita. Né lei si sente accolta e capita abbastanza da potersi abbandonare ai propri stati d’animo senza essere giudicata. Mary cammina a passo svelto ma ha le gambe ricurve e probabilmente l’umidità nelle ossa, dopo tanto tempo passato sulla battigia, alla ricerca di qualche reperto da esaminare, come faceva il padre.
Non si chiedono nulla, non si dicono nulla, ma è come se già sapessero tutto. Il rapporto tra loro appare come primordiale, puro, selvaggio, anche se totalmente clandestino e incompreso dalla società. Non che provino a mostrarlo alla luce del sole, sia chiaro, il pensiero probabilmente non le sfiora neppure, dopo tutto il tempo trascorso individualmente a costruirsi un guscio al riparo dalle ingerenze esterne. Ed è tutto quello che hanno da mostrare al pubblico, con quel ritmo inesorabile della natura che le avvolge e le protegge, spesso anche da loro stesse.
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© Agatha A. Nitecka