Claudia Losi e la sua poetica opera Balena Project
Arte contemporanea: sulle tracce di una balena del Pliocene
L’amore di Claudia Losi per le balene comincia sugli Appennini. È qui, non troppo lontano dalla sua Piacenza,
Parte così, da queste semplici domande The Whale Theory, un progetto artistico confluito ora in un raffinato volume, edito da Johan & Levi editore (pp.207, 35 euro), di cui vi mostriamo alcune immagini.
È di una potenza sconcertante: «Tutto quello che leggerete e vedrete in questo libro è un racconto durato vent’anni. Un arcipelago che si compone di isole, stretti e continenti in movimento, come le correnti che lo attraversano, dai tempi e dalle voci differenti. È la mia Balena. Un animale che è vissuto grazie all’aiuto di molte persone e tante comunità temporanee. Mi ha inghiottito e protetto per un lungo tempo», avverte Losi.
© Claudia Losi
Le chiediamo se per caso in questi giorni ha visto Seaspiracy, il documentario su Netflix di cui tutti parlano, un lavoro che denuncia i danni della pesca e dell’inquinamento per la sopravvivenza delle specie marine, tra cui le balene. «Non l’ho ancora visto, mi sono riproposta di farlo presto – ci dice al telefono -. Ci sono associazioni che da anni e per fortuna si occupano in modo approfondito dei problemi di sopravvivenza degli oceani: fin dall’inizio del mio “viaggio con la balena” sapevo però che dovevo offrire con il mio lavoro un taglio di lettura diverso da quello esclusivamente ambientalista: quale? Non ne ne avevo idea».
© Claudia Losi
Animale del mito per eccellenza, la balena è stata nei secoli emanazione del divino, incarnazione del male, fonte di sussistenza, creatura letteraria, fenomeno da baraccone. Sensibile al suo richiamo, Claudia Losi, 50 anni, tra le migliori artiste visive italiane in circolazione, ne fa uno dei fulcri della sua ricerca: la sua Balena Project è un viaggio che si sviluppa in molteplici forme e azioni attorno al corpo itinerante di una balenottera comune, ricostruita a grandezza naturalein tessuto di lana grigia, portata in giro per l’Italia e in alcuni altri Paesi, spiaggiata di volta in volta in un museo, in riva a un fiume, in una piazza storica, in un quartiere di periferia, nel cortile di una scuola.
© Claudia Losi
«La direzione del viaggio l’hanno data le persone che si sono lasciate coinvolgere: sono perfettamente consapevole che The Whale Theory non cambierà le grandi questioni del mondo e nemmeno quelle delle balene in particolare, ma è l’immaginario animale, quello che dà il sottotitolo al progetto, il tema centrale ovvero il rapporto che noi abbiamo con l’animalità», spiega. Tra le persone che hanno partecipato all’impresa ci sono il cantautore Vinicio Capossela, amico di lunga data dell’artista, e lo stilista Antonio Marras: «Con Antonio conosciamo da tanti anni e l’ho coinvolto durante il “funerale della balena”: lui ha disegnato le forme delle 28 giacche dalla pelle della balena». Già, perché il peregrinare terrestre di questa balena d’artista ha una sua fine molto precisa. Anzi, un suo fine. Losi ci dice che se lo sfruttamento incondizionato delle risorse naturali mette in pericolo la sopravvivenza materiale dei cetacei, lo stesso accade anche per gli archetipi che essi rappresentano.
© Claudia Losi
Eppure qualcosa si può fare. Dopo vent’anni questa balena di stoffa oversize, rinata prima attraverso una moltitudine di balenottere comuni di pezza e poi ancora in borse ricavate dalla camera d’aria interna e dalle giacche di stoffa sui disegni di Marras, torna a nuova vita, declinata “a misura d’uomo”. La sua gigantesca potenza minacciata nell’oceano, grazie all’elaborazione artistica, trova una forma di sopravvivenza ideale. Ogni pagina di questo libro d’artista, ogni pagina fino all’ultimissima, genera meraviglia e stupore. Chiediamo a Claudia Losi se siamo giunti a un punto d’approdo. Capiamo che, nonostante tutto, non lo è: «Chissà quali altre storie cominceranno da qui», risponde.