Chanel: restaurato l'appartamento di Coco a Parigi
Chanel, rue Cambon, Parigi. Il leggendario appartamento di Mademoiselle risorge a nuova vita
“Una casa è la naturale proiezione dello spirito” - Coco Chanel
Una coppia
© Courtesy Chanel
Oggi, la wunderkammer che fu la sua maison, nell'accezione privata del termine, ritorna allo splendore conosciuto nel Novecento, al fasto nero e oro di una casa che fu crocevia di Paesi, culture e menti sublimi. Grazie a un'opera di restauro che ha coinvolto ogni ambiente ed elemento di arredo, l'appartamento si qualifica come museo, sito archeologico da cui dissotterrare, di volta in volta, un istante della vita di madeimoselle.
© Courtesy Chanel
L'incarico è affidato a Jacques Grange, decoratore che assorbe l'animaChanel dagli scatti d'archivio di Robert Doisneau del 1953, cercando di mantenere fede al fascino delle origini. Dichiarato monumento storico dal Ministro dei Beni Culturali nel 2013, il 31 di Rue Cambon è pronto a svelarsi come paesaggio d'anima, come riflesso e immagine speculare di colei che lo ha abitato.
La suggestione comincia all'ingresso. La scalinata di vetro Art Déco è una mise-en-abyme di natura cubista, una sequenza di superfici riflettenti che permette alla couturière di osservare le reazioni del pubblico alle sue collezioni, non vista. Una ringhiera dal design geometrico, realizzata in ferro battuto nero, con gradini ricoperti di moquette beige, che si perdono nelle immagini diffratte e smerigliate di pannelli a specchio posti lungo tutta l'altezza della scala.
L'interno ha un'apparenza distante dalla presunta sobrietà dell'abbigliamento Chanel. L'impatto è barocco, pervaso da una teatralità di separé, enormi librerie, un bestiario minerale con animali dorati, d'ebano o totalmente trasparenti. I Coromandel, pannelli di legno laccato di ispirazione cinese, fungono da divisori fra gli spazi dell'ampia sala d'entrance, diventando occasionalmente galleria d'arte con dipinti di Jean Cocteau e Christian Bérard che ne sovrastano gli smalti rossi, neri e viola.
Nel salone da ricevimento, lo stesso fotografato da Cecil Beaton, Louise Dahl-Wolfe, Douglas Kirkland, il mobilio è frammisto alla presenza fantasma dei personaggi che hanno conversato sui divani in pelle matelassé, e l'immaginazione corre a Marlene Dietrich, Anouk Aimée, Jeanne Moreau, Romy Schneider ed Elizabeth Taylor sedute su una gigantesca 2.55. Grandi tende escludono la città dal privato dei suoi tè pomeridiani - niente zucchero per la scrittrice Colette, accompagnato da tartine salate per Serge Diaghilev, fondatore dei Ballet Russes - la luce del sole non viene invitata. Al suo posto, uno chandelier in cristallo, quarzo e ametista illumina la stanza, e l'occhio attento potrà notarvi i simboli disseminati fra le lampadine (G per Gabrielle, la doppia C, la B per Boy Capel e la W per il Duca di Westminster, il 5, suo numero fortunato).
Libri su libri, sculture su soprammobili, gabbie d'uccelli dorate ma vuote (riempite anni dopo dal fotografo Jean-Paul Goude con un ritratto di Vanessa Paradis), e ancora sfere di cristallo, talismani bizantini, un Buddha di legno, un po' di Antica Grecia e qualche accenno al rococò: l'appartamento di Coco Chanel è un album di memorie che si sfoglia di dettaglio in dettaglio, è il confine tra l'elegante e l'eccesso, quella via di mezzo appannaggio solo dei più raffinati. È un luogo chiuso che contiene vastità, dove ci si può, e ci si deve, perdere. È lo studio di un'alchimista che tramuta la materia in bellezza.