Yves Rocher Terre de Femmes 2021: intervista a Jessica Alessi
Più che un premio un riferimento, un punto di incontro e di conoscenza.Terre de Femmes di Yves Rocher approda in Italia nel 2016. Da allora, ha
Quest’anno a fronte della situazione complessa che ha colpito tutti, la FondazioneYves Rocher, supportata da Yves Rocher Italia, ha deciso di continuare a supportare la sua comunità di vincitrici, aprendo per la prima volta le candidature anche a tutte quelle donne che ha premiato nel corso degli anni precedenti.
Ecco le vincitrici dell'edizione 2021 di Terre de Femmes
1° posto: Rebecca Zaccarini - progetto "Recup"
Si tratta di un’associazione di promozione sociale che contrasta lo spreco alimentare attraverso un’azione partecipata e inclusiva. Dal 2016 l’associazione è riuscita a recuperare quasi 100 tonnellate di prodotti ortofrutticoli ancora edibili che diversamente sarebbero stati buttati via e ogni settimana svolge la propria azione in oltre 10 mercati scoperti.
Rebecca Zaccarini
Il premio permetterà di continuare l’operato all’interno dell’Ortomercato di Milano per recuperare e distribuire gratuitamente alimenti a persone bisognose, coinvolgendo persone che necessitano di reinserimento sociale, e permetterà di continuare l’attività di sensibilizzazione presso le scuole secondarie di secondo grado.
2° posto: Jessica Alessi - progetto sulla conservazione dei giganti del canale di Sicilia
Il progetto è quello di esplorare e monitorare le acquee del Canale di Sicilia al fine di incrementare le conoscenze sulle popolazioni di cetacei per conoscerne distribuzione, abbondanza e stato di salute, tutelarne la biodiversità, minacciata dalla mancanza di salvaguardia e dalle attività di pesca illegale, trivellazioni, eccessivo inquinamento, turismo, disturbo acustico etc.
Jessica Alessi
© JESSICA ALESSI
Il premio della Fondazione Yves Rocher verrà utilizzato per coprire le spese necessarie a portare avanti la ricerca scientifica, incrementando l’equipaggiamento dell’imbarcazione e attrezzandola per la navigazione di altura. Verranno inoltre implementate le azioni di divulgazione rivolte ai giovani e bambini, con un programma di didattica a bordo.
3° posto: Daniela De Donno - progetto orti di famiglia per Sanganiwa
Il progetto Sanganigwa Children’s Home una realtà sempre più autosufficiente e sostenibile. In particolar modo quest’anno, l’autosufficienza dell’orfanotrofio è stata minacciata dalla scarsa disponibilità idrica che compromette la capacità produttiva degli orti. A completamento dell’implementazione di strumenti di contrasto e supporto, si prevede la piantumazione di alcune erbacee perenni e arboree finalizzate al contenimento della malaria, per contrastare l’erosione e incrementare la produttività.
Daniela De Donno
Il premio sarà indispensabile per provvedere alla realizzazione delle opere di consolidamento della rete idrica per aumentare la disponibilità di acqua durante tutto il corso dell’anno e consolidare l’incremento della produttività ortofrutticola destinata a contribuire alla sicurezza alimentare dei bambini.
Tre progetti importanti, fondamentali, voluti, sognati e realizzati da donne. Di queste tre eroine abbiamo avuto l'onore di intervistarne una: Jessica Alessi. Ecco quello che ci ha raccontato.
Qual è stato il tuo percorso di studi e di vita? Insomma, cosa ti ha portato alla salvaguardia dei cetacei?
La mia storia legata ai cetacei ha inizio quando ero bambina, sono sempre stata affascinata in particolare dai delfini, pur non avendoli mai visti se non nei documentari. Così ben presto decisi che da grande volevo studiarli. Poi si sa nel corso della vita spesso ci si dimentica dei sogni che si hanno da bambino, per me non fu del tutto così. Nel momento in cui avevo quasi dimenticato cosa volevo fare da grande avvenne il mio primo incontro in natura con questi animali, non scorderò mai quel giorno ed il momento in cui un delfino mi guardò dritto negli occhi. Da allora non dimenticai mai più cosa volevo fare nella vita. Cosi in Università andai a studiare fuori dalla Sicilia, a Milano, in Scienze Naturali, finché conclusa la triennale mi dissi che era ora di realizzare il mio sogno e mi trasferii a Genova. All’epoca l’Università di Genova era l’unica in Italia che aveva un insegnamento sui cetacei. Durante il mio percorso di tirocinio e tesi ero diventata assetata di sapere, volevo sapere tutto sui cetacei e volevo imparare in fretta. A Genova imparai moltissimo, e soprattutto acquisii la consapevolezza che questi animali andavano tutelati, non solo per preservare la biodiversità ma per il loro importante ruolo ecologico. Sono infatti definiti bioingegneri dell’ecosistema, mantengono in equilibrio ed in salute il mare, inoltre sono nostri alleati nel contrastare i cambiamenti climatici. Le popolazioni attuali di cetacei contribuiscono ad esportar dall’atmosfera circa il 40% di tutta l’anidride carbonica prodotta nel mondo. Dopo la laurea iniziai il dottorato di ricerca in Scienza del Mare e concluso il dottorato continuai a lavorare per molti anni in Università come assegnista di ricerca prima e docente a contratto poi, del corso di “Biologia e monitoraggio dei cetacei”. In quegli anni ebbi l'opportunità di partecipare a progetti che attuavano delle azioni concrete per la protezione di questi mammiferi marini. Progetti che sviluppavano nuove tecnologie per evitare le collisioni delle navi coi cetacei. Però, sempre più frequentemente il mio pensiero andava al mio mare di Agrigento, dove era nato il mio sogno. Era diventato un pensiero fisso, mi faceva rabbia lo stato di abbandono scientifico di quella zona, per ciò che riguardava le ricerche sui cetacei. Fu così che decisi di agire e fondai l'Associazione Me.Ri.S. Mediterraneo Ricerca e Sviluppo (www.merisresearch.com) con l’obbiettivo di accrescere le conoscenze utili ad attuare dei piani di protezione per la loro salvaguardia. Un obbiettivo ambizioso se penso che tutto era nato dal sogno di una bambina. Fondai Me.Ri.S. nel 2012, mentre ancora vivevo a Genova, la fondai senza sapere se quelle acque erano frequentate da questi animali, non avevo nemmeno strumenti, insomma avevo solo il bagaglio di conoscenze acquisite durante gli studi. Ma in qualche modo bisognava iniziare. Così affrontai il primo problema: capire se c’erano cetacei in zona e dove era possibile avvistarli. Iniziai il primo progetto di citizen science per reperire informazioni sulla presenza di cetacei nelle acque della provincia di Agrigento dai cittadini che, per passione o per lavoro, andavano per mare. Solo nel 2015 iniziai i monitoraggi in mare e dal 2016, acquistato il primo mezzo nautico, iniziò il progetto di monitoraggio a lungo termine sui delfini costieri ad Agrigento, “I delfini del mar d’Akragas”. Da allora abbiamo acquisito moltissime informazioni sulla loro abbondanza, distribuzione, sulle interazioni con le attività umane e abbiamo perfino scoperto quanto queste acque siano importanti per la riproduzione dei delfini e la crescita dei loro cuccioli.
In cosa consiste il tuo lavoro ora?
Oggi, con l’Associazione Me.Ri.S. continuo a portare avanti le ricerche scientifiche, insieme ad uno staff di giovani ricercatrici. Il lavoro del ricercatore è vario: alterno periodi in mare in cui effettuiamo i monitoraggi per raccogliere i dati scientifici, principalmente nella stagione estiva, ma non solo; a lunghi inverni trascorsi al pc ad elaborare i dati raccolti. Per i monitoraggi salpiamo dal porto di Porto Empedocle (AG) e durante le nostre uscite raccogliamo dati sia sulla presenza di cetacei ma anche sugli uccelli marini, su altre creature che vivono in mare, come ad esempio le tartarughe e sulle attività umane che potrebbero influenzare la presenza di cetacei, come le attività di pesca professionale. Ma anche informazioni sulle possibili minacce per questi animali, come dati sui rifiuti galleggianti, purtroppo si tratta principalmente di plastica. Quando incontriamo i delfini studiamo il loro comportamento, registriamo le loro “chiacchierate” tramite un apposito microfono in grado di funzionare sott’acqua (idrofono) e li fotografiamo.
© JESSICA ALESSI
Dalle fotografie della pinna dorsale riusciamo a riconoscere i singoli esemplari di delfino, come se fossero delle foto segnaletiche. Analizzando questi dati riusciamo ad ottenere informazioni fondamentali per la loro protezione, ad esempio se la popolazione è in crescita o in declino, o da cosa sono minacciati. Oltre alla ricerca scientifica, negli anni abbiamo dato sempre più spazio alla formazione, promuoviamo delle summer school rivolte a chi ambisce a diventare un ricercatore come me, e alle attività di divulgazione. Ritengo che la protezione del mare e dei suoi abitanti non dipenda soltanto dagli organi governativi e dalle conoscenze fornite dagli scienziati, aspetti sicuramente fondamentali, ma la protezione sarà efficace quando tutti capiremo il peso che le nostre scelte e i nostri stili di vita hanno sull’ambiente.
Cos'è la biodiversità e perché va preservata?
La biodiversità è la varietà di specie viventi, organismi vegetali, animali ma anche funghi e batteri. Tutti questi organismi sono molto diversi tra loro, anche per dimensioni, in mare ad esempio passiamo da organismi vegetali piccolissimi, invisibili agli occhi, alla gigante balenottera azzurra, il più grande animale mai esistito sul nostro pianeta. Milioni e milioni di organismi, ciascuno ha il proprio ruolo ed insieme contribuiscono ad un funzionamento perfetto della natura. Dobbiamo tutelare la biodiversità per continuare ad avere un perfetto equilibrio in grado di garantire la vita sul nostro pianeta.
© JESSICA ALESSI
Hai vistoSeaspiracy? Se sì, cosa ne pensi?
Si, l’ho visto. Sicuramente la pesca industriale, il sovrasfruttamento e le catture accidentali di organismi come i delfini, sono gravi minacce per il mare e che esistono realmente. È positivo che sempre più documentari affrontino questi problemi per sensibilizzare le persone. Allo stesso tempo credo che sarebbe stato più costruttivo mostrare anche esempi virtuosi di pesca sostenibile e artigianale, per far comprendere che esiste una alternativa, che un modo per tutelare il mare e i suoi abitanti senza rinunciare al consumo di pesce esiste.
Come possiamo aumentare la consapevolezza delle persone, magari anche nel loro quotidiano?
Solo con la conoscenza può aumentare la consapevolezza, bisogna far comprendere alle persone quali sono gli effetti delle nostre scelte sull’ambiente e su tutti gli organismi viventi, incluso noi umani. Le immagini ad esempio hanno un grandissimo potere, spesso mostro foto o video di cetacei che muoiono con gli stomaci pieni della nostra plastica e spero che questo faccia desistere dal comprare oggetti usa e getta o prodotti non biodegradabili.
Qual è oggi il ruolo delle donne nella salvaguardia ambientale?
Sono sempre di più le donne che si battono per la salvaguardia dell’ambiente, donne preparate e carismatiche. Sono le principali alleate nella lotta ai cambiamenti climatici. Il team scientifico di Me.Ri.S. ad esempio è tutto al femminile. Purtroppo sono ancora troppe poche le donne che si seggono nei parlamenti europei, sedi dove si decidono le politiche ambientali.
Quali sono i tuoi progetti e come vincere il premio Terre de Femmes ti aiuterà a perseguirli?
Il premio sosterrà parte delle spese che dobbiamo affrontare per condurre le attività di monitoraggio in mare. Una parte del premio verrà investito per la divulgazione e sensibilizzazione delle persone che verranno a bordo con noi partecipando alle uscite in mare che proponiamo con il programma “un giorno da ricercatore”, creando un kit didattico-educativo.