Paris Fashion Week: una breve storia firmata Vogue
Parigi ha sempre rivendicato di essere la vera capitale della moda: la città della haute couture, degli atelier operosi e di un gusto straordinario. La
Nel bel mezzo della Paris Fashion Week primavera estate 2021 (dal 28 settembre al 6 ottobre), Vogue ripercorre la sua storia, dai balli stravaganti di Paul Poiret al New Look di Christian Dior passando per le spettacolari sfilate di Karl Lagerfeld per Chanel.
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La nascita delle sfilate a Parigi
Quando la moda parigina venne alla luce, stilisti come Charles Worth (nel tardo Ottocento) e Paul Poiret (nei primi del Novecento) si trastullavano con la possibilità di presentare le loro creazioni in movimento. Nello stesso momento, Lady Duff-Gordon (che disegnava con il nome di Lucile) pensava di fare lo stesso a Londra. Poiret — noto per i suoi modelli fluttuanti e sfarzosi — decise di combinare il business con la vita sociale, organizzando una serie di serate sfarzose in cui agli ospiti veniva chiesto di presentarsi elegantissimi. Uno dei balli più famosi fu la festaLa Mille et Deuxième nuitnel 1911, quando Poiret presentò abiti a lampadario e pantaloni harem.
Negli anni 20 e 30 Parigi era diventata una fucina di nomi famosi: dallo stile disinvolto e discreto di Coco Chanel agli esperimenti surrealisti di Elsa Schiaparelli fino ai drappeggi fluidi di Madeleine Vionnet. Le sfilate non erano più delle grandi feste come in passato, ma più piccole e più personalizzate: ogni maison presentava le collezione su una serie di mannequin con eventi dedicati ai soli clienti. Ed erano eventi molto ben sorvegliati, perché gli stilisti erano sempre preoccupati che qualcuno copiasse i loro modelli. E a differenza di quello che accade oggi, con la presenza massiccia di cineprese, i fotografi non erano assolutamente ammessi.
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Il New Look influenza le nuove tendenze
Bisognerà aspettare la fine della seconda guerra mondiale perché le sfilate di Parigi cominciassero a venire regolate. Nel 1945, la Chambre Syndicale de la Haute Couture stabilì che tutte le maison di couture dovevano presentare a ogni stagione almeno 35 capi da giorno e da sera. Gli abiti erano disponibili solo su misura, e dopo un lungo processo fra l’ordine e le prove.
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A Parigi si avvertiva la preoccupazione per la crescente influenza della fashion industry di New York. Durante la guerra era cresciuto il sostegno ai designer di base negli USA, con la prima Press Week nel 1943. Ma la capitale francese aveva il suo asso nella manica: Christian Dior (qui la sua ultima sfilata primavera estate 2021). Nel 1947, la prima collezione di Dior, Corolle, a cui parteciparono moltissimi giornalisti di moda, e in cui fu permessa la presenza dei fotografi, aiutò a rivoluzionare le tendenze della moda con le sue silhouette esagerate. Prendendo le distanze dal pragmatismo e dai modelli squadrati del periodo bellico, il New Look di Dior era un trionfo di gonne voluminose, di vite strizzate e di deliberata femminilità. Negli anni successivi, Dior avrebbe dettato le regole per le nuove linee e forme del womenswear, ridando vita allo spirito di Parigi insieme ai suoi contemporanei, fra cui Hubert de Givenchy, Pierre Balmain e Jacques Fath.
Negli anni 60, un altro designer si fece notare, e si era fatto le ossa proprio da Dior: Yves Saint Laurent. Con il lancio della sua linea di prêt-à-porter nel 1966, che comprendeva il suo amatissimo smoking, Saint Laurent segnò un altro cambiamento di mentalità che si fondava questa volta, e con forza, sulla cultura giovanile (e questo si riflette nelle collezioni ‘space age’ di Pierre Cardin e André Courrèges: quest’ultimo incoraggiava le sue modelle a muoversi in modo naturale, come richiedevano gli abiti). Il prêt-à-porter era il futuro.
La battaglia di Versailles
La prima edizione ufficiale della Paris Fashion Week si tenne nel 1973 quando venne creata la Fédération Française de la Couture, e fu aperta da una sfilata rivoluzionaria, la Battaglia di Versailles. Questa battaglia—solo sartoriale — portò sulla scena le storiche rivalità fra Parigi e New York quando cinque dei migliori designer francesi si confrontarono con cinque stilisti americani sconosciuti.
L’evento, che aveva lo scopo di raccogliere fondi per restaurare il Palazzo di Versailles, presentava Yves Saint Laurent, Emanuel Ungaro, Christian Dior (disegnato allora da Marc Bohan), Pierre Cardin e Hubert de Givenchy sul lato francese, contro Anne Klein, Halston, Oscar de la Renta, Bill Blass e Stephen Burrows in rappresentanza degli Stati Uniti. Al di là dello spettacolo in sé, che comprendeva due caravan tirati da rinoceronti e carrozze-zucca in stile Cenerentola per i francesi, furono gli americani, con un casting di modelle prevalentemente afroamericane, e la partecipazione di Liza Minnelli, a essere considerati gli assoluti vincitori.
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Com'è cambiata la Paris Fashion Week
Da quel momento in poi le sfilate divennero sempre più audaci, dallo spettacolo grandioso di Thierry Mugler allo stadio Le Zenith del 1984 (con un pubblico di seimila persone) all’incredibile reggiseno conico disegnato da Jean Paul Gaultier lanciato in quello stesso anno e poi reso famoso da Madonna che scelse gli abiti dello stilista francese per il suo Blonde Ambition World tour del 1990. Il revival autoreferenziale di Chanel voluto da Karl Lagerfeld negli anni 80 regalò moltissimi momenti indimenticabili in passerella, mentre la new wave di designer giapponesi come Yohji Yamamoto e Comme Des Garçons portarono nuovi modi rivoluzionari di pensare lo stile.
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Negli anni 90 furono gli inglesi a dominare la scena a Parigi, da John Galliano, che divenne direttore artistico di Dior nel 1996 ad Alexander McQueen per Givenchy (dal 1996 al 2001). Più di recente, nel luglio 2019, Stella McCartney ha unito le forze con il gruppo del lusso francese LVMH per dare una nuova spinta alla sostenibilità nell’alta moda.
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La Paris Fashion Week oggi
Oggi le sfilate di Parigi sono più spettacolari che mai. Scenografie elaborate e personalizzate sono ormai la norma per molte maison, e la PFW ha visto riproduzioni stazioni di treni e supermarket, aeroporti e giostre. Molti di questi ambiziosi set sono stati ideati da Karl Lagerfeld per Chanel, superandosi a ogni nuova stagione.
Ma anche Louis Vuitton, Balenciaga e Rick Owens sono grandi esempi di teatralità: quest’ultimo ha presentato zaini umani alla sfilata per la primavera estate 2016. Parigi è una città molto diversa da quella in cui Poiret dava le sue feste, più di cent’anni fa, ma il suo tratto distintivo, quello scenografico e teatrale, non avrà mai rivali.
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