ForWard Talks - Conversazioni sul razzismo transnazionale
Luigi Christopher Veggetti Kanku - Il pittore che non accetta definizioni, solo impressioni
Galleria del centro di Milano, autunno 2019
Sono in anticipo e faccio
E sono lì anche io, per strada, tra le figure che ho attraversato milioni di volte, fermate in un’istantanea che racconta ma non definisce, non giudica.
Il pittore italo-congolese Luigi Christopher Veggetti Kanku ci riporta nelle piazze, si fa seguire nei suoi viaggi e nelle sue riproduzioni come sotto un temporale, reale o emotivo, come in una fotografia che perde i dettagli e i contorni da dietro un vetro, una lente commossa, umida. Una voce mi richiama dall’immersione. È la gallerista che mi chiede se può essermi utile. Cerco di interrompere il viaggio e rispondere, ma intravedo il sorriso dell’artista incorniciato da un tessuto scuro che mi blocca di nuovo. Kanku, non allunga la mano ma dice “ciao” e mi porge la guancia. Covid free world, ancora. Ci riconosciamo e ci fa ridere. Gli chiedo di tornare al quadro.
Luigi Christopher Veggetti Kanku
Mi mostra Piazza Duomo, Milano (2018), un moto istintivo verso uno spazio che ha vissuto molte volte e molte in modo diverso. Gli piace Milano nella parte che sente quasi fisicamente vicina, il pulsare dell’iperattività, ciò che ha rappresentato per il Christopher bambino, le vie, le piazze, le gite con i genitori.
Ci accorgiamo solo ora di non esserci presentati. Il nome è lungo, misto di nomi italiani e africani, anglosassoni ma si definisce un pittore del panorama artistico contemporaneo italiano - in fondo dipinge qui ormai da vent’anni. Italiano d’adozione, Veggetti, Luigi è il nome di battesimo, Kanku il nome congolese e Christopher l’ha scelto lui, lo sentiva suo, o meglio, lo ha fatto suo quando ci fu l’occasione di sistemare dei documenti all’età di dieci anni.
Settembre 2020
Io e Christopher ci risentiamo, ci rimettiamo al lavoro. Per tutto l’anno siamo rimasti in contatto, siamo diventati buoni conoscenti.
Ripartiamo da dove eravamo rimasti.
Mi interessa entrare nel vivo della sua arte che la prima volta mi ha colpito la prima volta con sentiero in un bosco.
Un'opera di Luigi Christopher Veggetti Kanku
Kanku ha accettato la definizione di post-impressionista-espressionista contemporaneo data da collezionisti ed esperti, senza attribuirsela, senza rifiutarla. Su un piano visivo, e in particolare nella produzione giovanile, l'analogia con le pennellate impressionistiche viene spontanea. Oggi invece si sta spostando su una gestualità irruenta, la macchia non è più così delineata, la pennellata sfugge, si sente l’attrazione verso la pittura informale.
Nei suoi riferimenti artistici rimangono gli artisti che lo hanno ammaliato all’inizio, creando la base per una piramide di nuovi riferimenti: “Tanto mi affascinavano allora, tanto più li apprezzo oggi. Jenny Saville, Santiago Ydanez sono stati i primi che iniziai a seguire, poi arrivò Alessandro Papetti, con cui c'è oggi una bella stima reciproca, e successivamente molti altri.”
La sua arte nasce nella cameretta di ragazzino come sfogo adolescenziale. Dipingeva senza sosta, non aveva rapporti con gallerie o scuole d’arte e non conosceva le riviste del settore. Nessuna ambizione, nessun progetto, solo la voglia di liberarsi, raccontarsi.
Il passaggio ad altri canali, ad una dimensione “adulta,” ma reale avvenne dopo il diploma; seguirono le mostre su strada con associazioni culturali, “che mi diedero tanto a livello umano. Ricordo sempre quegli anni con il sorriso. Fu lei, ‘la strada’ ad aprirmi le porte del mondo dell’arte, quello professionale, quello ambito”. Una domenica pomeriggio, un gallerista si fermò davanti ai suoi quadri in Corso Europa a Milano e gli propose di lavorare lavorare insieme. Era il 2002, ma Christopher non era ancora pronto per l’impegno con le gallerie: troppo giovane, troppo indipendente. Dopo un anno ritornò sulla strada e il rapporto con le gallerie riprese nel 2006.
L’ispirazione non è un concetto retorico o romantico per Kanku, afferma con decisione e semplicità che lavora quando è ispirato, e se questo in un film affascinerebbe lo spettatore, nella realtà rappresenta un vero problema, poiché il mondo dell'arte è anche business, e come per ogni attività commerciale, la produzione è importante. E oggi la produzione afroitaliana è scoppiata come una bomba.
Christopher arriva da quegli anni dove le parole integrazione, prime e future generazioni, non esistevano, non appartenevano alla comunità, esattamente come per me. Il diverso era una singolarità, un numero irrisorio, non meritevole di attenzione o di essere davvero compreso. Oggi esiste una minoranza riconosciuta, anche se non ancora completamente. Il limite della definizione di “solo italiano” rischierebbe di cancellare una dimensione, “perché gli italiani caucasici sono altro. Io, le mie figlie, siamo qualcosa di nuovo, ora così reale da abbandonare il termine eccezione”.
Nel mondo di Kanku certamente ha senso parlare di neri, “persone di colore” suggerisce che i bianchi non hanno colore, una finta educazione post coloniale piena di pregiudizi. Nero va bene per lui.
Con gli altri afroitaliani che si stanno muovendo in questa nazione il suo rapporto è “silenzioso” ma pieno di fascinazione, stima, d’attenzione. Gli piace come si muove l’onda, la forza nera che ha voglia di affermarsi e affermare di conseguenza la comunità nera stessa. Parla di un team, anche se non sempre è naturale o semplice.
Luigi Christopher Veggetti Kanku, “Tra cielo e terra"
Nell’arte di Luigi Christopher Veggetti Kanku, il passaggio dai volti – soprattutto afro - a paesaggi urbani e naturali sembra un passaggio voluto, un percorso di maturazione identitaria che si stacca dal messaggio “dovuto” di un artista black.
E l’artista riflette su come iniziando con i ritratti voleva contribuire all’integrazione, gli piaceva l’idea di portare visi neri nelle case degli italiani, educarli indirettamente a una presenza quotidiana, a un rapporto visivo, ma in realtà anche affettivo, “perché quando decidi di comprare un quadro è perché ti innamori di quell’opera”.
Così quando capì che il suo percorso artistico era già una testimonianza del nuovo, della multiculturalità, spostò l’attenzione in avanti. Ora poteva raccontare altro perché l’importante diventava ormai il punto di vista, non più esclusivamente il soggetto.
Inizia a dipingere vedute urbane, poi paesaggi marini e foreste. Inizia a raccontare l’Italia.
Il mercato dell’arte oggi chiede autenticità, contemporaneità, di essere se stessi come mai prima ma Christopher riflette su come ogni città, ogni paese risponda in modo differente: Göteborg ha accolto molto bene i ritratti, Berlino le città e Londra ancor di più i boschi.
Guardando al suo orizzonte artistico, Luigi Christopher Veggetti Kanku vorrebbe ancora raccontare l’Italia nella sua bellezza e nelle sue contraddizioni, denunciare il suo ingiusto e valorizzare il suo virtuoso, “ritrarre” il territorio e la società con una consapevolezza e un’attenzione maggiore - a quarantun’ anni - sente di avere la maturità e gli strumenti per farlo. Paradossalmente, proprio oggi Kanku si slega dalle dinamiche di mercato e affronta libero i progetti futuri, le mostre pubbliche; sente il bisogno di comunicare su un nuovo livello, sente la necessità di rivolgersi alla collettività e gli spazi, la condivisione della visione, diventano i nuovi riferimenti, i nuovi “paletti”.
Il pittore ha in cantiere un progetto di grandi ritratti che in primavera verranno esposti all’interno di un festival nazionale. E poi c’è stato il Salvini Nero, una performance cui tiene molto e che ha coinvolto tutta la nazione. Un quadro, un’asta on-line, una provocazione, uno studio sociale; un connubio tra beneficenza, politica e arte che pretendeva la reazione del popolo, dei media e anche delle élite sociali e politiche. Arte pura e un forte messaggio sociale, uno specchio della realtà, senza la necessità che fosse dichiarato. “L’arte è fatta di uomini che vivono in un periodo limitato nel tempo, quest’opera è una testimonianza costante, un documento che trascende l'individuo e delinea un’immagine sociale,” afferma.
E così arriva al suo ultimo progetto, THE OFFICE, nato da un rapporto di profonda stima reciproca tra Christopher e Daniele Fiorelli, socio di L&CM. Dopo esser stati più volte agli eventi del CIVICO 60, nella sua residenza e laboratorio artistico, la L&CM gli propone pensare a riproporre quello stesso format in un contesto milanese.
Dalle ore 18:00 alle 21:00 e nei week end l’autorevole studio di avvocati diventa un vero e proprio luogo d’arte, aperto al pubblico su appuntamento. THE OFFICE diventa atelier di Veggetti e nuovo riferimento per collaborazioni tra artisti, nazionali e internazionali.
Luigi Christopher Veggetti Kanku e Daniele Fiorelli
La prima mostra di Kanku, SOTTOPELLE nello spazio di THE OFFICE sarà inaugurata il 10 Ottobre. Questo per Veggetti Kanku è l’esempio ciò che intende per collaborazione: “pur essendo una mia mostra personale ho tentato di coinvolgere più realtà rendendo un momento individuale una proposta corale. Mi piace l’unione di più personalità, l’energia che si crea. La proposta al pubblico diventa più completa, certamente più contemporanea”.
Riguardo la mostra posso dire che da spettatore SOTTOPELLE rappresenta qualcosa che mancava oggi in Italia. SOTTOPELLE è dedicata alle donne nere, finalmente le afroitaliane non sono un elemento di contorno, non sono un oggetto da strumentalizzare per una campagna pubblicitaria più internazionale, ma sono le protagoniste, e non raccontano uno stato estero, ma rappresentano l’Italia”.
Dipinti che hanno l'intento, solo apparentemente banale, di di rappresentare il superamento delle barriere personali, sociali, economiche, portando l'osservatore a cogliere e apprezzare la diversità, “perché la bellezza, il gusto, la percezione, la sensibilità personale sono frutto anche dell’educazione. L’educazione alla bellezza”. Una mostra inclusiva, socialmente importante, che inizia un percorso che le istituzioni e l'intera struttura sociale deve affrontare, denunciando l'assenza e ribadendo un'orgogliosa presenza.
Luigi Christopher Veggetti Kanku non ha mai pensato seriamente ad andarsene e vivere all'estero. Crede nel destino che 37 anni fa gli ha fatto percorrere più di diecimila chilometri per arrivare a Milano. Crede nel messaggio implicito di dover mettere nuove radici, di mettere a fuoco la propria identità perché “in questa nazione avrei costruito qualcosa che avrebbe dato senso a quel lungo viaggio”. Ammette che il paese è ancora indietro rispetto a molti altri nel processo verso una società multiculturale, ma andarsene vorrebbe dire non contribuire a farla crescere, “nessuno di noi dovrebbe andarsene, abbiamo quasi il dovere di restare”.
Per questo pensa alla sua famiglia, alle sue figlie che sono nate qui e a cui sente di aver trasferito ancora troppo poco. Progetta un viaggio con loro in Africa per farle immergere in un contesto “altro” che è anche loro, che riesca a destabilizzarle, a far mettere davvero in discussione la realtà a cui sono abituate. L’artista è convinto del viaggio come vero strumento per elevarsi: “Quando torni da un viaggio non sei più quello che eri prima di partire, avrai sempre qualcos’altro, ed è quella cosa che ci può rendere migliori”. E l’idea dell’Africa, del suo Congo—il suo stato d’origine—di cui si era creato la propria immagine nei suoi primi viaggi a ritroso, l’ha sorpreso, nel bene e nel male. Tante convinzioni smentite, avvalorate, o distrutte per crearne nuove, e lo stesso è successo con l’Italia nel tempo in cui è diventato un uomo e un artista.
Luigi Christopher Veggetti Kanku, “Raccontami”
© christopher
Per Kanku la dimensione creativa è legata a quella meditativa e critica. Legge manuali, di tutti i tipi, è affascinato dal fare e disfare. E oggi, in questa fase del suo percorso e nel tempo libero si nutre di saggi politici : “per troppo tempo sono stato distratto rispetto al mondo circostante, soprattutto dalla politica. Come si può restare lontano, però, oggi”?
La politica dell'odio e dell’ignoranza ha alimentato la sua voglia di documentarsi, di restare presente e sveglio nel quotidiano che è rappresentato dalle sue figlie. “A quarantun anni, dice, non si può non guardare indietro e riflettere, ma il presente è l’unica cosa che si possiede davvero, su cui poter lavorare”.
Kanku ha in serbo alcuni progetti importanti per il 2021, collaborazioni museali a livello nazionale e internazionale. Non vede l’ora di poterli raccontare in maniera più esaustiva, ma per ora sono top secret.
Christopher Veggetti nasce nel 1979 a Kinshasa, Repubblica Democratica del Congo, arriva in Italia nel 1984 cresce a Barlassina e oggi vive a Meda. Lavora in Italia e all’estero e il suo curriculum vanta diverse pubblicazioni (tra cui “30 tele” edizioni Giorgio Mondadori), mostre personali in gallerie italiane (“Distanza e Appartenenza!”, Galleria Rubin, “Distanza e Appartenenza!”, 2018). Milano 2018, Inghilterra (“PRELUDE”, Oil Gallery, Hungerford, 2017), Svezia (“WORKS”, De Freo Gallery, Göteborg 2015) Germania (“Cities and Faces”, De Freo Gallery, Berlino) e New York (“Happiness”, Broadway Gallery, 2009) e in contesti museali Villa Bertelli, Fortino e diverse partecipazioni in fiere d’arte, tra cui Arte Fiera Bologna.
Dal 10 ottobre espone nel centro di Milano presso THE OFFICE, in Galleria del Corso 4
SOTTOPELLE di Christopher Lugi Veggetti Kanku
Galleria del Corso 4, Milano.
Dal Lunedì al Venerdì, 18.00-21.00.
Sabato e Domenica, 11.00-21.00.
Luigi Cristopher Veggetti Kanku è anche su Instragram
Padre afroamericano e madre Italiana, Veronica Costanza Ward (Varese, 1974) è un mix di molte cose. Doppia nazionalità e doppia identità, da sempre. Un’eredità complicata da gestire ma fondamentale e preziosa. Come l’identità anche la sua carriera è un mix, dalla finanza al giornalismo, alla poesia, all’organizzazione di eventi culturali, con una costante: la ricerca di un equilibrio tra eredità e anima Afro e quotidianità italiana. Oggi si dedica al tema del razzismo in Italia, in Europa e negli Stati Uniti, come promotrice di una nuova cultura e una nuova società informata, consapevole e inclusiva. Partecipa al movimento per i diritti dei neri in entrambe le sue patrie, lavora per promuovere inclusione e uguaglianza forte della sua esperienza, studio, orgoglio e molto molto lavoro. Sta lavorando al suo primo romanzo.
Luigi Cristopher Veggetti Kanku
(English Text)
ForWard Talks – Chapter 4
Luigi Christopher Veggetti Kanku - The painter who doesn’t accept definitions, only impressions
Downtown Milan, art gallery, Fall 2019
I’m early, I step inside. I walk by the works and stop in from of a painting: Milan, I see Monet, but also the soviet post Impressionists, the first expressionists in black and white, a contemporary expressionism, an evocative and shaded dimension. Communication not reproduction, the intent of painters of the early century.
And I’m there too, on the streets, among the characters I crossed thousand times, frozen in a flash that tells but doesn’t define and judge.
The Italo-Congolese painter, Luigi Christopher Veggetti Kanku takes us back to the squares, takes us in his journey and his reproductions as under the storm, either real or emotional as in a picture loosing its details and outlines just like behind a glass pane, an emotional and “humid” lens.
A voice awakes me from the immersion. It’s the gallery owner who asks me if I need help. I try to interrupt my journey and answer, but I’m caught by the smile of the artist behind her back, framed by a dark fabric that freezes me again.
Kanku doesn’t hold out but he says: ”Ciao” and gives his cheek, Covid free world, still.
We recognize each other and this makes us smile.
I ask him to go take me back to the painting.
He shows me Piazza Duomo, Milano, 2018: an instinctive motion towards a space he has lived lots of times and each time in a different way.
He loves Milan, in the part that he feels physically close, its throbbing hyperactivity, what it has been for Christopher as a child, the streets, the squares, the waking with his parent.
Suddenly, we realize we haven’t even introduced to each other.
The name is long, a mix of Italian, African Anglo-Saxon names but he defines himself as an Italian contemporary painter, actually he has been a painter here for over twenty years.
Italian by adoption Veggetti Luigi is his christian name, Kanku the Congolese name and Christopher has been his choice, for some reason he felt it fit for him and at ten he had the chance to add it in his documents.
September 2020
Christopher and I get in touch.
We’ve been talking during the year; we have become friends.
Let’s get back to the issue.
I want to get to the heart of his art that hit me in particular with “Path in a wood”.
Kanku has accepted the definition of contemporary post-impressionist-expressionist given by collectors and experts without assuming or refusing it. From a visive point of view and in particular in his early production the analogy with the impressionist brushstroks is obvious. Today instead he his moving towards an impetuous gesture, the spot is not well defined anymore, the brushstroke is elusive, the attraction towards the informal painting is evident.
In his artistic references the artist who enchanted him in the beginning are there creating the base of a pyramid of new models.
“So much I was fascinated by them at that time, I still admire them now. Jenny Saville, Santiago Ydanez have been the first painters I followed and studied, then came Alessandro Papetti with who I share mutual esteem today”.
His art begins in his teenager bedroom, as a form of adolescence vent.
He used to paint nonstop, he had no relations with art galleries or art schools, and he didn’t know any art magazine.
No ambitions, no project, only the desire of open up and express himself.
The step forward other channels, towards an adult dimension bur real happened after his high school degree.
And after, the streets exhibitions came through cultural associations – “from which got so much as human being. I think about those years with a smile. It was the street that opened the doors to the art world, the official one, the one I yearn for”.
A Sunday afternoon, a gallerist owner stopped in front of his works, in Corso Europa, Milan and he made him the proposal to work together. It was 2002 but Christopher wasn’t ready to be engaged with galleries, he was too young, to independent.
In fact, we moved back in the streets shows and started working again with galleries in 2006.
Inspiration is not a romantic or rhetorical concept for Kanku. He strongly states that he works when he is inspired and this that could be fascinating in a movie, in reality it is a real problem since art world is also business and just like any commercial activity, output is important and lately in Italy the afro art production is booming.
Christopher comes from years when the words integration, immigration, the defections of first and second generations didn’t exist, they were not social issues, just like for me.
The different one was a singularity, there were a very few, especially in the province so that it didn’t represent an issue to be understood by the community.
Today there is an acknowledged minority, present in schools, visible in advertising, media, every day.
The limit of the single definition of “Italian” hold the risk of erasing a more complexed and richer dimension, because white Italians are something else. My daughter and I are something new, nowadays so real that the definition of exception has to be abandoned.
In Kanku’s world certainly it makes sense to speak of black colored people, suggests that the White have no color, a fake post-colonial education full of prejudices. Black is fine with him.
His relationship with other Afro-Italians who are moving in this country is silent but full of fascination, esteem, attention. He likes the way the wave is moving, the black force that desires to assert itself and so state the existence of the black community itself. He means a team even if it is not always natural or simple.
In his art the passage from the faces, in particular Afro, to urban and natural landscapes seems to be a desired passage, an identity maturing journey that detaches from the “due” message of a black artist.
The artist reflects on how, starting with portraits, he wanted to contribute to integration, he liked the idea of bringing black faces into Italians’ homes, indirectly educating them to a daily presence, to a visual relation, actually affective as well, “because when you decide to buy a paining it’s because you fall in love with that work”.
Therefore, when he understood that his artistic journey was already in itself testifying the new, the multicultural, he moved his attention ahead. Now he could express other things because the important issue was the point of view not exclusively the subject.
He starts painting urban views, then sea landscapes and woods.
He begins to depict Italy.
The art market today wants authenticity, contemporaneity, it asks you to be yourself more than ever before, but reflects on how each town, each village responds in a different way: Goteborg has given a great welcome to the portraits, Berlin and London more to the woods.
Luigi Christopher Veggetti Kanku would still describe Italy with its beauty and its contradictions, denounce its injustice and enhance its virtuosity, ‘depict’ the land and the society with better awareness and attention - at this age, forty-one he feels he has the maturity and the means to do it. As a paradox, today Kanku is free from the market dynamics and can freely face his future projects and public exhibitions. He feels the need to communicate at a different level, he has the need to address to the general public and the spaces, the sharing of the view become the new references, the new ‘stakes.
The painter is preparing a project of big portraits that next Spring will be exhibited at a national festival.
And there has been the Black Salvini, a performance he cares a lot about that has involved all the nation.
A painting an on-line action, a provocation, a social study, a union between charity, politics and art that expected the reaction of the people, the media and the political and social élites as well. Pure art and a strong message, a mirror of reality, without the need to declare it.
“Art is made of men who live in a limited period of time, this work is a constant witness a document that transcends the individual and sketches a social image”, he says.
And now he is getting to his latest project, THE OFFICE, the result of the relation of deep mutual esteem between Christopher and Daniele Fiorelli, member of L&CM. After participating several times to the events at CIVICO 60, in his home and art laboratory, L&CM asks him to repropose that same format in a wider context in Milan.
From 6pm to 9pm and on the weekends the authoritative lawyers’ studio becomes a real art place, open to the public on appointment.
Here is THE OFFICE, that becomes the Veggetti atelier and the new reference point for collaborations of national and international artists.
The first Kanku exhibition SOTTOPELLE in THE OFFICE will be opened on the 10 of October 2020.
This is the example of what Veggetti Kanku means for collaboration: ‘Even being my personal exhibition I’ve tried to involve different realities in order to transform an individual moment into a choral proposal. I like the merging of different personalities, the energy that it creates. The proposal offered to the public becomes more complete, certainly more contemporary’.
As for the exhibition I can say that as a spectator SOTTOPELLE represents something that was missing in Italy. SOTTOPELLE is dedicated to black women, finally Afroitalian women are not background,
“extra figures”, they are not just an object for a more international advertising campaign, they are the protagonists, they don’t represent a foreign country, they represent Italy”.
The paintings have the aim, only apparently obvious, to represent the overcoming of personal, social, economic barriers, taking the observer to catch and appreciate the diversity, “because beauty, style, perception, personal sensitivity come from education. Education to beauty”.
An inclusive exhibition, socially important, that starts a process that institutions and the whole social structure must face, denouncing the absence and affirming a fierce presence.
Luigi Christopher Veggetti Kanku has never seriously thought about leaving and living abroad. I believe in fate that thirty-seven year ago made him travel more than ten thousand kilometers to arrive in Milan.
He believes in the hidden message of setting down new roots, of focusing his own identity because “in this country I would have built something that would have given a meaning to that long journey”.
He admits that the country is still a step-behind compared to many others in the process towards a multicultural society. Although, leaving would mean not to give a contribution to its growth, “none of us should go away, we have the mission of staying”.
This is the reason why his daughters were born here but to whom he feels he still has transfer much more, his culture, his roots.
He’s planning a trip to Africa with them in order to make them immerse in a different context which it’s theirs too and able to shake them and question the reality they are used to.
The artist believes that travel is the real way for a step forward: “when you come back from a trip, you not the same person you were before, you will always have that thing “more” and that thing is what makes us better”.
His idea of Africa, of his Congo his home country of which he had built his own idea surprised him both for better and worse. Many of his beliefs were disproved or confirmed or even destroyed in favor of new ones. The same has happened with Italy, when he has become a man and an artist.
For Kanku, creative dimension is tied to the critical and meditative one. He reads all sorts of manuals; he’s fascinated by doing and undoing.
Today, in this phase of his journey and in his free time he “feeds himself” whit political essays – “for too long I haven’t paid too much attention to the world around me, in particular politics. How can you keep yourself distant from all this, today”?
Hate and ignorance policy pushed him to go deeper, to stay awake and present in his daily life which is represented by his daughters.
“At 41, you can’t look back and think over, the present is the only thing that you really own on which you can work”.
Kanku has more projects aside for 2021, collaborations with national and international museums, he can’t wait to talk about them in detail bur for now: TOP SECRET.
Christopher Veggetti Kanku is an established artist.
Born in 1979 in Kinshasa, Democratic Repubblic of Congo, Christopher Veggetti Kanku arrives in 1984 in Barlassina and grows up in Meda.
The artist works in Italy and abroad.
To his credit he has collective, personal, private exhibitions, participations in art fairs and in museums. His works appears in many art catalogues as the monography 30 Tele by Cairo Mondadori and the volume Forte dei Marmi published by Allemandi: the first tells about his first 10 years of artistic activity, the second one introduces the spectator to the artist research through lthe marine paintings and the italian landscapes.
His last show SOTTOPELLE is opening on October the 10th until October the 19th
Galleria del Corso 4, Milano.
From Monday to Friday, 18.00-21.00.
Saturday and Sunday, 11.00-21.00.