Hyères 2020: intervista al vincitore Tom Van Der Borght
L’edizione di quest’anno del Festival Internazionale di Moda e Fotografia di Hyères 2020, che doveva tenersi ad aprile, giunge in un momento di grande incertezza
Le creazioni del vincitore del Première Vision Grand Prix, Tom Van Der Borght, hanno portato una ventata di ottimismo di cui tutti avevamo bisogno, grazie ai suoi capi giocosi, realizzati con corde upcycled, tubature di plastica, pelliccia vegetale e paillettes. Il designer, 42 anni, si è diplomato alla Stedelijke Academie voor Schone Kunsten (SASK) nel 2012, un’accademia di belle arti in Belgio, e segue le orme di stilisti come Anthony Vaccarello e Viktor & Rolf che hanno vinto il premio in passato.
© Courtesy of the Festival d’Hyères
“Quello che abbiamo davvero apprezzato del lavoro di Tom Van Der Borght è che si tratta di forme completamente nuove, è l’adesione totale a una nuova silhouette, senza compromessi”, ha detto Jonathan Anderson, presidente della giuria moda di quest’anno. “Nel momento in cui ci troviamo, come giuria crediamo sia importante iniziare il nuovo decennio con innovazione e originalità”.
La 35a edizione del festival ha posto l’accento sulla sostenibilità attraverso un programma di mentorship digitale lanciato da Mercedes-Benz e da Fashion Open Studio, che ai finalisti di quest’anno offre una guida alle pratiche eco-sostenibili. “Il mentoring a sostegno dei finalisti di Hyères è un modo per condividere le nostre conoscenze e ispirarli”, ha detto a Vogue Orsola de Castro, direttrice creativa di Fashion Open Studio e co-fondatrice di Fashion Revolution. “Abbiamo visto un’evoluzione impressionante da parte di coloro che forse erano più esitanti, e una sicurezza entusiasta in coloro che hanno preso a cuore la questione della sostenibilità fin dall’inizio”.
Nell’ambito della nuova iniziativa, a ciascun designer è stato chiesto di scegliere un look delle loro collezioni che meglio rappresentasse le pratiche sostenibili che hanno imparato: la stilista francese Emma Bruschi, vincitrice fra l’altro del Chanel Métiers d’Art Prize, è stata particolarmente apprezzata per il suo lavoro, che utilizza anche tecniche di coltivazione tradizionali. Bruschi presenterà il suo lavoro in occasione del fashion event di Mercedes-Benz il prossimo anno, mentre Van Der Borght sfilerà alla Berlin Fashion Week nel gennaio 2021.
Abbiamo parlato con Tom Van Der Borght dell’ispirazione della sua collezione, della sua filosofia artistica e della sua passione per l’upcycling.
Innanzitutto, congratulazioni per aver vinto a Hyères 2020 il Première Vision Grand Prix. Come ci si sente a vincere un premio così prestigioso?
“È pazzesco. Sono un po’ travolto dalle cose, sono in preda a tantissime emozioni tutte insieme. È stata un’esperienza fantastica. Sono davvero felice che la giuria abbia colto il mio messaggio, un messaggio di speranza e per il diritto all’esistenza, e che li abbia toccati nel profondo”.
Come è nata la tua passione per la moda?
“Mia madre ha studiato da sarta e da modellista, quindi sono cresciuto in mezzo ai tessuti e alle macchine da cucire, Quando avevo 5 o 6 anni ho iniziato a creare il mio fashion brand immaginario. Ho sempre amato i vestiti, creare cose con i materiali che trovavo in giro per casa”.
Cosa ha ispirato la tua collezione,7 Ways to be TVDB?
“La collezione è una sorta di autoritratto estremo. Ho iniziato a lavorarci in un momento molto difficile per me. In quel momento ho capito che tutti dobbiamo affrontare i nostri problemi personali, ognuno a suo modo, ma che a volte sentiamo di non essere “giusti” abbastanza per questo mondo. Quindi ho voluto esprimere la sensazione collettiva secondo cui tutto ciò che è anticonformista e anticonvenzionale ha diritto di esistere. E l’ho trasferita nel mio lavoro, sotto forma di vision per una tribù urbana contemporanea, e porto avanti la mia ricerca su quello che il lusso e la haute couture potranno essere nel futuro”.
I tuoi capi sono scultorei, sembrano quasi opere d’arte. E questo riflette la tua filosofia creativa più in generale?
“Mia madre dice sempre che quando qualcuno le chiede come sta andando la mia carriera nella moda, lei risponde: ‘Tom non è uno stilista classico. È più un artista della moda che racconta le sue storie attraverso gli abiti’. Ed è proprio questo il punto di partenza per me. Costruisco le mie collezioni in modo intuitivo. Mentre in passato partivo dal bozzetto, ora creo direttamente sul manichino, sembra quasi una scultura con tutti gli strati sovrapposti uno sopra l’altro”.
© Courtesy of the Festival d’Hyères
Che tipo di approccio hai alla sostenibilità e cosa hai imparato dal programma di mentorship di Mercedes-Benz x Fashion Open Studio?
“Ho sempre amato le cose che gli altri non considerano più utili o che vengono buttate via senza pensarci troppo. Volevo usare la plastica che normalmente viene gettata via, e trasformarla in oggetti di lusso senza tempo. Ho anche sviluppato capi in maglieria con lana di scarto e lavorato con un fornitore che produce ecopelliccia vegetale, un materiale fantastico. Il programma di mentorship mi ha insegnato a guardare in direzioni diverse e a cercare materiali con qualità sostenibili.
“Per me la sostenibilità va al di là dell’aspetto meramente ecologico. C’è anche un aspetto sociale molto importante: dobbiamo riconsiderare il modo in cui interagiamo gli uni con gli altri come esseri umani, e il modo in cui ci sosteniamo l’un l’altro in ogni modo possibile. Dobbiamo cercare di vivere insieme in armonia fra di noi, e con il pianeta”.
Cosa farai adesso?
“Andrò a casa a riposarmi, e poi voglio tenermi aperto alle opportunità che mi si presentano. Credo davvero che il futuro sia pronto per me”.