Moda co-ed: è il futuro? Sì, secondo questi 4 talenti emergenti
La moda co-ed di 4 designer di nuova generazione
Negli ultimi mesi il fashion system si è trovato di fronte a diversi interrogativi. Dalla
Il futuro prevede distinzioni di genere sempre più sfumate: la moda co-ed non solo è una scelta più inclusiva ma anche meno dispendiosa per i brand che, così facendo, si trovano a dover organizzare meno sfilate, promuovendo un modello commerciale più sostenibile che riduce gli spostamenti e – si spera – sia anche più ecologico.
Dall’eleganza che non rinuncia al sex appeal al rispetto dell’heritage e della tradizione mettendo però in discussione le norme di genere: Vogue ha intervistato i designer di 4 brand emergenti internazionali per capire come mai il futuro sia all’insegna del co-ed.
1. Maximilian Davis,Maximilian, London
“Eleganza caraibica e sex appeal” è così che Maximilian Davis, 25 anni, descrive l’estetica del suo brand. L’ex alunno del London College of Fashion e pupillo di Grace Wales Bonner ha debuttato all’interno del calendario primavera estate 2021 con il supporto del talent incubator londinese Fashion East. Da allora, è diventato il nome rivelazione di questa stagione con un servizio e un filmato delle sue creazioni sartoriali ultra-glam e sensuali che hanno riunito alcune delle menti più brillanti del settore, come lo stylist Ib Kamara, il fotografo Rafael Pavarotti e il regista Akinola Davies.
© Courtesy of Maximilian Davis
Cosa ha ispirato la tua collezione primavera estate 2021?
“Il punto di partenza è stata mia nonna, originaria di Trinidad, e le sue radici: il suo amore per la musica e il carnevale caraibico mi hanno portato a voler capire il perché di queste sue passioni. Con l’abolizione della schiavitù nel 1833 nelle Indie occidentali britanniche, l’anno dopo, il carnevale diventava, per gli ex schiavi, simbolo di liberazione e festa. Mi sono ispirato anche ai miei ricordi d’infanzia a Trinidad nei primi anni del 2000 e ai trend di quel periodo. Volevo presentare l’eleganza e la spontaneità tipiche di Trinidad, per cui le lavorazioni e le proporzioni erano molto importanti”.
Come mai la scelta di una collezione co-ed?
“Voglio che, indossando i miei capi, le persone si sentano forti, sexy ed eleganti. Trovo molto sexy quando qualcuno indossa un capo tradizionalmente concepito per il sesso opposto. La ritengo una scelta che dimostra grande sicurezza. Creare collezioni co-ed permette alle gente di scegliere e indossare ciò che più desidera per sé. Il mio scopo è partecipare al dialogo e mostrare il mio supporto. E non fare sentire escluso nessuno”.
Da Akinola Davies a Rafael Pavarotti, come mai è importante per te promuovere una comunità creativa forte?
“Lavorare con i miei amici – la mia famiglia allargata – è super importante per me. L’amore e la passione che sono andate nel realizzare il lookbook e il filmato mostrano il bene che ci vogliamo. Ognuno ha contribuito facendo ciò in cui crede ed è un’esperienza che non mi abbandonerà mai”.
Quali sono le lezioni più grandi che hai imparato, su di te come individuo ma anche come designer, in questi mesi?
“Fa ciò che vuoi e non avere paura di parlare di razza, genere e sessualità”.
2. Neil Grotzinger,Nihl, New York
Lo stile di Neil Grotzinger, 28 anni, designer di Nihl e assistente universitario alla Parsons School of Fashion, indaga le identità che formano la comunità LGBTQ+. Laureatosi alla Parsons con un Master in Belle Arti e semi-finalista del Premio LVMH 2018, Grotzinger è noto per sovvertire gli stereotipi della mascolinità e, stando a quanto dichiarato, desidera creare “un nuovo futuro queer dove la moda può farsi dialogo e diventare strumento di empowerment”.
© Courtesy of Nihl
Parlaci della tua collezione primavera estate 2021.
“Mi sono ispirato a immagini di lusso edonistico e di eccessi in diverse epoche storiche. Poi ho preso in esame foto di luoghi come Las Vegas e Atlantic City come simbolo di appagamento estremo e le ho abbinate per dar vita ad un mio personale concetto di lusso basato sulle identità queer. Volevo che ogni look rappresentasse una sfumatura diversa dell’essere queer”.
Come mai è così importante per te fare collezioni co-ed?
“La moda non deve essere definita dal genere e mi auguro che le fashion week co-ed continueranno ad esistere incoraggiando così una nuova ondata di moda non-binaria. Ma occorre promuovere il concetto ben oltre le fashion week e includere anche le piattaforme retail”.
Chi o cosa ha giocato un ruolo chiave nel far sì che la collezione diventasse una realtà?
“Promuovere una comunità creativa forte è fondamentale. Lavoro a stretto contatto con un amico, il direttore di casting Joseph Charles Viola. Durante i casting e sul set, chiedo sempre ai/alle modelli/e il loro feedback per assicurarmi che siano a loro agio e si sentano rappresentati dai capi che indossano. Il lookbook è stato scattato da Slava Mogutin, *fotograf* e queer artist che ammiro molto”.
Come hai mantenuto viva la creatività durante il lockdown?
“Il lockdown mi ha dato l’opportunità di entrare in contatto con la mia creatività. All’inizio è stato difficile in quanto non ero nel mio studio e non avevo la macchina da cucire a casa, ma mi ha permesso di dedicare tempo al ricamo e alle lavorazioni di perline fatte a mano”.
Cosa ti auguri per il futuro della moda?
“Mi auguro che la moda inizi davvero ad accogliere l’idea che i capi non devono essere connotati in termini di genere e che c’è tanta profondità in quella zona grigia tra il concetto di uomo e donna”.
3. Galib Gassanoff and Luca Lin,Act N°1, Milan
Galib Gassanoff, 26 anni, e Luca Lin, 27, hanno lanciato il loro brand Act N°1 nel 2016 e l’anno successivo sono stati selezionati per presentare le proprie creazioni all’interno del Vogue Talents Corner durante la Settimana della Moda di Milano. Lin e Gassanoff sono, rispettivamente, di origine cinese e azerbaigiana, e sono noti per creare collezioni che presentano un mix multiculturale di stampe e texture abbinato ad una sartorialità decostruita (qui potete vedere la loro collezione autunno inverno 2020 2021).
© Courtesy of ACT N°1
Parlateci della collezioneprimavera estate 2021.
“Questa stagione siamo rimasti fedeli al DNA del marchio, mettendo quindi in discussione la sartorialità e la modellistica tradizionali. Le maniche sono formate da pannelli squadrati di ruche lavorati a drappeggio sulle spalle con tanto di plissettatura, le camicie tagliuzzate sono cucite sugli abiti e i vestiti dalle maniche a pieghe sono capi a taglia unica pensati per vestire corporature di ogni genere. Le sete stampate che si ispirano all’antica tradizione cinese sono il fil rouge di tutte le nostre collezioni”.
Come mai avete scelto di fare una collezione co-ed?
“Le facciamo già da due anni: è stata una decisione molto naturale e continuiamo a sperimentare di stagione in stagione. Quando i buyer ci hanno detto che la clientela maschile acquistava le nostre creazioni nel reparto donna abbiamo avuto la motivazione giusta per includere capi indossati da uomini nelle nostre sfilate. Ma non l’abbiamo mai chiamata ‘moda uomo’ e non abbiamo mai separato le collezioni a seconda del genere”.
Chi tra i vostri collaboratori ha giocato un ruolo fondamentale nel rendere questa collezione una realtà?
“È importante lavorare con persone che comprendono l’essenza della tua estetica. Ci vuole tempo per sviluppare una comunità creativa forte. Puoi collaborare con gente che ammiri, anche se la loro visione è diversa dalla tua. Abbiamo lavorato assieme a tanti creativi di talento, tra cui l’hairstylist Pierpaolo Lai, il regista Roberto Ortu e il fotografo Andrea Lanno.”
Come siete riusciti a continuare a lavorare assieme al vostro team durante la pandemia?
“Ci siamo completamente fermati per due mesi comunicando solo tramite video chiamate, ma non funzionava. Il modo in cui lavoriamo prevede di posizionare i materiali direttamente sul corpo ed è qualcosa che è impossibile replicare in digitale. La produzione, la campionatura e l’intera distribuzione all’ingrosso si sono bloccate, quindi la soluzione era lanciare l’e-commerce. Un’ottima decisione che sta funzionando molto bene”.
Cosa vi augurate per il futuro della moda?
“Che si metta fine al concetto di stagionalità e alla produzione eccessiva causata dalle troppe collezioni che si creano ogni anno”.
4. Irakli Rusadze,Situationist, Georgia (presented in Paris)
Lo stilista georgiano Irakli Rusadze, 29 anni, ha lanciato il suo label Situationist durante la Settimana della Moda di Tbilisi nel 2015 e ha debuttato all’interno del calendario della Fashion Week di Parigi per la primavera estate 2021. Il marchio emergente si è fatto notare grazie alla sua estetica minimalista e rilassata e vanta, tra le sue fan, star come Bella Hadid.
© Courtesy of Situationist
Parlaci della collezione primavera estate 2021.
“La pandemia ci ha dato l’opportunità di tornare a quelle che sono le nostre radici, così abbiamo iniziato ad osservare l’ambiente attorno a noi e la gente in città. Ci siamo lasciati ispirare dall’incontro/scontro tra culture diverse. Questa collezione ha un mood più universale con capi e tessuti unisex e l’utilizzo della pelle vegana”.
Come mai hai scelto di fare una collezione co-ed?
“Per me, lavorare a collezioni co-ed ha sempre rappresentato la normalità. Questa stagione, abbiamo proposto più capi unisex, non solo completi e pantaloni. Volevamo mostrare la diversità grazie al cast di modelle/i e allo styling. Crediamo che la moda dovrebbe essere così”.
Quali sono i pro e i contro del fare collezioni co-ed?
“Fare meno sfilate è non solo più ecologico e green ma è anche un ottimo modo per liberarci di etichette come ‘womenswear’ e ‘menswear’”.
Quali sono le lezioni più grandi che hai imparato su di te come individuo e designer negli ultimi mesi?
“Ho avuto molto tempo per riflettere sulla collezione senza distrazioni e ho capito che la cultura e il passato del nostro paese sono molto importanti. Voglio re-immaginarli in modo nuovo ogni stagione. E voglio lavorare a tante altre collaborazioni con gli straordinari creativi che abbiamo in Georgia”.