International Woolmark Prize 2021: i 6 finalisti
L'International Woolmark Prize è uno dei premi più importanti della moda per gli stilisti di nuova generazione fin dal 1954, quando Karl Lagerfeld fu il
I sei finalisti dell'International Woolmark Prize 2021 sono pensatori altrettanto audaci: Bethany Williams, Charaf Tajer di Casablanca, Kenneth Ize, Marie-Eve Lecavalier, Thebe Magugu (vincitore anche del LVMH Prize 2020) e Matty Bovan. Sono stati selezionati da un gruppo di 380 candidati in 55 paesi da una giuria che comprende Naomi Campbell, Sarah Mower di Vogue, Sinéad Burke, Livia Firth e Carlos Nazario.
Nei prossimi mesi, i designer finalisti creeranno collezioni di lana merino australiana e le presenteranno ai giudici nella primavera del 2021, anche se la sfilata abituale alla London Fashion Week è ancora da confermare, date le incertezze dovute al Covid-19. Che si tratti di un evento fisico o virtuale, il concorso di quest'anno è unico in quanto sfida i designer a considerare sia la sostenibilità sia le implicazioni di una pandemia. Lavorare sulle collezioni quest'inverno potrebbe aggiungere un'ulteriore sfida poiché le città di tutto il mondo stanno entrando in un secondo lockdown.
Ogni designer interpreterà queste sfide in modi diversi. La loro definizione di "sostenibilità" varia di molto: per Tajer di Casablanca, si tratta di materiali organici, design senza tempo e rieducazione del consumatore sul valore della moda. "Dobbiamo lottare contro il fast fashion e creare abiti che le persone possano regalare ai propri figli e avere una vita più lunga", afferma. "Se continuiamo a consumare per una sola stagione, continueremo a danneggiare l'ambiente".
In Nigeria, Ize si impegna a mantenere viva la tradizione della tessitura Aso Oke e ha costruito laboratori che impiegano e supportano i tessitori e le loro famiglie. "L'impatto sociale è della massima importanza per noi", afferma. “La nostra speranza è creare opportunità e risorse che aiutino le nostre comunità di tessitori. Crediamo sia nostro dovere investire nei nostri artigiani locali per assicurarci di sostenere la longevità di questo bellissimo antico mestiere per le generazioni a venire".
In Sud Africa, anche Magugu è appassionato di produzione locale. "Vengo da un luogo alle prese con questioni socio-politiche e dove la disoccupazione era già al 30% prima del COVID-19. Quindi, mantenere vive le produzioni locali è il modo in cui posso contribuire all'economia del mio Paese ", dice. "Questo mi porta anche ad occuparmi di upcycling, perché sto cercando di riutilizzare tutte le risorse a livello locale".
Williams è nota per il suo upcycling creativo, ma ha anche parlato della necessità ora di fare un passo avanti rispetto al fashion system così com'è stato concepito finora e guidare il cambiamento reale: "Nella mia pratica cerco di adattare i concetti di critica positiva e sistemi alternativi, guardo ai designer che lavorano per ottenere un cambiamento vero all'interno delle loro comunità, piuttosto che a quelli che fanno riferimento a modi di lavorare consolidati…. Vorrei creare un nuovo modello di business che dia il giusto valore alle cause sociali e di charity e che supporti l'artigianato locale ".
Quasi tutti i designer hanno parlato anche di ridurre la produzione del nuovo, il che riflette il tema del concorso di quest'anno, "Less is more". Matty Bovan utilizza di tutto, dai campioni vintage Fiorucci al denim deadstock per creare le sue collezioni in piccoli lotti, in edizione limitata, ma afferma che l'IWP lo aiuterà ad approfondire la sua conoscenza in tema di tracciabilità e di approvvigionamento. "Esplorare tessuti e filati di fabbriche diverse è stato interessante e poiché il merino è una fibra versatile, è stato davvero bello lavorarla", dice. “La tracciabilità è sempre stata molto importante per me, e l'ho sempre trovata la chiave per capire con chi lavoriamo e dove si trovano nel mondo. Cerco di scegliere artigiani con abilità manuali e io stesso cerco di realizzare e trattare i tessuti. Mi piace cercare di creare in proprio ciò che è esce dalle mani di Matty Bovan".
Anche Marie-Eve Lecavalier, founder di Lecavalier in Canada, spera di capire attraverso Woolmark come migliorare la tracciabilità. "Spero che sostenibilità e tracciabilità - sia su piccola sia su grande scala - diventino realtà nella moda", afferma. “Woolmark ha saputo adottare e far crescere valori e principi chiari intorno al processo di approvvigionamento. Questo è un ottimo esempio da seguire per il resto del settore. Il mio obiettivo è raggiungere un alto livello di trasparenza attraverso tutto ciò che faccio".
La prossima primavera, un finalista riceverà il primo premio di 200mila dollari australiani da investire nella propria attività, e un altro riceverà il Karl Lagerfeld Award for Innovation con 100mila dollari. Ci sarà anche un terzo, nuovissimo premio nel 2021: il Supply Chain Award che celebrerà l'eccezionale contributo di un partner commerciale per la promozione dell'innovazione della filiera della lana".
Non solo: i finalisti avranno anche l'opportunità di proporre le loro collezioni attraverso i partner retail di IWP, tra cui MatchesFashion.com, Ssense, Browns e Net-a-Porter.
Questo articolo è stato originariamente pubblicato su Vogue.com