Miley Cyrus: una rockstar con la R maiuscola
È innegabile constatare come la carriera di Miley Cyrus abbia fatto svolte interessanti. Star mondiale all’età di 14 anni grazie al suo doppio ruolo in
-
1
il taglio netto col passato al raggiungimento della maggiore età (Cant’ be Tamed, 2010);
-
2
il periodo controverso sex-positive per stuzzicare i tabloid (Bangerz, 2013);
-
3
la fase da sballo psichedelico (l’album sperimentale HerDead Petz, 2015);
-
4
il ritorno alle origini da cantautrice genuina (Younger Now, 2017).
Tutto nello stesso lasso di tempo che alcuni artisti impiegano per rilasciare un paio di singoli.
Il filo conduttore dei diversi passaggi di genere di Cyrus è sempre stato un mix esplosivo di indiscutibile talento da star, una voce vissuta che, fin dalla giovane età, è stata in grado di trasmettere emozioni complesse (come la strappalacrime The Climb del 2009), e una collezione di innegabili bebop: Party In The USA, We Can’t Stop, Wrecking Ball, Malibu, Midnight Sky. Quest’ultimo – un gioiellino synth-pop che indirizza il suo divorzio affrettato dall’attore Liam Hemsworth in un inno all’indipendenza con sfumature alla Stevie Nicks – è il primo estratto del suo settimo album, Plastic Hearts.
© Courtesy of Sony Music
È un album che ha rischiato di non esistere. A novembre 2018, la casa di Los Angeles che Cyrus condivideva con Hemsworth è stata distrutta da un incendio. Sei mesi dopo, a maggio 2019, Cyrus ha rilasciato un EP, She Is Coming, il primo di quella che sarebbe dovuto diventare un lavoro in tre parti. Verso la fine dell’anno, tuttavia, il suo divorzio da Hemsworth era stato finalizzato e si riteneva che le restanti tracce fossero andate perse nell’incendio o cancellate, vista la loro tematica non più rilevante.
“Proprio quando pensavo di aver finito la produzione artistica, si è cancellato TUTTO,” ha postato su Instagram Cyrus quando ha annunciato Plastic Hearts, album dalla copertina rosa shocking e leggermente retrò realizzata dal leggendario fotografo musicale Mick Rock. “La natura ha fatto quello che adesso considero un favore e ha distrutto ciò che non riuscivo a lasciare andare. Ho perso la mia casa in un incendio, ma ho ritrovato me stessa nelle ceneri.” È la fenice che risorge letteralmente dalle fiamme che permea il salasso emotivo di Plastic Hearts, un’istantanea sfocata di una vita stravolta e lentamente ricostruita.
Ecco cinque cose che abbiamo imparato ascoltando e riascoltando il suo ultimo album che vede Miley Cyrus accedere a una comfort zone completamente sconosciuta.
1. Miley Cyrus è una vera rockstar adesso
All’inizio di novembre, durante una videochiamata Zoom con i giornalisti, Cyrus ha affermato che Plastic Hearts è stato influenzato dal suo debutto al festival di Glastonbury, nel 2019. “Glastonbury mi ha davvero cambiata e ha cambiato la mia vita in diversi modi,” ha sostenuto, definendolo come l’apice della sua carriera e come una delle sue più grandi paure in passato. L’album, fatta eccezione per WTF Do I Know e Plastic Hearts, vede Cyrus immergersi completamente nel suo ruolo di rockstar – fatto di top bianchi e pantaloni di pelle – mostrato durante quel pomeriggio assolato e che, fondamentalmente, le calza a pennello.
WTF Do I Know (un titolo assolutamente retorico) è una stomp rock incontrollata, che ricorda le ritmiche stop/start dei The Strokes con un pizzico di glam rock, mentre Plastic Hearts opta per un’atmosfera rock da jam session, che sboccia da un'intro composta da piano e percussioni. Entrambi i pezzi, tuttavia, hanno in comune questi assurdi assoli di chitarra, che sembrano voler ovviare al fatto che Miley avesse precedentemente dichiarato di essere stata influenzata sia dai Metallica che da Britney Spears mentre lavorava all’album.
© Courtesy of Sony Music
2. Ci sono alcuni momenti strappalacrime alla Wrecking Ball
Negli ultimi anni abbiamo visto Cyrus accentuare la sua sonorità nasale quando canta, attingendo sempre più dalle sue influenze country (suo padre è Billy Ray Cyrus e la sua madrina è la vera Dolly Parton, quindi…). Le sue recenti relazioni complicate – dopo Hemsworth Miley ha avuto rapporti risonanti ma brevi con Kaitlyn Carter e Cody Simpson – si sono dimostrate utile per convogliare il dolore nei brani. In Angels Like You, la traccia strappalacrime più ovvia dell’album e con un classico momento alla Wrecking Ball, Cyrus passa dalla fragilità da cuore infranto della strofa: “Won’t call me by name, only baby” (Non mi chiami per nome, solo piccola), a un ruggito possente di sfida nel ritornello:“I know that you’re wrong for me, gonna wish we never met on the day I leave” (Lo so che sei sbagliato per me, mi augurerò di non averti mai incontrato il giorno che me ne andrò).
Il pezzo prodotto da Mark Ronson, High, ricorda vagamente la colonna sonora di A Star Is Born, quelle serenate bucoliche attorno al fuoco verniciate di tristezza, mentre Never Be Me ci riporta alle ballad anni ’80. Sopra un brioso ritmo synth, Cyrus traccia le cose da fare e da non fare nelle nuove relazioni. Perciò, “If you're looking for faithful, that’ll never be me” (Se sei alla ricerca di fedeltà, non l’avrai mai da me) si trasforma nella strofa decisiva da far scoppiare il cuore: “If you think that I’m someone to give up and leave, that’ll never be me” (Se credi che io mi arrenda e me ne vada, non lo avrai mai da me).
3. È un album che fa riemergere la sicurezza dopo un cuore infranto
Cyrus non è una che si crogiola nel dolore, è una cosa che si intuisce. In Midnight Sky le vecchie relazioni vengono calpestate dalle sue scarpe da ballo. La canzone non è altro che una litania di slogan autoaffermativi che respingono ogni sorta di vittimismo e ciò si avverte particolarmente nel ritornello: “I don’t belong to anyone, I don’t need to be loved by you (Non appartengo a nessuno, non ho bisogno di essere amata da te).”
Nel duetto con Dua Lipa, Prisoner, Miley è sospesa tra la libertà e la ricaduta verso vecchie abitudini, mentre nel brano piacevolmente sperimentale, feat. Billy Idol, Night Crawling, lancia segnali di avvertimento a chiunque cerchi qualcosa di serio: “Sometimes I need your loving, sometimes I’ll stab you in your back (A volte ho bisogno del tuo amore, a volte ti pugnalo alle spalle)”. Ancora meglio è l’oscena Gimme What I Want, traccia dal basso pulsante con una Cyrus alla ricerca di divertimento e poche chiacchiere: “I don't need your future, I don’t need your past… so gimme what I want or I’ll give it to myself (Non ho bisogno del tuo futuro, non ho bisogno del tuo passato… perciò dammi ciò che voglio o faccio da sola).”
© Courtesy of Sony Music
4. Il mullet sulla cover è importante
Gran parte di Plastic Hearts è espresso perfettamente nel mullet maestoso, ma al contempo privo di gusto, che abbellisce la copertina. Abbiamo, quindi, una sferzata di glam rock grazie alla collaborazione con Joan Jett, Bad Karma. Night Crawling non trasporta Billy Idol ai giorni nostri, ma piuttosto si cotona i capelli con abbondante lacca e lo raggiunge nei memorabili anni’80. Prisoner, come per Physical di Dua Lipa, ricorda Olivia Newton-John, ma con un una spruzzata di alcool sugli scaldamuscoli, mentre Gimme What I Want fa visita alle percussioni Phil Collins-iane per concludere in bellezza il viaggio immaginario negli anni ’80.
5. La canzone finale è un magnifico depistaggio
È logico supporre come una canzone di Miley Cyrus chiamata Golden G String, a chiusura di un album nel quale le sfumature vengono spesso abbandonate, sia destinata a diventare il pezzo forte per eccellenza. Tuttavia, nel corso della sua carriera, Cyrus ci ha dimostrato che provare a indovinare le sue intenzioni è sempre un errore.
Sopra i suoni scintillanti da luna park, Cyrus riflette sulla situazione degli Stati Uniti di Trump: “So the mad man’s in the big chair… he says if you can’t make ends meet honey it must be your fault” (Il pazzo sulla poltrona del comando… ha detto se non puoi sbarcare il lunario, tesoro, deve essere colpa tua) e della sua stessa posizione nel suo paese come enfant terrible. “You dare to call me crazy, have you looked around this place?” (Hai il coraggio di chiamarmi pazza, ti sei guardato intorno?) canta, non a torto, prima di esporre il suo punto di vista post-Wrecking Ball: “Primal sex and primal shame, they told me I should cover it and I went the other way, I was trying to own my power” (Sesso primordiale e vergogna primordiale, mi hanno detto che avrei dovuto nasconderlo, per questo ho fatto il contrario, stavo provando a dominare il mio potere). È un finale inaspettato, quello di un album in cui Cyrus cambia rotta per ritrovare ancora una volta la sua voce.