La musa inattesa. Il racconto di Muriel Barbery
- Te l’avevo detto.
- Ma se non parli! Come puoi mai dirmi qualcosa?
- Sei tu che non mi ascolti.
- Perché dovrei? Sei
- Questa è discriminazione.
- Posso farti notare che sei sdraiata sulla tastiera del computer?
- È che devo dirti una cosa.
- Cosa?
- Che te l’avevo detto.
- Detto cosa?
- Di ascoltarmi.
- Sei carinissima, e tanto mi basta.
- Lo dici per farmi stare zitta.
- Non ho motivo di far stare zitta una gatta che non parla.
- Non vuoi guardare in faccia la realtà.
- Sono una scrittrice, non mi preoccupo della realtà.
- E della verità?
- In effetti non è più un valore tanto sicuro, al giorno di oggi.
- Mi riferisco al tuo lavoro di scrittrice.
- Sei un gatto certosino. Non sai niente del mio lavoro.
- So che sta peggiorando.
- Questa è buona. E da quando?
- Da quando non ascolti più me e gli altri tre gatti di casa.
- Ti ascolto, anche se non parli, ti ascolto eccome. Dimmi tutto.
- Siamo noi i veri giudici.
- I veri giudici di che?
- Del tuo lavoro letterario. Secondo te qual è la cosa più importante di questo lavoro?
- Il lavoro stesso, senza dubbio.
- Troppo comodo! Con questo ragionamento qualunque rozzo individuo sarebbe in grado di scrivere romanzi.
- Allora l’ispirazione.
- L’ispirazione è il nome falso del dilettantismo. In due frasi ti sei già contraddetta.
- Non parli, ma accidenti quanto chiacchieri!
- Sono il tuo giudice.
- In nome di che?
- Dell’essenza della letteratura.
- Da quando in qua i gatti sanno qualcosa di letteratura?
- Quali sono le qualità intrinseche di un gatto?
- La bellezza.
- Poi?
- La grazia.
- Cioè la forma?
- La forma che comanda la sensibilità, perché siete anche teneri, dolci, crudeli e deliziosi.
- E che altro?
- L’assenza di pose.
- Vuoi dire l’autenticità?
- Sì, il cuore. Senza pensieri nascosti.
- Nient’altro?
- I gatti ti fanno vedere la quotidianità in maniera diversa.
- Diversa in che senso?
- In modo poetico. Profondo. Giocoso.
- Così io e i miei simili saremmo prismi attraverso i quali l’esistenza viene percepita in un altro modo.
- Per certi versi, sì.
- Attraverso i quali l’esistenza si mostra in tutta la sua poesia, in tutta la sua nudità.
- Ti esprimi bene per essere una che non parla.
- Cos’altro?
- Il gatto è innocente.
- Non la pensi così quando ti portiamo un uccellino.
- Voglio dire candido, puro, ingenuo. Non giudica.
- Animato dallo spirito dell’infanzia?
- Sì, pronto a incantarsi senza mai stancarsi del mondo.
- Nient’altro?
- Il gatto non fa un accidente tutto il giorno, ma lo fa con eleganza.
- Quindi, anche se non racconta nulla, è un maestro di stile.
- In effetti il suo stile è più importante delle sue azioni, siamo decisamente nella haute couture. Però non è narcisista.
- È altruista?
- No, tende semmai a sparire dietro le proprie qualità.
- Lo trovi spento?
- Al contrario: è attento a tutto quello che lo circonda, ne coglie la fantasia; affascinato dall’esistenza, non si prende mai sul serio.
- Sai chi ha scritto (tristemente) che «oggi si preferiscono le idee alle opere»?
- Un gatto?
- No, Kundera. Ma il gatto non è forse l’opera perfetta priva di concetto? La natura fatta arte?
- Gattina, devo lavorare e sei sdraiata sulla tastiera. Vieni al sodo.
- Te l’ho detto, ti conviene ascoltarci o finisci dritta contro un muro.
- Addirittura!
- Il gatto è la lente attraverso cui gli esseri umani guardano la vita in modo diverso, senza pose, con autenticità e cuore, conservando la capacità di rimanere incantati senza giudicare, di esplorare senza prendersi sul serio, incarnando un senso che nasce dalla forma, dallo stile, dalla grazia e non dalla teoria, fiduciosi nello spirito dell’infanzia, privilegiando lo scintillio del mondo all’amore per se stessi. Ecco, tutto ciò è la piccola guida pratica della romanziera-che-non-vuole-tradirsi.
- Trovi che tradisco?
- A leggere le tue ultime pagine è lampante.
- I gatti non leggono.
- Facci tornare sulla scrivania
- Vi stravaccate sulla tastiera, sul mouse, sui fogli, sui quaderni. Dovevo pur metterci un freno.
- Ma da allora stai scrivendo male, ammettilo.
- Odio quando hai ragione.
- Allora ascolta i tuoi maestri, Mark Twain, Flaubert, Colette, Victor Hugo, George Sand, Hemingway, Yeats e tanti altri. Hanno tutti capito la lezione.
- Quale lezione, micetta?
- Ogni giorno ascolta e ringrazia i tuoi gatti. In questo mondo caotico e indeciso sono la muraglia, il totem, la poesia dei giorni. Ogni mattina rallenta, respira, sorridi, permettici di salire sulla tua scrivania, alza le braccia verso il sole e sussurra: O, miei gatti!
*Muriel Barbery è autrice del bestseller internazionale L’eleganza del riccio, oltre che di Estasi culinarie, Vita degli elfi e Uno strano paese. Da poco è arrivato in libreria il suo nuovo libro, I gatti della scrittrice: un testo sulla poesia della quotidianità intriso di umorismo felino e filosofia giapponese. Tutti i titoli sono editi in Italia da E/O.
Artwork di Paolo Ventura