Qual è il futuro dell’Haute Couture?
Dietro ogni abito o completo di Haute Couture ci sono migliaia di ore fatte di cura dei dettagli, maestria e lavorazioni artigianali. Stagione dopo stagione,
© Luc Braquet
Ebbene – per quanto possa sorprendere visti i tempi – sono piuttosto in buona salute. Dal calendario delle sfilate ai processi di produzione passando per lo street style: sebbene tanti segmenti del fashion siano stati duramente colpiti dalla pandemia da Covid-19, le realtà più piccole, come gli atelier di Alta Moda, sono riuscite ad andare avanti e lavorare. Questo mese, il calendario tipico delle sfilate Uomo di gennaio potrà essere stato più scarno del solito ma la stagione della Couture promette di far scendere in passerella – ahimè quella virtuale – quasi tutti i grandi nomi del settore.
Come sarà l’Alta Moda dell’autunno inverno 2021?
Ovviamente c’è anche qualche assente importante. Come Balenciaga di Demna Gvasalia, per esempio. La prima, e attesissima, collezione Couture del ribelle della moda era prevista per lo scorso luglio ma è stata posticipata al prossimo. Detto questo, ci saranno ugualmente diversi debutti interessanti da tenere d’occhio. Il 26 gennaio, Alber Elbaz lancerà la sua nuova label AZ Factory con un filmato. In un’intervista per WWD ha dichiarato: “È così che avevo intenzione di presentarla, anche prima del Covid-19. Questa è l’epoca del digitale”.
© Courtesy Jean Paul Gaultier
Altrettanto attesa è la collezione Couture di Chitose Abe – fondatrice di Sacai – per Jean Paul Gaultier, in programma per luglio. Quando Gaultier annunciò che lo show di Alta Moda primavera estate 2020 sarebbe stato anche il suo ultimo, su Twitter il leggendario designer francese rassicurò i fan dicendo loro “di stare tranquilli, che l’Haute Couture avrebbe continuato, ma con un nuovo formato”. Ebbene, l’idea è di farla reinterpretare di volta in volta da un guest designer. Scoprire come Abe rileggerà l’estetica esuberante e capricciosa di Gaultier tramite le sue tipiche creazioni decostruite è esattamente ciò che rende la Settimana dell’Haute Couture altamente imprevedibile.
L’aspetto più curioso, però, è che, attualmente, le sfilate più attese sono quelle di stilisti che propongono una definizione nuova e grintosa dell’Alta Moda. Un esempio su tutti? Il debutto di Kim Jones da Fendi. La sua nomina porta con sé tutta una serie di novità: è la prima volta che Jones debutta sia nella moda donna che nell’Haute Couture per una grande maison ma è anche la prima volta che l’Alta Moda di Fendi viene sottoposta ad un rinnovamento così radicale da quando Karl Lagerfeld era subentrato al timone nel 1965. Scattata da Paolo Roversi, l’immagine teaser postata su Instagram da Jones promette una rilettura sontuosa di ispirazione felliniana del glamour classico di Fendi. È esattamente quel tipo di citazione in grado di regalare allo stilista una nuova generazione di fan e follower soddisfacendo, al contempo, la tradizionale clientela della casa di moda romana.
© Courtesy of Givenchy
Poi c’è l’attesa per la collezione Couture di debutto di Matthew M Williams per Givenchy, che verrà presentata entro la fine dell’anno. Prima di lui, Clare Waight Keller, aveva utilizzato l’Alta Moda per dare espressione ai suoi voli di fantasia creativa, probabilmente limitati da quelle che erano le aspettative commerciali poste sulla linea prêt-à-porter. Ma il rilancio radicale dell’immagine della maison ad opera di Williams sembra suggerire che gli sia stata data più ampia libertà. Come tradurrà quella sartorialità over e spigolosa e i dettagli utilitarian della sua prima collezione nel linguaggio della Couture rimane da vedere ma sarà indubbiamente un evento imperdibile.
Cosa ci rivelano questi cambiamenti sull’Haute Couture attuale?
Ciò che è interessante della Settimana dell’Alta Moda che inaugura questo mese non sono necessariamente i dettagli preziosi che ornano i look che sfileranno nelle sale degli hôtels particuliers di Parigi ma il modo in cui l’attuale gruppo di designer che genera interesse verso questo segmento nicchia del sistema fashion lo reinterpreterà in maniera attuale e al passo coi tempi che stiamo vivendo.
© Courtesy Chanel
Sia Jones che Williams hanno costruito i rispettivi brand e la loro reputazione sul concetto di fare abiti per un nuovo prototipo di cliente del lusso. Certo, la tradizionale clientela dell’Alta Moda ci sarà sempre. Ma c’è spazio per invitare anche un consumatore più amante di un’estetica casual, ossessionato dai drop e con un appetito insaziabile per l’ultima novità da integrare e sfoggiare immediatamente?
O la soluzione sta invece nel tentare di amalgamare queste due diverse tipologie? Ora che una grande fetta della popolazione mondiale passa le proprie giornate in pantaloni della tuta e felpa – perché anche quello 0,1% in grado di spendere migliaia di Euro in un capo Couture ora compra tute e quant’altro, solo che sono in cashmere – sembra il momento più opportuno per interrogarsi su cosa desideri davvero il cliente dell’Alta Moda. Jones si è già dimostrato essere maestro dello stile high-low: basta pensare alla sua ultima collezione per Dior Men, dove i bislacchi, dipinti-vignetta di Kenny Scharf erano ricamati su bomber con il savoir-faire meticoloso dei migliori atelier Couture.
Negli ultimi anni, abbiamo assistito alla radicale ristrutturazione di diversi settori del fashion system. E grazie a designer come Craig Green, Wales Bonner, Martine Rose e Jones, la moda uomo è diventata la vetrina più interessante per la nuova generazione di talenti e si pone come esempio di innovazione del formato sfilata in un anno in cui la tradizionale presentazione in passerella non è più possibile. Quindi se l’obiettivo è capire come mantenere coinvolto il cliente della Couture ora che l’esperienza diretta del lusso – in persona ad una sfilata – è fuori questione, stilisti come Jones e Williams rappresentano un buon punto di partenza.
© Courtesy Dior
Sarà la fiducia e la lealtà a fare da forza propulsiva per l’esperienza dell’Alta Moda? O sarà invece qualcosa di più sperimentale, il desiderio di avventurarsi in un nuovo territorio e accogliere brand che non hanno alcun problema ad espandere la propria struttura commerciale integrando elementi più casual?
La risposta arriverà solo dopo le sfilate Haute Couture di questa stagione. Sia che questa nuova guardia di designer inneschi una ridefinizione completa della natura dell’Alta Moda o che si ‘limiti’ ad un ammodernamento – dopo che erano anni che la si dava in pericolo di diventare obsoleta – un aggiornamento è decisamente necessario. Fortunatamente, in scena c’è un nome come quello di Kim Jones, stilista dall’innato talento per capire dove soffia il vento della moda e cambiare rotta di conseguenza. Quindi, rimanete sintonizzati sul canale ‘lusso’: il cambiamento è già in atto.