“Viavài”: una mostra d'arte nelle vetrine dei negozi di Milano
Zig zag a regola d’arte in via della Spiga, a Milano. Un percorso in quattro tappe,anzi unViavài, come recita il titolo della mostra di
L’idea è di riempire gli spazi su strada rimasti desolantemente vuoti a causa della pandemia: Viavài, a cura di Federica Sala, presenta lavori di Nathalie du Pasquier, Lorenzo Vitturi, Regine Schumann, Gianluca Malgeri con Arina Endo trasformando una serranda abbassata in un luogo pubblico di bellezza, colore e progetto.
Viavài, Nathalie Du Pasquier
© Valentina Angeloni This email address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it.
Mostra diffusa, quasiart à porter: chi abita in città sa quanto manchino spazi dove ritrovare stimoli e consolazione, dopo il lungo stop di musei, fondazioni, spazi espositivi. Ora che la Lombardia è in zona gialla e il MiBact consente la riapertura dei luoghi della cultura (ma solo da lunedì al venerdì e previa prenotazione), la città sta ragionando su un calendario di opening efficace, per evitare l’effetto a singhiozzo qualora i dati di diffusione del virus peggiorassero di nuovo. Se da più parti si chiede una riapertura più congeniale (perché, ad esempio, non includere il fine settimana?), la certezza di tutti è che andar per mostre sarà ancora per molto tempo non più un piacere dettato (anche) da una voglia o dall’improvvisazione del momento, ma attività da pianficare con cura, un esercizio programmato della volontà.
Anche per questo progetti come Viavài assumono un valore che trascende la contingenza. Bisogna ripensare il modo di realizzare le mostre e la fruizione stessa dell’arte. Giocando sul terreno del contemporaneo, liberi dai vincoli burocratici delle sovrintendenze, si può davvero osare e inventare: una mostra in vetrina come questa in via della Spiga è a tutti gli effetti un intervento intelligente di arte pubblica, gratuita, a beneficio di tutti. Vediamone le tappe, allora.
Viavài, Regine Schumann
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Siamo nel tratto finale di via della Spiga, tra via Borgospesso e via Manzoni: cominciamo dal civico 52 dove è esposta l’installazione di Nathalie Du Pasquier dal titolo Per Marisa. L’artista francese, già nel Gruppo Memphis come designer e negli ultimi anni più dedita alla pittura, ricostruisce nelle vetrine del negozio due quinte che ricordano i teatrini delle marionette: se ci si avvicina si vedono una pietra, una noce, un arancio, una mano con il pollice alzato (un augurio per il futuro?). Impossibile non notare il suo intervento: la rappresentazione poggia su un pattern cromatico davvero originale (deriva da combinazioni studiate dall’artista per le Mattonelle Margherita disegnate per Mutina, che ha collaborato alla realizzazione). La dedica dell’opera dà poi senso al tutto: la Marisa del titolo è Marisa Lombardi, imprenditrice, appassionata d’arte e figura centrale nel mondo della moda milanese fin dagli anni Sessanta. Lo apprendiamo dalle didascalie esposte: Viavài, proprio come accade nelle teche dei musei, ha dotato le vetrine di didascalie ben leggibili dai passanti, per poter godere appieno delle opere.
Procedendo, al civico 48 il veneziano Lorenzo Vitturi presenta quattro sculture tessili. Ci si parano innanzi come totem, coloratissimi. Sono il frutto di un lavoro che Vitturi ha realizzato con alcuni artigiani della Jaipur Rugs Foundation in Rajasthan, in India: alle loro mani l’artista ha affidato il compito di raccontare la loro storia personale, cui ha poi aggiunto intarsi in vetro fuso di Murano, per legare indissolubilmente la sua identità, il suo vissuto di veneziano, con quello della popolazione indiana. In un momento come questo, con una pandemia che ha fatto capire quanto siamo tutti interconnessi, un messaggio di alto valore morale.
Viavài, Lorenzo Vitturi
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Nemmeno le creazioni di Gianluca Malgeri e Arina Endo in via della Spiga 31 passano inosservate: viene voglia di giocare con i meccanismi e quelle sculture in rame realizzate dalla coppia. Che cosa sono? Paiono sottilissimi origami metallici e rimandano alle forme primordiali della natura: Malgeri e Endo, che avevano presentato questi lavori alla Galleria Magazzino di Roma, ci ricordano l’importanza dell’osservazione, ci sollecitano al gusto per il gioco e al passatempo intelligente.
La tappa finale di questo viavai artistico pieno di speranza è al civico 48. Qui Regine Schumann – artista tedesca che da anni lavora sull’ottica tanto che in molti la chiamano “la pittrice della luce” - apre le porte della sua percezione. La selezione delle opere in vetrina è stata realizzata insieme alla galleria milanese Dep Art Gallery (che da questa settimana presenta una monografia sull’artista, nei suoi spazi in via Comelico: Chromasophia, la sapienza dei colori, fino al 30 marzo, su prenotazione: merita). Qui si aprono ai passanti altri mondi: grazie all’impiego di lastre in plexiglass acrilico i colori vengono filtrati, le forme amplificate. I lavori riflettono in modo cangiante anche le vetrine dirimpetto, in un cortocircuito visivo intrigante.
Viavài, Gianluca Malgeri e Arina Endo
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