Neïl Beloufa, “Digital Mourning” in mostra a Milano
Mostre 2021: “Digital Mournings” di Neïl Beloufa
Le nuove infrastrutture dell’immagine consistono in sistemi, network, standard, alleanze strategiche. Qual è lo scopo ultimo di queste
Neïl Beloufa. Screen Talk. Veduta dell’installazione, Pirelli HangarBicocca, Milano, 2021
Courtesy Bad Manner’s Paris/Miami/Ibiza, kamel mennour, Parigi/Londra, François Ghebaly, Los Angeles, Mendes Wood DM, ZERO..., Milano e Pirelli HangarBicocca, Milano. Foto: Agostino Osio
© Luisa Carcavale
Di queste e altri interrogativi è grande interprete e indagatore l’artista Neïl Beloufa (Parigi, 1985) tra gli artisti più incisivi della sua generazione. In questi anni ha inanellato una serie di prestigiose partecipazioni alle più importanti mostre internazionali, mentre parallelamente il suo lavoro veniva presentato in festival e rassegne cinematografiche che ne testimoniano l’attivissima produzione come filmaker; due aspetti per niente separati ma anzi perfettamente integrati e visibili nella mostra all’Hangar Bicocca di Milano.Digital Mourning è il titolo di questa densa personale curata da Roberta Tenconi, che è ad oggi la prima grande mostra italiana dedicata a Neïl Beloufa che si presenta in un arcipelago di istallazioni che confluiscono e funzionano come un unico ambiente organico.
La sua ricerca si focalizza sulla società contemporanea e sul modo in cui viene rappresentata e mediata dall’interazione digitale, spesso con l’obiettivo di mettere a nudo i meccanismi di controllo insiti nella nostra routine quotidiana. Attraverso video, lungometraggi, sculture e installazioni tecnologicamente elaborate, Beloufa sperimenta con l’esperienza sensoriale dello spettatore invitandolo a confrontarsi con le proprie convinzioni e con gli stereotipi su tematiche del presente che spaziano dalle relazioni di potere alla sorveglianza digitale, dal data collection alle ideologie nazionalistiche, dall’identità alla lettura post-coloniale del mondo dell’arte.
Neïl Beloufa. Veduta della mostra “Digital Mourning”. Courtesy l’artista e Pirelli HangarBicocca, Milano. Foto: Agostino Osio
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Neïl Beloufa è riuscito in questi anni ad investigare questi temi senza mai pronunciarli come esercizi didattici o con l’enfasi di un Ted Talk, ma al contrario - da vero artista - ha elaborato un personale immaginario formalmente complesso e affascinante che prende le distanze da formati quali quello del video-essay o dell’artista come saggista che colleziona reperti esposti in teche. In vari lavori si può anche avvertire (almeno per chi ha frequentato l’arte tra la fine degli anni ’90 e primi 2000) una certa sottile ironia verso l’estetica relazionale teorizzata dal critico Nicolas Bourriaud che tra trionfi e fallimenti ha contraddistinto ampia parte della produzione artistica proprio negli anni in cui Neïl Beloufa si stava formando come autore.
Nella sua nuova mostra nello spazio Shed di Fondazione Pirelli Hangar Bicocca è l’impatto del display complessivo a incarnare il senso ultimo di questo presente. La sensazione è quella di camminare all’interno di un curiosa e oscurafun house che, grazie a una regia complessiva, guida attraverso l’accensione e lo spegnimento di una o più opere che contemporaneamente genera un percorso intermittente nel quale i visitatori sono sollecitati alla partecipazione e alla visione di video e materiale che raccolgono anni di produzione dell’artista. A guidare il ritmo del percorso sono varie narranti, i cosiddetti “Hosts” o “Ghosts”, che impartiscono “ordini” allo spettatore. L’artista ha commentato questo impostazione (ancora una volta antitetica ai codici dell’estetica relazionale) definendo questa peculiare condizione del visitatore come “free but uncomfortable position that should lead to thinking about what is shown instead of believing it”.
Neïl Beloufa. Veduta della mostra “Digital Mourning”. Courtesy l’artista e Pirelli HangarBicocca, Milano Foto: Agostino Osio
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In questa strana haunted house infestata da voci e popolata da immagini passate e presenti, lo spazio fisico è contraddistinto da scenografie invecchiate che sembrano prelevate da Disneyland, sculture e bassorilievi misteriosi, parzialmente illuminate e dalla quali dipartono cavi elettrici che alludono a un reale o presunta funzione: cascami di una tecnologia insieme futuristica e obsoleta. E poi altri dispositivi tecnologicamente complessi dall’aspetto seducente che sembrano provenire da un’arcade room e che invitano il pubblico a una partecipazione diretta. Ecco che qui si avverte la più strana delle sensazioni che l’arte di Beloufa offre ai suoi visitatori: da un lato questo accumulo di hardware e di dispositivi richiama a una interazione fisica, videoludica, ma in questo contemporaneo già irrimediabilmente mutato dalla pandemia ogni azione fisica e contatto diretto con le varie interfacce sembrano già appartenere al passato, sostituite con la nuova segnaletica (indecifrabile all’occhio umano) dei QRcode seminati qua e là che permettono ai visitatori di immergersi in contenuti video non più lì, embeddati in quella apparente tecnologia stand alone, ma come link a file che appartengono già alla dimensione intangibile del cloud. Affascina e insieme deprime questo ammasso scenografico che richiama le strutture dell’intrattenimento, depositate nelle nostre memorie di turisti e visitatori in una sorta di archeologia del futuro, è quella che il critico e curatore Mihnea Mircan ha già definito, commentando una precedente mostra di Beloufa, la “logica dello smantellamento”.
Neïl Beloufa. Veduta della mostra “Digital Mourning”. Courtesy l’artista e Pirelli HangarBicocca, Milano. Foto: Agostino Osio
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Ma c’è molto di più: la mostra di Neïl Beloufa è prima di tutto uno straordinario dispositivo attraverso il quale mostrare e ripensare il formato video, creando un network specifico di visioni, affiancate e corali attorno al macrotema del controllo: le sue complesse logiche di potere e il suo fallimento. Come già era avvenuto nella precedente mostra dell’artista Trisha Baga che ha la stessa età di Beloufa e che inaugurò esattamente un anno fa nel medesimo spazio, la pratica video richiede parallelamente la sperimentazione dei materiali scultorei; due codici apparentemente distinti ma che invece sembrano fondamentali nelle pratiche degli autori di quella generazione.
La prossima primavera l’artista presenterà nel centro di Milano The Moral of the Story, progetto promosso da Fondazione Henraux e sarà composto da quattro installazioni inedite dell’artista esposte nell’anfiteatro dell’Apple Store in Piazza Liberty. Le sculture, prodotte da Henraux in marmo, saranno visibili sia durante il giorno che nelle ore serali.
Neïl Beloufa. La morale de l’histoire, 2019/2021 Veduta dell’installazione, Pirelli HangarBicocca, 2021
Courtesy l’artista, kamel mennour, Parigi/Londra, ZERO..., Milano e Pirelli HangarBicocca, Milano Foto: Agostino Osio
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A completare l’esperienza della mostra Digital Mourning, Pirelli Hangar Bicocca è partner per la realizzazione della prima monografia di Neïl Beloufa. Il catalogo, edito da After 8 Books di Parigi e pensato da Olivier Lebrun, sarà un corposo strumento di approfondimento per intendere tutti i molteplici aspetti della ricerca condotta in questi anni dall’artista, con saggi di Yilmaz Dziewior, Ruba Katrib, Jesse McKee, Guillaume Desanges, e Negar Azimi. In edizione bilingue inglese-francese, il volume verrà pubblicato nel corso della mostra in Pirelli HangarBicocca.
Neïl Beloufa, Digital Mourning
Curata da Roberta Tenconi
Dal 17 febbraio 2021, da mercoledì a venerdì, dalle 10.30 alle 20.30, fino a nuove disposizioni. Non è richiesta la prenotazione se la situazione sanitaria lo consentirà.
Per aggiornamenti:https://pirellihangarbicocca.org
Immagine in apertura: Neïl Beloufa. Veduta della mostra “Digital Mourning”. Courtesy l’artista e Pirelli HangarBicocca, Milano. Foto: Agostino Osio