Venezia 77: intervista con Emma Corrin
Sarà difficile, d’ora in poi, guardare Emma Corrin senza pensare al ruolo che le darà la consacrazione, Lady Diana in The Crown (dal 15 novembre
Emma Corrin a Venezia
© Jacopo Raule
Fresca di diploma a Cambridge, sfiora i 35 mila follower su Instagram e ha chiamato il suo cagnolino Spencer (sì, come il cognome da nubile di Lady Diana). Il destino ha in serbo grandi cose per lei, che intanto si gode gli ultimi due mesi di (quasi) totale anonimato.
Quanto l’ha aiutata il look iconico di Lady Diana per calarsi nella parte?
Credo che il viaggio di una donna si racconti anche attraverso la moda e Lady Diana ha incarnato l’eleganza in una serie di look cult che in The Crown sono stati ricreati. Alcuni parlano da sé, sono potenti. Quando la conosciamo, ancora giovanissima, si nota subito che non ha un particolare senso dello stile.
E poi?
E poi l’ingresso nella famiglia reale la fa crescere e diventare una donna che trova la sua voce e non ha paura di esprimerla.
Come si è preparata al ruolo?
Su Lady Diana si è detto tutto e il contrario di tutto, c’erano fin troppi libri, fin troppi documentari e fin troppi articoli di giornali. Quando ho iniziato a fare ricerche mi sono resa conto che la sua vita era sì di pubblico dominio, ma quelle scritte sul suo conto erano per la maggior parte speculazioni che non mi avrebbero aiutata.
Si è scoraggiata?
Al contrario, ho capito che mi sarei dovuta ancorare al copione e renderla umana, spogliandola delle dicerie e raccontandola come donna e non come leggenda.
Emma Corrin in The Crown 4
© Splashnews
Pensa che le donne nello show business abbiano finalmente trovato una voce?
Oggi sono al centro del cambiamento, per fare in modo di trovarsi nel posto in cui devono essere, al centro di una conversazione sociale innescata dal movimento femminista.
Qualcosa è cambiato?
A mio avviso i cambiamenti si cominciano a notare, per questo credo sia fondamentale usare le nostre vetrine come piattaforma condivisa della creatività al femminile.
Crede nella sorellanza?
Credo che la collaborazione tra donne sia cruciale, solo unendo le forze si può fare la differenza.
Quando, nella sua vita, le è sembrato di essere l’unico detentore del suo talento?
Al college, stavamo realizzando una pièce al corso di teatro ed ero affascinata dal racconto al femminile, perché non solo il materiale da mettere in scena era profondo ma noi riuscivamo sempre a sederci da qualche parte e confrontarci sulle cose importanti.
Com’è stato recepito lo spettacolo?
Il pubblico mi ha scritto a mano delle lettere di complimenti che ancora conservo. In quel momento ho capito il potere di una performance e il cambiamento che può generare nel mondo.
Al contrario, si è mai sentita impotente?
Ogni volta che mi viene riservato uno sguardo di troppo, non è un momento specifico, ma si tratta di constatare di non essere presa in considerazione solo perché donna. Non dico solo sul lavoro, ma nella vita in generale. Ecco perché sono grata oggi di avere una piattaforma su cui esprimermi per generare una coscienza collettiva sui temi dell’uguaglianza.