Chi è Marie-Laure Cérède, la designer degli iconici orologi Cartier

Una cosa sorprendente su Marie-Laure Cérède, direttrice creativa della maison Cartier, è che non indossa mai il suo orologio da polso impostato sull'ora giusta. “È una

dichiarazione creativa”, dice a Vogue. “Non voglio che il mio orologio Cartier mi dica l'ora. Il mio tempo è sempre pieno e questo è un oggetto di grazia e bellezza”. Le sue parole fanno eco a quelle dell'artista Andy Warhol, il quale - avvistato raramente senza il suo Cartier Tank - una volta disse: “Non indosso un orologio Tank per leggere l'ora. In realtà, non lo carico nemmeno mai. Porto un Tank perché è l'orologio da portare”. \

Gli orologi creati dalla maison che ha ben 174 anni ed è nata come una semplice gioielliera, adornano da tempo i polsi delle persone eleganti e influenti: dalla principessa Diana (Tank Solo) e Michelle Obama (Tank Française) a Dua Lipa e Bella Hadid (entrambe fan di Panthère de Cartier). E Cérède è incaricata di continuare a lavorare su quell'heritage, che risale al 1904 quando Louis Cartier creò per la prima volta un orologio con cinturino in pelle per l'aviatore brasiliano Alberto Santos-Dumont.

Alla fiera Watches and Wonders, tenutasi dal 7 al 13 aprile a Ginevra, Svizzera, Cartier ha presentato diversi nuovi design tra cui il SolarBeat Tank Must, particolarmente innovativo e dolorosamente chic (è il primo orologio a energia solare della maison), completo di cinturino in pelle non animale. Abbiamo incontrato Cérède su Zoom durante l'evento digitale di quest'anno per scoprire cosa la ispira.

Dua Lipa con un Panthère di Cartier

© Robert Kamau

Da cosa è nata la tua passione per l'orologeria e il design degli orologi?

“Mi piace l'orologeria perché ha una certa complessità. Devi esprimere la tua creatività ma ci sono dei vincoli tecnici: devi rispettare il movimento e i requisiti tecnici del materiale, il tutto mentre liberi il tuo modo di pensare. Trovo davvero interessante questa tensione tra savoir-faire e creazione”.

Il tuo primo Cartier? 

Appena entrai nella maison ci furono dei saldi per i dipendenti, il che rese il tutto molto più conveniente [?]. Comprai un Tank Divan, che ha una bellissima custodia orizzontale”.

Qual è l'aspetto più importante del tuo lavoro?

“Da un lato abbiamo il tesoro ineguagliabile dei nostri archivi e dall’altro dobbiamo costruire il vocabolario di domani. Cartier era un gioielliere prima di diventare un orologiaio, quindi dobbiamo realizzare orologi con la stessa audacia dei gioielli. Questa connessione con il passato, questa volontà di padroneggiare il patrimonio culturale per portarlo verso il futuro è molto importante”.

Michelle Obama

© The White House

Appunto, come fai a onorare l'eredità della maison mentre la guidi verso il prossimo capitolo?

“Guardare gli archivi e lasciarsi ispirare da essi fa parte della nostra vita quotidiana. Ma non ci fermiamo qui: ogni volta che lanciamo un’Icona - cioè una collezione che riunisce i design più duraturi di Cartier - guardiamo a come possiamo migliorarla, dai componenti tecnici fino agli standard di sostenibilità. Ad esempio, per il Tank Must abbiamo inserito un movimento fotovoltaico, un pannello che converte la luce solare in energia elettrica, e l'abbiamo dotato di un cinturino non in pelle.

“Per i nuovi modelli Cloche - di cui ce ne sono sei - abbiamo esaminato ogni versione che fosse mai stata realizzata da quando diventò un orologio da polso più di cento anni fa e abbiamo ruotato la sua cassa a campana di 90 gradi, in modo che possa essere appoggiata su un comodino o una scrivania. Abbiamo deciso di dotare alcune delle versioni di un movimento scheletrato con numeri romani”.

Che cosa fai per trovare l'ispirazione?

“Sono cresciuta in Gabon, nell’Africa centrale, quindi sono attratta dai colori della natura, in particolare da flora e fauna esotiche come la rosa di porcellana e le bouganville, nonché dalle gemme: pietre fini come la tormalina Paraiba con le sue sfumature blu neon, che mi ricorda una laguna, e la tormalina anguria.

“Amo i mobili e le decorazioni contemporanee per i loro materiali nobili e vivi, così come la lavorazione del legno, la pietra naturale e i tessuti fatti a mano. Vado spesso alle aste di mobili italiani e cerco pezzi di Tobia Scarpa, Gae Aulenti, Driade e Pulpo. E la filosofia centrale del wabi-sabi, “la bellezza sta nell’imperfezione”, risuona davvero in me.

“Anche la bella scrittura mi ispira. Ad esempio What I Loved di Siri Hustvedt [Sceptre, 2003], The Lovers di Alice Ferney [Atlantic, 2003], Sur les Chemins Noirs di Sylvain Tesson [Gallimard, 2016] e Disturbance di Philippe Lançon [Europa Editions, 2019].

“E l'arte contemporanea. Mi piacciono particolarmente le Gallerie Taglialatella, con i lavori di artisti del calibro di Kouka, Lucas Ribeyron e Ivan Messac”.

La principessa Diana ha al polso un Cartier Tank Solo

© Tim Graham

Cosa rende davvero eccezionale il design di un orologio?

“È facile creare qualcosa di bello. Ciò che non è facile è rimuovere tutti i dettagli decorativi e conservare solo l'essenziale. Dico sempre al mio team che una creazione di Cartier dovrebbe essere una firma scritta con un solo tratto. È tutta una questione di emozione”.

Hai qualche musa ispiratrice?

“Ho più passioni che muse. Pensare in termini di muse potrebbe limitare la mia creatività”.

Lavori per Cartier dal 2002, periodo in cui gli smartphone sono diventati parte integrante delle nostre vite: in che modo la tecnologia ha influito sul tuo lavoro?

“Oggi, la funzione di un orologio non è solo quella di indicare l'ora. Abbiamo così tante cose, ad esempio uno smartphone, come dici tu, che ci indicano l'ora. Quindi un orologio Cartier è un modo per affermare la tua identità estetica; è una dichiarazione di bellezza, espressione di sé e unicità piuttosto che semplicemente uno strumento per leggere l’ora”.

Il tuo lavoro ruota intorno al tempo: come gestisci il tuo in modo efficace e come trovi un sano equilibrio tra lavoro e vita?

“Anche se sono madre di tre bambini, non ho problemi di equilibrio tra lavoro e vita privata perché il mio lavoro è una passione e parte di me stessa. È abbastanza naturale per i miei figli vedermi come una madre e una persona creativa, è una cosa abbastanza fluida. Le persone creative pensano sempre alla creazione, non c'è un momento per creare e un momento per non creare. A volte vedi qualcosa in un momento personale e ti si forma una nuova idea”.

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