Moda sostenibile ed etica: Isa Boulder

Moda sostenibileed etica: Isa Boulder è l'etichetta balinese che sostiene l’artigianato locale

Cecilia Basari, originaria di Jakarta, è una delle due menti che si celano dietro Isa Boulder: dopo il suo

diploma alla Central Saint Martins di Londra si è trasferita a Bali dove, grazie a un’amicizia in comune, ha conosciuto Yuli Suri, veterana nella produzione di abbigliamento locale, diventandone socia. Yuli, originaria di Java, proviene invece da una precedente esperienza  per un grande marchio di costumi: è stata infatti sua l’idea di partire proprio dal mare. Un’idea, questa, che si mette in mostra definendosi goffamente sexy e svela l’intento di ribaltare il convenzionale. Abbattere gli sguardi maschili che puntano a giochi di associazioni retoriche e categorie spicciole insite in retaggi culturali âgée è il fine che attraversa il ribaltamento sartoriale messo in atto. Ciò che non è notoriamente ammiccante viene proposto come invito all’autodeterminazione e come contraddittorio al patriarcato: essere sexy è un affare personale. “Ci piace che le ragazze modifichino i pezzi come preferiscono, creando combinazioni di colori - anche le più assurde - e non abbinino, per esempio, ibikini

Tutti i capi di Isa Boulder sono, con orgoglio, realizzati a Bali dove ha sede la casa di produzione e dove un piccolo gruppo di artigiane locali modifica, taglia e cuce, uno a uno, attraverso mezzi etici e sostenibili e con tintura e stampa tradizionali, prodotti di alta qualità. È stata la ricerca della sostenibilità ambientale a catalizzare l'espansione verso la maglieria per l'ultima collezione del brand: "Abbiamo sempre voluto esplorare lamaglieriaperché l'idea di ridurre al minimo gli sprechi di tessuto è molto allettante”. Estetica sovversiva, belle imperfezioni date dal fatto a mano e fascino Wabi-sabi dove campeggiano spezzati ispirati alla lingerie, reggiseno trompe l’oeil, giarrettiera uncinetto e calze all in one. L’ansia di superare le aspettative e le pressioni della società si traduce in quella che il duo battezza angoscia femminile che, in questo caso, strozzando il passo all’infelicità, trascende l’ideale imposto grazie alla fiducia in sé.

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