Addio Alber Elbaz, il designer è morto a Parigi

Era uno dei più geniali creativi della sua generazione. Alber Elbaz è morto a Parigi il 25 aprile 2021, a 59 anni. Nato a Casablanca e

cresciuto in Israele, per 14 anni aveva guidato la maison Lanvin (da cui si era separato nell’ottobre 2015). Lo scorso gennaio aveva lanciato AZ Factory, sua ultima avventura nel campo della moda, dopo una lunga pausa.

Parlando della startup AZ Factory, nata da una joint venture con il gruppo Richemont, Elbaz non aveva voluto definirla “ritorno sulla scena della moda”: “Questo progetto non riguarda me, la mia persona, ed è questo è il motivo per cui non porta il mio nome. È una fabbrica di produttori, couturier, direttori creativi, creatori di immagini". 

Alber Elbaz, che l'anno scorso si era riaffacciato nel fashion system con una capsule collection per Tod's, oltre ad aver tenuto per 14 anni le redini di Lanvin (2001-2015) scrivendo alcune delle pagine più memorabili della maison, compresa la collaborazione con H&M, ha collezionato nel suo curriculum collaborazioni con maison internazionali come Acne Studios, Guy Laroche e Saint Laurent, di cui fu direttore creativo per sole 3 stagioni nel 1998.

Alber Elbaz nel 2019

© Stephane Cardinale - Corbis

Il fondatore e presidente di Richemont Johann Rupert lo ricorda così: “Era un uomo di eccezionale calore e talento, e la sua visione singolare, il senso della bellezza e l'empatia lasciano un ricordo indelebile. È stato un grande privilegio vedere Alber nel suo ultimo impegno, mentre lavorava per realizzare il suo sogno di 'moda intelligente che si prende cura'. La sua visione inclusiva della moda ha fatto sentire le donne belle e a proprio agio fondendo il savoir faire con la tecnologia".

Nel 2017, Elbaz aveva spiegato la sua visione della moda a Francesco Bonami, in una intervista per il numero di luglio di quell'anno di Vogue Italia: “Cerco risposte che mi possano fare pensare alla moda attraverso la tecnologia. E non intendo certo abiti con sensori che ti dicano quando hai freddo, fame o paura. Alla tecnologia chiedo piuttosto se è possibile creare un tessuto con le stesse tonalità che troviamo oggi sullo schermo di un computer, scoprire nuovi colori impensabili, nuove forme. Ma c’è un’altra cosa che la moda usa poco, oltre alla tecnologia: il senso dell’umorismo. Non tanto il saper ridere di se stessa, quanto l’essere capace di far sorridere un po’ gli altri”. Lui invece sapeva ridere, e con Vogue aveva voluto condividere 11 pillole di saggezza, come questa: "Le capsule vanno bene per gli antibiotici, non per le collezioni. AZ Factory non fa collezioni e io non farò mai capsule – preferisco parlare di storie” 
Di certo la sua vita è stata una bella storia.

Foto in apertura @Scandebergs

Related Articles