Chanel N°5: intervista a Olivier Polge naso della Maison

Per qualcuno l’incontro con il mondo delle fragranze è stata una passione improvvisa, per altri un
lento innamoramento. Per Olivier Polge, 47 anni, il profumo è

una storia di famiglia. Aveva solo
quattro anni quando suo padre Jacques divenne il naso di Chanel, lo stesso ruolo che nel 2013 è
passato nelle sue mani. Oggi spetta a lui il compito di rinnovare la magia del marchio con nuove
fragranze, ma anche quello di preservare una tradizione cominciata nel 1921 con la creazione del
primo profumo voluto da Mademoiselle, l’intramontabile Chanel N° 5 che quest’anno festeggia un
secolo di successi. In una chiacchierata che sfiora emozioni e ricordi, il parfumeur créateur di
Chanel ci racconta la sua visione del profumo più famoso del mondo. 

Olivier Polge

Nell’ultimo secolo il mondo è cambiato. Eppure, la fragranza creata da Gabrielle nel 1921 resta ancora una delle più desiderate al mondo. Qual è il segreto di Chanel N°5? 

In realtà, io credo che il segreto sia più di uno. Come diceva Gabrielle Chanel, “la moda passa, lo
stile resta” e il N° 5, che era così straordinariamente nuovo per l’epoca, esprimeva con precisione il suo stile. Lei aveva chiesto una fragranza artificiale, costruita come un abito d’alta moda. E il N° 5 ha una costruzione così complessa da permettere a tutti di trovare tra le sue note qualcosa di assolutamente personale, instaurando una relazione unica tra il profumo e chi lo usa. Ogni donna lo interpreta in un modo differente. Così, nel tempo, sono state create diverse declinazioni, perché il profumo cambia anche in base a come lo si usa. Per il Parfum bastano due gocce dietro l’orecchio, ma chi ama immergersi in una nuvola può scegliere una formulazione come Chanel L’Eau, una versione più leggera che ha contribuito a mantenerlo moderno.

Chanel N°5


Coco Chanel chiese al profumiere Ernest Beaux di creare una fragranza elaborata. L’idea di mescolare più sentori era all’avanguardia per l’epoca, così come l’uso delle aldeidi, un
composto chimico artificiale che rappresentava una novità per la profumeria. Cosa rende così
inconfondibile Chanel N°5?

Le materie prime fondamentali sono il gelsomino, la rosa e l’ylang ylang. Ma la particolarità del
profumo, quella che lo rese subito così speciale, sta nel fatto che non si riconoscono separatamente. All’epoca si usava profumarsi con una nota floreale unica o mescolandone al massimo due o tre. Una composizione così complessa era una novità assoluta e divenne l’elemento principale attorno al quale ruotava il profumo. Le aldeidi, poi, gli diedero quel tocco misterioso che non si riesce a decifrare. 

Il gelsomino di Grasse - coltivato dalla famiglia Mul - utilizzato per Chanel N°5

La rosa di Grasse - coltivata dalla famiglia Mul - utilizzata per Chanel N°5

Ernest Beaux mise insieme 80 ingredienti per creare il profumo che Mademoiselle desiderava.
È un procedimento complicato come sembra?

Si, certamente. L’artigianalità del profumo è molto complessa. Nel suo caso, poi, a rendere le cose ancora più difficili fu la scelta di usare alcuni degli ingredienti più complessi che esistono. I fiori che Beaux selezionò per creare questa fragranza hanno molte sfaccettature. Certamente fu un equilibrio difficile da mettere a punto, ma le aldeidi lo aiutarono a trovare quella nota di freschezza che aggiunse all’insieme complessità e ricchezza. L’idea che mi sono fatto è che Beaux abbia creato per prima cosa la base del profumo e che le aldeidi siano state aggiunte soltanto alla fine. Era una composizione talmente ricca che aveva bisogno di una spinta di freschezza. Esattamente quella che riuscì a ottenere con l’aggiunta delle aldeidi.

Un concentrato di rosa necessario per la creazione di Chanel N°5

La formula di Chanel N°5 di oggi è ancora quella originale? 

Possiamo dire che è quasi la stessa. Abbiamo fatto in modo che rimanesse più vicina possibile
all’originale, ma qualche modifica si è resa necessaria dal punto di vista della lavorazione. Per
esempio, gli oli di agrumi che adoperiamo oggi sono filtrati. Abbiamo dovuto fare qualche
cambiamento anche dal punto di vista della provenienza delle materie prime, come nel caso del
legno di sandalo. All’epoca veniva dall’India, ora invece proviene dalla Nuova Caledonia. 

Eau de Parfum, Eau de Toilette, Extrait. In quale di queste versioni ritroviamo oggi la
formula del 1921?

Tra le diverse declinazioni che abbiamo messo a punto nel tempo, la formula più fedele all’originale oggi si ritrova nella versione di Chanel N° 5 l’Extrait, la più concentrata. 

Per preservare la qualità originale, la Maison Chanel ha siglato una collaborazione con il
migliorproduttore di fiori di Grasse, la famiglia Mul. Quanto contano le materie prime in un
profumo come Chanel N°5?

Moltissimo, senza dubbio. Se si mette a confronto del gelsomino cresciuto in Egitto con quello
coltivato in Francia, per esempio, si avverte immediatamente che il profumo non è lo stesso. Il
suolo in cui cresce una pianta la rende diversa, modifica l’aspetto esteriore ma anche la fragranza
dei fiori. Questa è la ragione per cui preserviamo con grande cura l’origine delle materie prime,
mantenendo più che possiamo quelle originali. 

Il gelsomino coltivato dalla famiglia Mul a Grasse

I profumi rispecchiano in qualche modo la cultura olfattiva di ogni Paese. Penso agli orientali,
o ai cipriati. Eppure ci sono fragranze che hanno un successo planetario. Esistono degli
"odori" che piacciono a tutti?

Difficile rispondere. Ma direi di no, non penso ci siano ricette segrete per un profumo dal successo
universale. Oggi esistono cinque declinazioni di Chanel N° 5. Oltre all’Extrait che riprende esattamente la formula del 1921, ci sono l’Eau de Toilette messo a punto da Ernest Beaux nel 1924, l’Eau de Parfum creato nel 1986 da suo padre Jacques, l’Eau Première nata 22 anni più tardi.

Nel 2016 lei ha anche reinventato la leggenda, riformulando il N° 5 per mettere a punto
Chanel N° 5 L’Eau. Come è nata questa creazione?

Olivier Polge nel laboratoire Parfums di Grasse

In ognuna di queste declinazioni si ritrovano gli stessi elementi fondamentali, riconoscibili in tutte le varianti. Io sono partito dalla quintessenza della combinazione originale delle materie prime per esplorare nuove formule più ariose, che esprimessero maggiore fluidità. L’idea era quella di creare qualcosa di più casual. Mantenendo, però, la combinazione inconfondibile tra una decina di ingredienti che rendono immediatamente riconoscibile il sentore del N° 5: la rosa, il gelsomino, un tocco di sandalo e vaniglia, l’ylang ylang. Partendo da qui, ho giocato con le proporzioni per spingere una nota piuttosto che l’altra. Ma ho anche sperimentato le nuove tecniche di estrazione che permettono di creare combinazioni inedite, pur mantenendo una forte identità. Esiste sempre una parte di ricerca per chi fa il mio mestiere: puoi creare nuovi profumi nel momento in cui hai nuove materie prime. Oggi abbiamo a disposizione materie prime che non esistevano al tempo di Ernest Beaux ma che combaciano perfettamente con l’anima del N° 5.

Da quando lavora per Chanel ha realizzato diverse fragranze per la maison, da Gabrielle al
nuovoLe Lionper la collezione Les Exclusifs. Quale profumo userebbe oggi Gabrielle
Chanel? 

Sono sicuro che amerebbe testare profumi che non aveva mai annusato, ma la associo così tanto al N° 5 che non riesco a immaginarla con nessun altro profumo. Chanel N° 5 è ancora al centro dell’estetica del mondo Chanel. 

La linearità dei flaconi, la purezza dell’immagine, la personalità delle testimonial. Detta legge anche dal punto di vista olfattivo? 

Certamente è il cuore della nostra firma e ancora oggi racconta molto di noi. Ma non è una
questione legata agli ingredienti. Non si tratta di usare il gelsomino o altre essenze, non è questo che rende inconfondibile un profumo Chanel. Lo spirito delle nuove fragranze Chanel che ho creato ha più a che fare con la straordinaria complessità che caratterizza Chanel N° 5. Per questo le mie creazioni non ruotano mai intorno a un unico elemento, ma sono sempre una combinazione di diversi ingredienti. L’altro aspetto particolare dei profumi Chanel è che non fanno mai riferimento a qualcosa di figurativo, cerchiamo sempre di rimanere “astratti”.

Chanel N°5 e il suo flacone

Il termine astratto rimanda immediatamente al mondo dell’arte. Lei ha studiato storia
dell’arte ed è un appassionato di musica. Un creatore di profumi è più simile a un pittore o a
un musicista?

È un mestiere che si avvicina moltissimo alla musica. Alla fine, un profumo è qualcosa di
completamente immateriale che lavora in modo profondo con l’immaginazione, esattamente come la musica. I suoni fluttuano, proprio come le fragranze. Anche dal punto di vista del vocabolario, in profumeria ci sono molti termini che richiamano il mondo della musica. Parliamo spesso di note, di accordi. Il profumo racchiude qualcosa di istintivo che paragonerei sicuramente alla musica. 

Gabrielle Chanel diceva che il profumo è il prolungamento di un abito, un vestito invisibile.
Lei come definirebbe il profumo? 

Mi piace molto il paragone di Gabrielle Chanel tra il profumo e la moda. Sono entrambi espressioni
di creatività. Chanel è stata la prima a capire che uno stilista poteva esprimersi anche in un modo
diverso, andando oltre gli abiti. Nello stesso modo con cui costruisci il tuo stile ed esprimi la tua
personalità con il modo in cui ti vesti, il mondo in cui ti muovi o parli, anche il sentore che scegli
riesce a raccontare di te con la stessa forza. Esattamente come fece lei, raccontando sé stessa con un profumo.

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