1. «Per una sorta di miracolo, opera nella moda con le stesse regole che si credeva valessero solo per i pittori, i musicisti e i poeti»,
2. La quintessenza del profumo originale oggi si ritrova nell’Extrait che riprende esattamente la formula del 1921, con il suo bouquet fiorito deliziosamente cipriato. Tre anni dopo, Ernest Beaux mise a punto l’Eau de Toilette. Nel 1986 fu il nuovo naso della maison, Jacques Polge, a creare l’Eau de Parfum. Ventidue anni più tardi riuscì a infondere una ventata di novità con l’Eau Première. Nel 2016, il testimone è passato a suo figlio Olivier Polge che ha reinventato la leggenda con N°5 L’Eau. «La sfida era creare una versione contemporanea del N°5 senza perdere nulla del suo carattere e del suo mistero. L’idea di partenza è stata quella di introdurre tra le note qualcosa di più fresco e vibrante, mantenendo però quella decina di ingredienti che rendono immediatamente riconoscibile il sentore del N°5. La rosa, il gelsomino, un tocco di sandalo e vaniglia, l’ylang ylang».
3. Dietro la nascita di un profumo così seducente non poteva che esserci una storia romantica. Un idillio nato nell’atmosfera della Venezia dei primi anni Venti, capitale di un glamour fatto di feste in maschera e nobiltà decaduta, dove si incontravano stranieri affascinanti come il granduca russo Dimitri Pavlovic, cugino dello zar Nicola II. Gabrielle perse la testa per quest’uomo molto più giovane di lei, intrecciando una relazione durata poco meno di un anno, a cavallo del fatale 1921. Il loro idillio è appena cominciato quando trascorrono una romantica vacanza a Grasse, dove Dimitri le presenta Ernest Beaux. Il profumiere degli zar era fuggito da San Pietroburgo e aveva trovato rifugio nella capitale mondiale della profumeria. Lì nasce l’idea di creare un sillage per Chanel.
4. Alla corte dei Romanov, Ernest Beaux aveva creato per la zarina di Russia una fragranza leggendaria chiamata Le Bouquet de Catherine, in onore di Caterina la Grande. Si dice fosse molto simile alla formula che il profumiere mise a punto per il N°5.
La cover del libro “Chanel N°5. Il Profumo del Secolo” di Chiara Pasqualetti Johnson, autrice di questo articolo, che ha dato alle stampe anche “Coco Chanel. La Rivoluzione dello Stile”.
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5. La sera di capodanno del 1920 Gabrielle Chanel riunì una trentina di amici. Tra loro c’erano Pablo Picasso, Jean Cocteau, Igor Stravinsky, Éric Satie e tanti altri esponenti delle avanguardie artistiche di Parigi. Una miscela esplosiva, destinata a lasciare un segno di lì a poco anche sull’audace modernità del N°5, rivoluzionario come un’opera d’arte astratta.
6. “Un profumo da donna, che sa di donna”. Ecco che cosa aveva in mente Gabrielle Chanel quando immaginava la sua prima fragranza. «Non voglio nessun olezzo di rose o mughetto», aveva precisato durante le ore trascorse con Ernest Beaux. «Costerà moltissimo», la avvisò lui. «Non importa, voglio un profumo elaborato», rispose lei.
7. Dal 1921 a oggi, sono solo quattro i profumieri che si sono succeduti in casa Chanel: Ernest Beaux, Henri Robert, Jacques Polge e suo figlio Olivier Polge.
8. È uscito da poco per White Star Edizioni Chanel N°5. Il profumo del secolo di Chiara Pasqualetti Johnson, autrice di questo articolo. La storia del profumo più famoso del mondo in un nuovo volume illustrato da rare foto d’epoca e immagini leggendarie, dagli scatti con Marilyn Monroe alle serigrafie di Andy Warhol, alle più celebri campagne pubblicitarie.
Alcuni frame del video “Inside Chanel N°5, 100 anni di celebrità”, nel quale si ripercorre la storia della fragranza.
9. Nel 1913 Chanel crea una linea di abiti sportivi, ispirati a uno stile che, pur non chiamandosi ancora sportswear, ne anticipa la tendenza. «Ho inventato l’abbigliamento sportivo per me stessa; non perché altre donne facessero sport, ma perché io ne facevo». Amazzone provetta, giocava a tennis e a golf e imparò a sciare sulle nevi di Sankt Moritz. Fu tra le prime a sfoggiare l’abbronzatura, trasformandola in un rivoluzionario emblema di glamour.
10. Il marchio con la doppia C incrociata apparve per la prima volta proprio sul profumo, alla base del tappo. Dal 1921 è il simbolo di Chanel. Con la sua austera semplicità, ricorda le decorazioni delle chiese romaniche che Gabrielle aveva sotto gli occhi da bambina, durante gli anni trascorsi tra le antiche mura dell’orfanotrofio di Aubazine.
11. Le istruzioni per l’uso di Chanel N°5? Le ha dettate Mademoiselle: «Una donna dovrebbe indossare il profumo ovunque le piacerebbe essere baciata». Quanto a lei, viveva immersa in una nuvola inebriante. Teneva sempre in tasca un fazzoletto impregnato con l’essenza del N°5 e i portieri dell’Hotel Ritz, dove tornava a dormire ogni sera, avevano ordine di spruzzarlo sulle scale prima del suo arrivo.
12. Innamorata della semplicità e del rigore, Coco impose al profumo un’etichetta minimale. Un rettangolo bianco sul quale spicca la scritta “N°5 Chanel Paris” in un austero carattere nero senza grazie, come quello usato dalle avanguardie moderniste. Ricorda la grafica dei papillons Dada, i volantini con brevi testi stampati su carta color crema, firmati da artisti come Tristan Tzara o Francis Picabia che, guarda caso, evoca proprio il numero 5 in un’opera intitolata Tickets, datata 1922.
Un collage con il ritratto di Gabrielle Chanel e tutti i protagonisti che hanno contribuito alla nascita dell’iconico profumo. Tra questi, Ernest Beaux e Caterina II di Russia.
13. Nel 1938 Gabrielle Chanel ospitò Salvador Dalí nella sua villa La Pausa per sei mesi, affinché potesse lavorare a un’esposizione di dipinti organizzata a New York per l’anno seguente. L’artista rese omaggio alla creazione più celebre dell’amica con l’opera The Essence of Dalí: una bottiglia con una silhouette che imita il profilo rettangolare di Chanel N°5, sulla quale tracciò un bel paio di baffi, ironici e dissacranti almeno quanto quelli che Duchamp aveva disegnato su un’altra icona, la Gioconda.
14. Chanel N°5 non venne messo subito in vendita. Gabrielle giocò con astuzia e decise di non esporre subito il flacone in vetrina. Lo fece scivolare nelle mani delle sue amiche più chic, contando su quel passaparola che si rivelò un potentissimo canale di promozione. Quando le signore tornavano nel suo negozio per chiedere altre bottigliette della meravigliosa fragranza, Chanel rispondeva con finto stupore che non aveva mai pensato di metterla in vendita e che si trattava soltanto di un souvenir, alimentando l’equazione infallibile tra desiderio e disponibilità. Nel momento stesso in cui venne finalmente esposto in vetrina, andò immediatamente a ruba tra l’élite europea dell’eleganza. Fino al 1924 apparve unicamente sugli scaffali delle boutique Chanel, dove veniva spruzzato a profusione avvolgendo in una nuvola odorosa gli abiti e finendo regolarmente sold-out nel giro di qualche giorno.
15. Esiste una rara edizione dei profumi Chanel con l’etichetta rossa. Oggetto di culto tra i collezionisti, questa piccola produzione includeva anche fragranze oggi scomparse, come Chanel N°1. Venne messa in commercio da Chanel nel 1941 e venduta esclusivamente nel negozio di rue Cambon per pochi anni, fino alla fine della guerra. Il rosso tornerà protagonista nel 2018, con il lancio di una versione limitata del flacone di Chanel N°5, la Red Edition, di un incandescente color rubino.
(continua)