Le analogie sono molte: l’interesse per più sfumate forme di spiritualità e misticismo, l’attrazione per le controculture, la ricerca di interiori percorsi di umanizzazione, la diffusione
Maglione in polyestere e cotone space-dye riciclati con scritta “No Problemo” intarsiata e trackpants di nylon con motivo shibori tie-dye. Tutto Aries (Ig: ariesarise).
«Siamo tutti aperti a credere in qualcosa di più grande di noi, a considerare ciò che è autentico, che ha un significato», spiega Diane Goldstein, vita nomade tra Parigi, l’India e Los Angeles, e una poetica intrisa di spirito di convivenza. Con il suo brand Monoki crea kimono secondo una rituale lavorazione artigianale che termina con la benedizione, all’alba e al tramonto, di uno sciamano. La lavorazione tie-dye, simbolo prima della controcultura hippy e più tardi di quella rave, è invece la cifra stilistica di Aries, brand londinese fondato da Sofia Prantera con il graphic artist Fergus Purcell –, un tempio come logo, il segno zodiacale di Purcell nel nome, e quasi 100mila followers su Ig. Crocevia di streetwear e high fashion, Aries mischia l’antica tecnica di tinteggiatura ai patterns “Magic eye” e a motivi tribali. Ma è anche fulcro creativo di una comunità di artisti con cui realizza collaborazioni, mostre e pubblicazioni a tema esoterico.
Si tratta di realtà liquide, che rifiutano una definizione precisa. Alcune hanno radici in una New Age di impronta californiana, che negli anni 70 ricercava forme di benessere individuale attraverso esperienze personali di spiritualità e di espansione della coscienza. Tra le più singolari, Advisory Board Crystals (ABC) di Remington Guest e Heather Haber. Il brand di Los Angeles integra wellness e fashion, e crea felpe e T-shirt con citazioni psichedeliche, richiami a una “eternal youth” ed enigmatiche stampe in vinile, che poi intarsia di charms e cristalli terapeutici.
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In apertura: sulla felpa di cotone, il logo di Aries (Ariete, in italiano) raffigura il profilo di un tempio.