Chanel: i 5 accessori più belli della collezione Cruise 2021 2022

Chanel presenta una selezione di accessori che raccontano il legame fra Gabrielle e Jean Cocteau

L'arte non è mai fine a se stessa, non si isola

nell'autoreferenzialità, ma è una rete di corrispondenze che dalla moda al cinema alla letteratura si richiama in citazioni infinite. Una poliedricità che la maison Chanel conosce e che fa sua sin dai primi passi in Rue Cambon, in quel salotto culturale mimetizzato da boutique di modisteria, fra un brindisi all'assenzio con Pierre Reverdry e un sorso di whiskey con Igor Stravinskij
Le cave di Les-Baux-de-Provence.

© Courtesy Chanel

Una scena tratta dal film Il Sangue di un Poeta di Jean Cocteau, 1932.

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Dei legami che hanno impresso un'orma sull'estetica Chanel, la bicromia in bianco e nero di Jean Cocteau appare come il polo speculare alle creazioni di Gabrielle, ne ricorda i colori saturi ma neutri, la linearità versatile dei tagli e lo spogliarsi dall'inutile, dal fronzolo: nella moda Chanel, si respira la medesima capacità dello scrittore e regista di destreggiarsi fra la concretezza del reale e la metafisica del sogno. A sua volta, Virginie Viard si inserisce in questa dialettica di immagini proponendo la sua interpretazione del rapporto Coco-Cocteau, e lo fa attraverso una collezione Cruise 2021 2022 che è pura evocazione. 

Il finale dello show Chanel Cruise 2021 2022.

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Jean Cocteau interpreta se stesso nel film Il Testamento di Orfeo, 1960.

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La morsa calcarea delle cave di Les-Baux-de-Provence, nelle Alpilles, è scenario mistico dello show e dell'opera summa di Cocteau, Il Testamento di Orfeo (1960); stelle a cinque punte fluorescenti dipinte sulla pietra sono omaggio agli sfondi rarefatti del film Il Sangue di un Poeta (1932). Nel dettaglio, la visione diventa percezione e il riferimento al corpus geniale di Cocteau si concretizza negli accessori della collezione. 

Il piercing sulla bocca

Le labbra delle modelle sono il centro gravitazionale attorno cui ruota l'assetto dei beauty look e della gioielleria, grazie alla presenza di un piercing di forza magnetica che attrae lo sguardo senza lasciare possibilità di distogliersi. Due le C, Coco Chanel, Coco Cocteau, in metallo bronzato e incastonate di luminosi cristalli, che definiscono l'allure marcatamente rock della collezione.

© Courtesy Chanel

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Insolitamente aggressivo per l'approccio più bonne mine della maison, il bijoux richiama la nascita del punk negli anni 60 - mentre a Parigi esistenzialisti dialogavano al Cafè de Flore, a Londra suonavano Vince Taylor and His Playboys, si indossavano pantaloni di pelle e si scopriva l'universo tintinnante delle borchie. Accompagnato da un trucco nero che incornicia gli occhi, l'accessorio ci riporta a Jean Cocteau e alla sua ossessione per la bocca: strumento primario della creazione artistica, è primadonna di una leggendaria scena del film Il Sangue d'un Poeta, dove prende vita sfuggendo i tentativi del protagonista di cancellarla da una statua.

Enrique Rivero ed Elizabeth Lee Miller nella scena della bocca vivente ne Il Sangue di un Poeta di Jean Cocteau, 1932.

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Il fiore d'ibisco come anello

Maestoso già al primo colpo d'occhio, il fiore d'ibisco diventa anello e trait-d'union suggestivo e poetico fra la botanica della couture Chanel e la cinematografia di Cocteau. Per Coco era la camelia, serie concentrica e immacolata di petali bianchi che incarnano l'eleganza dell'equilibrio; per Cocteau era l'ibisco, rosso sanguigno ed esotico, intensamente profumato e ideale da bere in un infuso, completo e poliedrico come l'arte. 

© Courtesy Chanel

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È nel Testamento di Orfeo che avviene la sua apparizione più celebre, quando Cocteau lo riceve in dono dal personaggio di Cégeste (Edouard Dermithe): "Cette fleur est faite de votre sang, elle épouse le syncopes de votre destin" ("questo fiore è fatto del vostro sangue, sposa le sincopi del vostro destino"). Nell’ultima scena del film, il fiore caduto a terra si tramuta nella carte d’identità di Cocteau. Oversize, con una patina brillante e smaltato nelle sfumature tenui del rosa, del bianco e del viola, il fiore di ibisco investe la gioielleria del ruolo magistrale di citazione. 

La scena del dono dell'ibisco ne Il Testamento di Orfeo.

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La borsa con frange d'ispirazione equestre

Gabrielle e il suo gusto per la libertà trovavano la completa realizzazione in pomeriggi di dressage sul dorso di Romantica;  Jean Cocteau e il suo rifiuto dei dogmi socio-culturali in favore di un estro senza limiti si condensano nel simbolo ribelle del cavallo. Il bestiario condiviso dagli illustri amici vede nei cavalli un ideale di potenza e forza, traslatosi per mademoiselle in stivali da cavallerizza e berretti e per Cocteau nella presenza fissa di destrieri nelle sue opere. 

© Courtesy Chanel

© Courtesy Chanel

Nella collezione Cruise, la reference si fa sottile e sagace, scegliendo le frange di una borsa a tracolla come sineddoche di una criniera. La pelle matelassé di una shopper cross-body si apre sul fondo in un'esplosione di lacci neri che conferiscono movimento all'insieme, con inserti di catena dorata che fungono da tocco prezioso. Non manca una certa pignoleria da cinefilo incallito, che torna subito al crine pettinato e quasi acconciato dei destrieri ne La Bella e La Bestia del 1946.

Josette Day sul set de La Bella e la Bestia.

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La cintura con bretelle a catena

Alla maison va il merito di aver tramutato la cintura in gioiello, svincolandola dal piatto compito di sostenere i pantaloni in favore di una qualità decorativa. Virginie Viard condensa l'utile e il dilettevole in un accessorio architettonico dove le meccaniche di bretelle e cinta diventano un unicum. Al classico nastro di pelle con fibbia a doppia C si uniscono ampie catene che cingono le spalle e attraversano il busto, armatura sintetizzata in due linee dorate che ben esprimono il concetto di femme courageuse

© Courtesy Chanel

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Un processo osmotico innescato da un solo sguardo: la vediamo in passerella e la desideriamo addosso, quasi allungando una mano per prenderla attraverso lo schermo. Una soluzione controtendenza, che priva totalmente la cintura della sua funzionalità lasciandone solo l'accezione di décor. Non volendo farsi mancare nulla, la parafrasi stilistica di Cocteau avviene anche in questo caso, riprendendo i complessi costumi de La Bella e la Bestia dove impalcature di perle sovrastavano corpetti e gonne barocche. 

La Bella e la Bestia di Jean Cocteau.

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La pochette giarrettiera 

L'attenzione sulle gambe è prerogativa della maison Chanel, che alle lunghezze pompose della Belle Époque predilige il taglio roaring al ginocchio degli anni 20. Coco è fra i primi couturier a proporre silhouette sgambate che scoprano caviglie e polpacci, osando di tanto in tanto con un'anteprima di coscia, una sfacciataggine che piace a Cocteau e ne stimola la vague irriverente.

© Courtesy Chanel

© Courtesy Chanel

Sono gli anni 20 quando il mood monegasco e croisière di Coco veste i ballerini de Le Train Bleu, opera teatrale di Jean Cocteau con musiche di Darius Milhaud - sono i primi shorts a salire su un palcoscenico. Raggiunta l'emancipazione, la sensualità si amplifica tramutando la lingerie in un accessorio da giorno, con una pochette giarrettiera che si indossa sulla coscia e che prevede il gesto tanto spontaneo quanto provocatorio di abbassarsi per prenderne il contenuto. Pelle nera, metallo dorato, catene e il sigillo in lettering della maison completano questo gioiello indiscreto, che scorge ma non racconta i segreti femminili.

I ballerini della compagnia Diaghilev Ballets Russes Lydia Sokolova, Anton Dolin, Bronislava Nijinska e Leon Woizikowsky durante una performance do Le Train Bleu di Jeac Cocteau con costumi creati da Coco Chanel, 1924.

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