Teatro online? Invitro.
Chiusure, riaperture, forse no, forse sì.
Il balletto che ha coinvolto il mondo culturale in questi ultimi (tanti) mesi sembra finalmente essersi risolto
Contingentati, ovviamente, giusto così.
Però chissà, resta un “forse” per un futuro che ormai non si dà più per scontato.
Poi resta dell’altro, molto più significativo, per lo meno in termini umani o di “resilienza”, parola di cui spesso si è abusato, (ma non perdiamone per questo il significato): alcune realtà hanno fatto rete per trovare soluzioni, e in tanti, dopo un iniziale e forse fisiologico blocco, hanno battuto nuove strade.
La cultura a questo ci abitua: a immaginare altro, l’infinito otre la siepe.
È questo il caso del neonato progetto Invitro, la stagione di teatro online, on demand.
In vitro, da definizione della Treccani, rimanda a “processi biologici che si fanno avvenire in laboratorio, dentro una provetta o in altro recipiente di vetro e, comunque, al di fuori dell’organismo vivente”.
Sicuramente il teatro, come il cinema, la musica, così come l’arte tutta, hanno pesi diversi se fruiti dal vivo o a distanza. Ma questo è un esperimento, e gli esperimenti derivano sempre da una ricerca e la ricerca presuppone scoperta ed evoluzione e l’evoluzione è strettamente connessa con la vita.
Perciò verrebbe da dedurre che si è “al di fuori dell’organismo vivente” solo in un primo momento.
Invitro è una piattaforma su cui è possibile, fino al 30 settembre per il momento, trovare sette spettacoli creati appositamente per il web, curati da altrettanti teatri lombardi: Teatro dell’Elfo, Teatro del Buratto, MTM Manifatture Teatrali Milanesi, Teatro Menotti, Teatro della Cooperativa, Teatro Magro di Mantova e Industria Scenica di Vimodrone.
Vero che ora (finalmente) è possibile tornare in sala, ma questo progetto si pone anche in un’altra ottica, quella della cooperazione innanzitutto tra diverse realtà e quella dell’esplorazione di nuove forme di fruizione.
Non poco significativo, poi, il fatto che ogni biglietto o abbonamento andrà in parte a sostenere una raccolta fondi a favore dei lavoratori dello spettacolo. Non certo una soluzione, ma un chiaro messaggio che, aggiungendosi ai tanti emersi in questi ultimi mesi, si spera possa smuovere decisioni politiche negli anni a venire.
“Un’occasione per ripensare il futuro”. Un tempo che, più che in altri periodi storici, va riconquistato e reimmaginato, come già era emerso in altre occasioni.
“Crediamo fortemente in questo progetto e stiamo lavorando affinché questa piattaforma evolva a tutti gli effetti in una prima sperimentazione di piattaforma digitale cooperativa.
Ogni teatro è stato lasciato libero di portare in scena uno spettacolo a sua scelta, senza un coordinamento artistico iniziale. Eppure, dopo aver visto tutti e 7 gli spettacoli, ci siamo accorti che è come se fosse stata data linea guida: esistono dei fili conduttori…dei contenuti e dei temi trasversali (bullismo, diritti delle donne, ndr) che attraversano e uniscono gli spettacoli tra loro, offrendo quindi agli utenti la possibilità di un percorso non solo artistico, ma anche culturale e sociale”.
Non resta che scoprire il programma e partecipare.