La donna alla finestra e i migliori thriller al femminile da vedere

Amy Adams, folle e in preda al terrore. È lei La donna alla finestra, il thriller psicologico ad alta tensione (tratto dal bestseller di Tracy Letts)

disponibile su Netflix. La pellicola, che sarebbe dovuta uscire nei cinema il 20 maggio del 2020, arriva direttamente online e promette di restare impressa a lungo nella nostra mente. Oltre alla protagonista, il cast vede anche la presenza di fuoriclasse assoluti come Gary Oldman e Julianne Moore, magistralmente diretti da un grande regista – pure lui una garanzia – come Joe Wright.

Dal forte sapore hitchcockiano (e non mancheranno i riferimenti al capolavoro La finestra sul cortile, 1954, con James Stewart e Grace Kelly), questo film pieno di angoscia e di visioni terrificanti è soltanto l’ultimo esempio di quel filone di pellicole che hanno come protagonista una donna in preda a disturbi mentali. Sconvolta dalla paura, posseduta da un demone, o vittima di un raptus omicida. Le femmine “folli” hanno invaso con successo anche la commedia (come dimenticare, nel 1994, la Kathleen Turnerne La signora ammazzatutti?), il grottesco (la Meryl Streep vista ne La morte ti fa bella di Robert Zemeckis, 1992), i DC Movies (su tutti, la faccia di Margot Robbie che interpreta la “fantasmagorica” Harley Quinn) e persino la Disney (è in arrivo la Crudelia di Emma Stone).

Ma, indubbiamente, è soprattutto grazie ai film che spaziano tra drammatico, thriller e horror che questi personaggi hanno lasciato un’impronta indelebile nel nostro immaginario. In attesa di un nuovo titolo appena annunciato che uscirà a settembre (The night house, con protagonista Rebecca Hall), sono tante le celebri attrici che hanno prestato il proprio volto alla fragilità mentale. Ve le ricordate? In questo viaggio nel tempo, dal presente al passato, ne abbiamo contate 20.

Amy Adams,La donna alla finestra(2021)

Pur non potendo svelare troppo, la sempre bravissima Amy Adams ne La donna alla finestra interpreta Anna Fox, una psicologa infantile costretta a stare nella sua casa di New York poiché soffre di agorafobia. Un giorno, dalla sua finestra, assiste ad un brutale omicidio che avviene nella casa di fronte, dove vive la nuova famiglia (che da tempo sta spiando). Da qui inizia un vortice di visioni e suspense in cui niente è come sembra e segreti passati verranno a galla. 

La donna alla finestra

© Melinda Sue Gordon

Robyn Nevin,Relic(2020)

Relic (letteralmente, Reliquia) è il pregevole horror d’esordio di Natalie Erika James, una regista che racconta la storia di tre generazioni di donne. Edna (una strepitosa Robyn Nevin) è un'anziana che vive da sola nella sua villa di campagna. Quando scompare inspiegabilmente, sua figlia (Emily Mortimer) e sua nipote (Bella Heathcote) la raggiungono. Lei ricompare, ma è molto strana, passa da momenti di pacatezza e spaventosi attacchi d’ira. Sempre più instabile e minacciosa, la vediamo letteralmente trasformarsi in un mostro. Simbolicamente è in realtà la rappresentazione della malattia mentale (Alzheimer o demenza senile) all’interno di una famiglia

Relic

Helen Mirren,La vedova Winchester(2018)

Un’attrice del calibro di Helen Mirren, vera e propria Signora del Cinema, interpreta magnificamente il ruolo oscuro de La vedova Winchester, il thriller psicologico diretto da Michael e Peter Spierig che si basa sulla vera storia di Sarah Winchester, l’ereditiera della celebre industria delle armi William Wirt Winchester. La donna, ossessionata e misteriosa, dopo la morte improvvisa del marito e della figlia, continua ad ampliare la sua enorme magione (costruita nel 1884) per ospitare gli “spiriti maligni” che le danno il tormento. Lo psichiatra Eric Price (Jason Clarke) capirà che però il suo piano non è poi così folle. Ogni nuova stanza nasce infatti per espiare il senso di colpa: una camera per ogni anima (arrabbiata) uccisa da quei fucili.

 La vedova Winchester

Dakota Johnson,Suspiria,e Toni ColetteHereditary(2018)

Sempre del 2018 sono due film in cui il confine tra follia e influenza malefica si fa labile. Suspiria, il remake diretto da Luca Guadagnino (che celebra comunque l’originale diretto da Dario Argento nel 1977), è un viaggio onirico che mescola paura e angoscia profonda. Dakota Johnson è la protagonista Susie, una ballerina americana che arriva a Berlino per entrare nella Compagnia di Danza Helena Markos. In realtà quello è un covo di streghe (le “Madri”), capeggiate da un’inquietante Tilda Swinton che veste i panni dalla coreografa Madame Blanc. Susie, che incarna il punto di vista dello spettatore, sembra quasi posseduta, ormai destinata – come successo ad alcune sue compagne – ad una fatale crisi di nervi (fino allo sconvolgente finale). 
Altrettanto cupo e incisivo è Hereditary – Le radici del male, un dramma famigliare che si trasforma in un horror operistico e sovrannaturale. Protagonista del film diretto da Ari Aster è Toni Colette, una madre incapace di agire, che sfoga la sua rabbia nell’arte (e nella costruzione di bambole) e che, dopo la morte traumatica della figlia, scivola in una pazzia distruttiva.

Suspiria

Marion Cotillard,Mal di pietre(2016)

Tratto dall’omonimo romanzo di Milena Agus, il film diretto da Nicole Garcia è un dramma psicologico ambientato negli anni ’50 che vanta una grande performance dell’attrice principale, Marion Cotillard. Il suo personaggio è una donna fortemente instabile, incapace di gestire i suoi desideri d’amore. Tacciata di essere pazza, accetta di sposare un uomo che non ama per non essere rinchiusa in manicomio. Per curare il “mal di pietre” (i calcoli renali), si reca sulle Alpi, in una clinica. Qui incontra un affascinante reduce rimasto ferito durante la guerra d’Indocina (Louis Garrell). Tra i due scoppia un amore appassionato e lei resterà incinta. Quell’uomo però è esistito solo nella sua (folle) immaginazione.

Mal di pietre 

Naomi Watts,Shut in(2016)

È una Naomi Watts profondamente turbata quella che vediamo in Shut in, il thriller-horror scritto da Christina Hodson e diretto da Farren Blackburn. L’attrice australiana interpreta una psicologa infantile che ha perso il marito, vittima di un incidente in auto che ha segnato per sempre anche la vita del suo figliastro, rimasto paralizzato e in stato vegetativo. La donna, che presta assistenza continua al suo ragazzo, riceve i suoi pazienti nella sua grande casa immersa nei boschi del Maine. Un giorno arriverà un paziente (Jacob Tremblay) che influirà sul corso degli eventi. La nostra Naomi è davvero pazza? O la verità è un’altra?

Shut in

Florence Pugh,Lady Macbeth(2016)

Inghilterra, 1865: nell’inquietante Lady Macbeth, il film d’esordio di William Oldroyd, la protagonista (al suo primo ruolo importante) è Florence Pugh che veste i panni della diciassettenne Katherine, una giovane donna costretta a un matrimonio senza amore con un uomo più grande. Soffocata dalle rigide norme sociali dell’epoca, inizia un’appassionata relazione clandestina con un giovane stalliere della sua servitù. Ma questa ossessione amorosa la spingerà in una spirale di violenza senza fine che svelerà il lato più oscuro della sua anima. 

Lady Macbeth 

Alba Rohrwacher,Hungry hearts(2014)

Tratto da Il bambino indaco di Marco Franzoso, il bellissimo Hungry hearts diretto da Saverio Costanzo (presentato alla 71esima Mostra di Venezia) è un intenso dramma psicologico che si avvale della performance superba della coppia protagonista formata da Adam Driver (premiato con la Coppa Volpi) e Alba Rohrwacher. Nel film, i due si amano e hanno un figlio, e sarà proprio il nuovo arrivato a rompere ogni equilibrio. La Rohrwacher interpreta infatti una mamma con gravi disturbi alimentari che scivolerà sempre più nel disagio mentale. Le sue crisi ossessive, legate all’assunzione del cibo, metteranno in pericolo la vita del bambino in un crescendo di tensione a angoscia davvero disturbante. Non è la prima volta che l’attrice italiana ha impersonato la malattia mentale: altrettanto indimenticabile e potente è infatti la sua prova, al fianco di Silvio Orlando, in Il papà di Giovanna, il cupo thriller diretto nel 2009 da Pupi Avati

Hungry hearts

Essie Davis,Babadook(2014)

Fortemente simbolico è Babadook, il meraviglioso horror diretto da Jennifer Kent ormai entrato tra i titoli cult del genere. Essie Davis è un mostro di bravura nella parte di una madre profondamente depressa per non aver elaborato il lutto per la perdita del marito avvenuta la sera stessa della nascita del figlio Samuel (che lei fatica ad amare), mentre i genitori andavano in ospedale per il parto. Nella pellicola la vediamo sopraffatta dalla presenza sinistra e maligna di “Babadook” e sempre più vittima di allucinazioni spaventose. In realtà quel mostro nero è il suo inconscio che riaffiora: la donna è infatti rimasta annientata da quel trauma che le ha sconvolto la vita. 

Babadook

Natalie Portman,Il cigno nero(2010)

Per questo film, nel 2011 Natalie Portman si è giustamente portata a casa un Oscar da Protagonista. Il cigno nero – senza dubbio uno dei più bei thriller psicologici di sempre – esplora la doppia personalità della ballerina protagonista, una ragazza soffocata dalla madre, dall’equilibrio psichico fragilissimo e dai comportamenti autolesionistici. Con il passare del tempo i suoi deliri saranno sempre più forti, a tal punto di essere posseduta (e uccisa) da quel “cigno nero” che doveva portare sul palcoscenico. Il film è stato diretto da Darren Aronofsky, che nel 2017 ha diretto un altro dramma a tinte horror, madre! Questa volta protagonista è Jennifer Lawrence, una donna che si troverà circondata da un’orda di “fan” malefici (incluso il suo compagno, Javier Bardem) che la porteranno ad un gesto estremo.

Il cigno nero

Dakota Fanning,Nascosto nel buio(2005)

Il titolo originale di Nascosto nel buio, del thriller diretto da John Polson, è “hide and seek” e si riferisce al gioco del nascondino, il preferito da Emily, la bambina protagonista del film interpretata da Dakota Fanning. La ragazzina è rimasta profondamente traumatizzata dal suicidio della madre e suo padre, lo psicologo David (Robert De Niro), non riesce a curarla. Emily, che gioca a nascondino con il suo amico immaginario “Charlie” è ormai scivolata in un abisso di follia e crudeltà. 

Nascosto nel buio

Halle Berry,Gothika(2003)

Mathieu Kassovitz, figlio d’arte del cineasta Peter, nel 2003 diresse Gothika, una pellicola carica di mistero che sfocia a gamba tesa nell’horror. Ancora una volta al centro della storia è una psichiatra che perde la testa e la memoria, Halle Berry. Un giorno, improvvisamente, la vediamo risvegliarsi in preda alla pazzia in una cella dell’ospedale in cui lavora. L’accusa? Aver brutalmente ucciso suo marito. Un gesto che ha compiuto sotto l’influenza dello spirito di una ragazza che in realtà era stata uccisa proprio dal suo uomo (che si scoprirà essere un killer seriale di donne). Nel cast ci sono anche Robert Downey Jr. e Penelope Cruz.

Gothika 

Isabelle Huppert,La pianista(2001)

Quando alla regia c’è un maestro (intellettuale) come Michael Haneke e davanti alla macchina da presa un’attrice straordinaria come Isabelle Huppert il risultato non può che essere indimenticabile. La pianista è un dramma che ci mostra una donna profondamente disturbata. Insegna pianoforte al Conservatorio di Vienna e, pur avendo superato i 40 anni, vive ancora con l’anziana e possessiva madre. Un giorno si infatua di un giovane allievo che farà emergere tutta la sua depravazione. Quando perde ulteriormente la testa, fa male agli altri e a se stessa (come si vede nel sanguinante finale). Per questo film (premiato con il Gran Prix della Giuria a Cannes), la Huppert ha vinto la Palma d’Oro come Miglior Attrice.

La pianista

Nicole Kidman,The others(2001)

I traumi del passato riaffiorano duramente anche in The others, il thriller-horror diretto da Alejandro Amenábar che gioca sul confine tra vita e morte. Ci troviamo sull’isola di Jersey nel 1945, la Seconda Guerra Mondiale è appena finita. Nicole Kidman è una donna sofferente che continua ad aspettare il ritorno dalla guerra del marito. Vive da sola in un'enorme casa con due figli che, per una grave malattia, non possono esporsi al sole. Le sue regole, rigidissime, devono essere rigorosamente rispettate anche dalla servitù. Quando la famiglia inizierà a sentire la presenza di alcuni spiriti, inizierà anche il viaggio nella follia della protagonista. In realtà il fantasma è lei, e lo sono anche i suoi figli (che lei ha ucciso, anche se lo ha rimosso). 

The others

Kathy Bates,Misery non deve morire(1990)

Il titolo – lo stesso del romanzo di Stephen King da cui è tratto – è l’ordine che una terrificante Kathy Bates intima al suo scrittore preferito (interpretato da James Caan) che per un incidente si ritrova ospite a casa sua. Lui è infatti il famoso autore di una serie di romanzi che hanno come protagonista il personaggio di Misery Chastain. Quando – incautamente! – le confessa che sta scrivendo il libro che concluderà la serie, la donna perderà il senno della ragione e arriverà a torturarlo in ogni modo. Un cult assoluto, firmato da un grande regista, Rob Reiner.

Misery non deve morire

Isabelle Adjani,Possession(1981)

Un’altra interpretazione premiata con la Palma d’Oro a Cannes è quella di Isabelle Adjani nel (maledetto e più volte censurato) Possession di Andrzej Żuławski. L’attrice francese, qui ai massimi livelli, veste i panni di una donna irregolare, in preda a veri e propri raptus di follia, che vive insieme ad una mostruosa creatura tentacolare. Scena manifesto del film (che affronta anche il tema del doppio) è l’agghiacciante sequenza che Isabelle Adjani girò in metropolitana.

Possession

Susannah York,Images(1972)

Quasi dieci anni prima il Festival di Cannes premiò un’altra attrice, Susannah York, per la sua performance in Images, il thriller psicologico diretto nel 1972 da Robert Altman, brillante esempio del suo cinema sperimentale. La York è una scrittrice in crisi che soffre di sdoppiamento di personalità (agghiacciante ogni volta che vede sé stessa) e di schizofrenia. Pur isolandosi nelle campagne irlandesi per ritrovare serenità ed ispirazione, il suo stato mentale peggiorerà soltanto. Quando la vediamo ridere, senza freni, per lo spettatore sono solo brividi.

Catherine Deneuve,Repulsion(1965)

Tra i più bei ritratti della follia femminile al cinema c’è sicuramente Repulsion, il primo film non polacco diretto dal maestro Roman Polanski. La storia, claustrofobica e soffocante, ci mostra una Catherine Deneuve completamente assente, psichicamente fragile, androfobica per un vecchio trauma. Dissociata, arriva ad uccidere gli uomini che cercano un contatto con lei. Vive nel degrado in un appartamento sudicio. È allo sbando e ha diverse allucinazioni. La foto che vediamo nella zoomata finale, che la ritrae da piccola, è da brividi. 

Repulsion

© ullstein bild Dtl.

Tippi Hedren,Marnie(1964)

Un trauma mai elaborato e superato è anche al centro di Marnie, la pellicola (tratto dall'omonimo romanzo di Winston Graham del 1961) diretta nel 1964 dal Re della suspense Alfred Hitchcock con protagonista Tippi Hedren, una delle più famose bionde hitchcockiane. Anche in questo caso la radice del difficile equilibrio psichico di Marnie ha origine antica. La bambina che ha subito violenza coesiste nella sua anima e nell’angosciante finale riemergerà. Al suo fianco un grande Sean Connery.

Marnie

© Sunset Boulevard

Bette Davis,Che fine ha fatto Baby Jane? (1962)

Il nostro viaggio termine con Che fine ha fatto Baby Jane? il un thriller psicologico del 1962 diretto da Robert Aldrich e tratto dall’omonimo libro di Henry Farrell. Protagonista è una strepitosa Bette Davis, una donna psicolabile che con l’avanzare dell’età (e dei rimpianti per non aver avuto successo nel mondo dello spettacolo) diventa vittima di comportamenti narcisistici, ossessivi e maniacali. Due anni dopo uscì una sorta di sequel, Piano piano…dolce Carlotta. Negli occhi della Davies la stessa follia.

Che fine ha fatto Baby Jane?

© Keystone

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