Come capire se stai soffrendo di "languishing" e come reagire

Come vi sentite? Tristi? Esausti? State semplicemente tirando avanti? Ebbene, non siete soli. Dopo mesi di monotonia da lockdown e tedio, non sorprende il fatto che

molti di noi si sentano senza scopo e piuttosto svuotati. Infatti, in un articolo recente pubblicato su The New York Times, lo psicologo Adam Grant ha identificato che cos’è questa particolare sensazione legata alla pandemia: il languishing (languire)

Coniato per la prima volta dal sociologo Corey Keyes nel 2002, il languishing è uno stato di vuoto e stagnazione che rappresenta una “vita di tranquilla disperazione”. Viene spesso definito in contrasto al flourishing (prosperità), termine che si riferisce ai livelli più elevati di benessere, all’esperienza di emozioni positive, alla speranza per il futuro e alla sensazione di crescita personale.

Come scrive Grant, soffrire di languishing non è equiparabile ad avere una malattia mentale, ma piuttosto indica che, chi ne soffre, mostra pochi segni di una patologia mentale, ma presenta livelli più bassi di benessere. Perciò, proprio come per un dolore sordo, se lasciato incustodito, potrebbe svilupparsi in problemi più gravi. Ad esempio, ricerche dimostrano che gli operatori sanitari in Italia affetti dal languishing hanno una probabilità tre volte maggiore di sviluppare disturbi da stress post-traumatico (DSPT) a causa del Covid-19.

Con un futuro ancora molto incerto, l’idea di ‘rifiorire’ sembra abbastanza inverosimile, ma, per fortuna, esistono modi per affrontare il languishing. Il neuroscienziato cognitivo, il dottor Christian Jarrett, illustra a Vogue come affrontare questa condizione.

Come definirebbe il termine languishing?

“Il languishing è in parte definito dalla mancanza di emozioni positive, come la gioia, l’orgoglio e la speranza. Sappiamo bene come le emozioni positive siano vitali per la nostra salute mentale e fisica, perciò se il nostro languire si prolunga, probabilmente siamo a maggior rischio di contrarre, in futuro, problemi mentali e fisici come la depressione e condizioni di salute legate allo stress. Potrebbe renderci meno inclini a socializzare e provare nuove attività, che non faranno altro che aggravare ulteriormente il problema.”

Chi è più incline al languishing?

“Può colpire chiunque, ma se ci sentiamo isolati da un punto di vista sociale, se abbiamo provato dolore o perso il lavoro e i nostri piani sono stati continuamente colpiti, allora potremmo essere più inclini al languishing. Per il nostro benessere mentale è fondamentale avere un certo controllo sulle nostre vite. Abbiamo anche bisogno di contatto umano. Senza quel senso di controllo e contatto, siamo destinati a languire, anche se siamo riusciti ad evitare di entrare in depressione.”

Perché il languishing è un’esperienza emotiva così comune al momento?

“Cattura un sentimento comune riguardante l’impatto che la pandemia ha avuto su di noi: sappiamo di non essere depressi, nel vero senso del termine, ma allo stesso tempo non siamo in grado di goderci la vita e fatichiamo a sentirci ottimisti sul futuro. È un termine pulito che descrive quella via di mezzo tra avere un problema mentale diagnosticabile ed essere sani di mente ed energici.”

Se crediamo di trovarci (o i nostri cari dovessero trovarsi) in uno stato di languishing, quali sono i sintomi a cui fare attenzione?

“Se ci rendiamo conto che è passato un po’ di tempo dall’ultima volta che abbiamo riso o provato gioia, se evitiamo il contatto sociale e troviamo difficile fare progetti per il futuro, allora potremmo trovarci in uno stato di languishing.

“Chiediamo ai nostri amici e parenti se ‘siamo noi stessi’ ultimamente. Se dovessimo scivolare lentamente in uno stato di languore, potremmo non accorgercene, ma gli altri potrebbero notarlo. Facciamo attenzione anche ad amici e parenti, come ci sembrano?”

Selanguiamo, come possiamo aiutare noi stessi?

“Sforziamoci di riconnetterci il più possibile con la famiglia e gli amici (restrizioni da Covid-19 permettendo). Riscopriamo nuovi modi di provare gioia. Cerchiamo di inserire una routine nel nostro quotidiano per recuperare il controllo. Facciamo progetti e piani per il futuro, anche se non ne abbiamo voglia, e mettiamo in conto gli imprevisti preparando un piano B, laddove necessario.

“Ricordiamoci i nostri valori e cerchiamo eventuali aspetti positivi di questa ‘nuova normalità’. Diventiamo creativi: potrebbero esserci modi di vivere una vita piena di valori anche con le difficoltà e le restrizioni della pandemia attualmente in corso. Proviamo ad essere gentili con noi stessi. Aiutiamo gli altri se possiamo. Una delle esperienze più gratificanti e significative nella vita è essere presenti per gli altri.”

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