Moda: amuleti e superstizioni da Tom Ford a Victoria Beckham

Amuleti e superstizioni, rituali e cristalli taumaturgici: i protagonisti della moda non disdegnano un approccio scaramantico al loro lavoro e alla loro vita personale. 

Sapevate che

il numero 17, temuto nella cultura occidentale, è un portafortuna perRiccardo Tisci? E avreste mai immaginato cheVictoria Beckhamcrede così tanto nel potere taumaturgico dei cristalli da disegnare abiti con speciali tasche per contenere ogni giorno cristalli specifici? AncheNaomi Campbell, neomamma, non si mette in viaggio se non ha con sé almeno un paio di cristalli. E avreste mai immaginato che, sul comodino,Tom Fordtiene una copia di un libro considerato un classico della letteratura spirituale? 

Se volete sapere quale è e volete conoscere tante curiosità legate agli amuleti e superstizioni degli stilisti e dei protagonisti della moda, ascoltate il podcast dedicato all'articolo di Samira Larouci pubblicato sul numero di maggio di Vogue Italia:

Marco Pesatori, l'esperto che ogni giorno firma l'oroscopo di Vogue Italia, ha raccontato sul numero di maggio, “the Astrology Issue” dedicato all'astrologia, alle stelle e allo zodiaco, le previsioni per tutti i segni per l'estate 2021 e per i mesi a venire. Ecco la voce dell'astrologo, che sullo stesso numero di Vogue Italia racconta anche tutti i segreti dello zodiaco, mentre racconta le previsioni segno per segno dell'oroscopo dell'estate 2021:

Ed ecco la versione in inglese dell'oroscopo con la voce di Antony St.George Bowden:

Perché Vogue Italia di maggio è dedicato agli oroscopi, allo zodiaco e alla capacità di sognare e immaginare il futuro? Lo spiega il direttore Emanuele Farneti nel suo editoriale “Gli occhi al cielo” che potete leggere qui

Ecco il podcast con la voce del direttore mentre racconta l'editoriale del numero di maggio:

Ed ecco la versione in inglese dell'editoriale:

Il 5 maggio Chanel N.5  ha festeggiato i suoi primi 100 anni. L'iconico profumo è l'esempio lampante del rapporto molto speciale tra Mademoiselle Chanel e la numerologia. Insieme a Chiara Pasqualetti Johnson, che ha da poco pubblicato il libro “Il profumo del secolo”, dedicato proprio a Chanel N.5, Vogue Italia prova a svelarvi curiosità e dettagli, alcuni molto noti, altri quasi sconosciuti, sulla fragranza e sulla sua creatrice, molto legata ai numeri. Un cinque dopo l’altro, ripercorreremo i motivi per cui Coco Chanel era così legata al 5 e alla numerologia in generale, tanto che altre fragranze celebri della maison portano il nome di altri numeri cari alla stilista: il 19, il 31, il 22, il 32. Non solo profumi: vi dice qualcosa il numero 2.55? Scoprite tutti i segreti dei numeri per Chanel in questo podcast:

There is no planet B è un claim ormai abbastanza famoso. Ed è stato coniato proprio da Ecoalf. Il founder Javier Goneyeche ci ha raccontato in questo podcast come questa campagna di comunicazione - che è in realtà un appello a cambiare il nostro modo di interpretare la sostenibilità -sia nata, insieme al suo impegno per l'ambiente, i progetti della fondazione da lui promossa per la salvaguardia degli oceani e la filosofia alla base della moda sostenibile.

Dell'Obiettivo 2 dell'Agenda 2030 - lotta alla fame -  per lo sviluppo sostenibile avevamo invece parlato con Michael Kors, che ha donato in 8 anni 20 milioni di pasti nelle scuole attraverso la campagna Watch Hunger Stop in collaborazione con il World Food Programme delle Nazioni Unite. Un'iniziativa straordinaria da parte del “Global Ambassador against hunger for the United Nations World Food Programme” che affronta contemporaneamente il problema della fame - si stima che nel mondo 1 persona su 9 non abbia accesso a una alimentazione sufficiente - e dell'educazione: l'esperienza nei 60 Paesi in cui il programma è attivo dimostra come la possibilità di accedere a un pasto convince le famiglie a permettere alle proprie figlie ad andare a scuola, instaurando un circolo virtuoso dall'impatto forte sulle comunità.

Ecco l'intervista a Michael Kors, con la voce di Paola Corazza:

Vogue Italia di marzo ha ospitato la conversazione esclusiva tra Daniel Roseberry e Jeremy O. Harris, due talenti “uniti da una sorta di affinità creativa” come scrive Luke Leitch nell'articolo pubblicato qui.

La conversazione di cui pubblichiamo l'audio integrale racconta la storia dell'amicizia dei due creativi e la loro crescita artistica che ha portato Daniel Roseberry a diventare direttore artistico della maison Schiaparelli e Jeremy O. Harris a firmare pièce teatrale come  Slave Play.

Ecco l'audio integrale che vede protagonisti Daniel Roseberry e Jeremy O. Harris in conversazione con Luke Leitch:

Ai cultori della Maison Schiaparelli interesserà anche la fiaba ispirata alla vita e alla carriera di Elsa Schiaparelli  firmata da Elena Favilli per il numero di Vogue Italia dedicato ai bambini del giugno scorso.

Ecco, in italiano con la voce dell'autrice, la fiaba raccontata dedicata a Elsa Schiaparelli:

Ed ecco la versione in inglese della fiaba in podcast, letta da Paola Corazza:

Sul numero di marzo di Vogue Italia è apparso anche il frutto di un incredibile progetto artistico che ha preso vita ad aprile scorso, grazie alla copertina bianca di Vogue Italia, Carta bianca.

Valentina Ciarallo, storica dell’arte e curatrice indipendente, specializzata in linguaggi del contemporaneo, ha coinvolto 49 artisti italiani chiedendo a ciascuno di loro di reinterpretare la copertina del giornale, ognuno secondo il proprio sentire. 

Ecco la voce della curatrice del progetto che spiega come l'idea è nata e come ha portato alla gallery di opere dedicate alla copertina bianca di Vogue Italia di aprile 2020:

Hunter Schafer, attivista transgender e attrice di Euphoria è la modella nuovo volto di Shiseido. In un'intervista con Samira Larouci per Vogue Italia, ha raccontato il suo amore per l'arte - in particolare per la pittura, che la aiuta ad esprimere i suoi sentimenti - e il suo rapporto con il make up, che per lei, fuori dal set, è soprattutto un gioco. Ecco l'intervista letta dalla voce di Susanna Macchia:

In tema di moda e sostenibilità, a dieci anni dal termine imposto dall'Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, e in modo particolare in un momento storico come quello che stiamo vivendo di crisi per il coronavirus, ci siamo chiesti che abiti e accessori popoleranno il guardaroba nel 2030. Partite con noi per un un viaggio, in cinque tappe, nella moda sostenibile che popolerà il nostro guardaroba nel 2030:

Lo street style nasce, in qualche modo, con lui: Scott Schuman che si definisce “fotografo e autore con una social media platform, The Sartorialist”, con cui nel 2005, dice, “ho iniziato a fotografare la gente di New York che trovavo avesse un look interessante e potesse esprimere un certo stile”.

Ne è passato di tempo (e ne sono passati, davanti al suo obiettivo, di look per le strade di tutto il mondo) e, causa pandemia di coronavirus, qualcuno si è spinto a dichiarare che lo street style sia morto, ucciso da questo periodo di joggers, tute e look a mezzo busto per le call su Zoom.

Non è d'accordo il re dello street style Scott Schuman, come racconta in questa intervista concessa a Michele Fossi per Vogue Italia.

Ecco l'intervista a Scott Schuman con le voci di Michele Fossi e Federico Fischetti:

Le sfilate di moda sono molto più che il momento in cui su una passerella sfilano i look con capi e accessori della prossima stagione. Lo spiega in un articolo uscito sul numero di febbraio di Vogue ItaliaClaudio Calò, che ripercorre, “dalle passeggiate al Bois de Boulogne d’inizio Novecento fino alle rappresentazioni media fluid e agli show in absentia del 2020”, la storia delle sfilate con la relativa, iconica ritualità.

Ecco la voce di Claudio Calò che racconta la storia delle sfilate di moda:

Sapevate che il signor Levi Strauss non ha mai indossato un paio di denim jeans, pur avendoli brevettati? E che ogni secondo nel mondo ne vengono vendute 60 paia? Che cosa rappresenta la data 20 maggio 1873 per i jeans? E come mai a Bing Crosby rischiò di vedersi negata una stanza di hotel? Vi siete mai chiesti che suono ha il denim? E come si può riconoscere un Levi's, un Lee e un Wrangler semplicemente guardando un pezzo di tessuto?

Ecco sei curiosità che forse non sapete sul mondo del denim e del jeans: due termini che, come scoprirete ascoltando il nostro podcast, non sono stati sempre sinonimi (e per i puristi non lo sono ancora).

Pietro Ruffo è l'artista romano che Maria Grazia Chiuri, direttrice artistica di Dior, ha chiamato a collaborare per la sfilata Dior Cruise 2021, che si è svolta lo scorso luglio per la prima volta in Italia, a Lecce. La Puglia è un luogo speciale per la direttrice artistica di Dior: suo padre era salentino e lei torna spesso in queste zone. Per svelarne la magia, Maria Grazia Chiuri ha chiamato l'artista che già nelle precedenti stagioni ha contribuito al racconto delle collezioni della maison. 

Nell'intervista di Marta Galli per Vogue Italia  l'artista ha raccontato il percorso che ha portato, in pieno lockdown, ai fiori e all'incanto della sfilata Dior Cruise 2021.

Ecco il podcast con le voci di Marta Galli e Pietro Ruffo:

Ancora in cerca di qualcosa di bello da ascoltare?

Ecco altri 10 podcast consigliati da ascoltare a casa.

Al link speaker.com/user/vogueitalia trovate tutti i podcast di Vogue Italia: ogni giovedì sveleremo altre tracce da ascoltare. Preparatevi a "un’esperienza sorprendente e immersiva nel mondo di Vogue Italia, che nella sua nuova formula ha scelto di usare anche le parole, e non solo l’immagine, per raccontare la magia della moda e dei suoi protagonisti", come ha spiegato in occasione del lancio del progetto il direttore Emanuele Farneti.

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