Arte contemporanea. Bruce Nauman a Venezia (fino al 9 gennaio 2022)
È tutta questione di equilibrio. A Venezia il sole splende, la Biennale Architettura accoglie i
Bruce Nauman. Contrapposto Studies
© Joseph Hu
Classe 1941, nato in Indiana e residente in un ranch fuori Santa Fe, in New Messico, già Leone d’oro alla Biennale del 2009, Nauman dagli anni Sessanta ad oggi esplora e sperimenta linguaggi diversi con predilezione per la videoart, la performance, la fotografia e la scultura. Occupa ora Punta della Dogana, in un’ampia esposizione curata da Carlos Basualdo e Caroline Bourgeois e ne trasforma lo spazio, presendando lavori storici ma anche diverse opere recenti e inedite, un paio delle quali realizzate durante la pandemia. Tempo di visita? Almeno un’ora, ma anche 3, dipende se avete piacere di seguire, minuto dopo minuto, i tanti video esposti.
Cominciamo dal primo, la monumentale installazione video in HDContrapposto Studies, I through VII, 20015/2016, recentemente acquisite dal Philadelphia Museum con Pinault Collection: Nauman qui riprende una sua performance della fine degli anni Sessanta (Walk in Contrapposto, in cui prova a camminare in linea retta con le mani intrecciate dietro la testa, in evidente tensione) e la riproduce di nuovo, nel suo studio. L’effetto è straniante: i video, scomposti in sette sezioni, numero non casuale ché Nauman è sensibilissimo alla proporzione ideale classica, moltiplicano i suoni e la percezione delle immagini, anche grazie alla grandezza della proiezione.
Bruce Nauman. Contrapposto Studies. L'installazione
© ©Marco Cappelletti
Il suo corpo, in t-shirt e jeans, e il suo (disordinatissimo) atelier nel ranch sono il cuore della sua ricerca: Nauman, novello Leon Battista Alberti, a Venezia porta il suo personalissimo Rinascimento e invita i visitatori a fare altrettanto. Pochissimi gli oggetti fisici presenti nelle grandi sale di Punta della Dogana: lo spazio espositivo della Pinault Collection presenta performance e innumerevoli video del ‘68 e ‘69 che mostrano il semplice atto del suo incedere, passo dopo passo, ripreso da Bruce Nauman da ogni angolazione possibile. Dove stiamo andando, oggi? pare chiedersi l’artista mentre presenta il suo mondoupside downe in bianco e nero. Procediamo nell’esposizione e saliamo al primo piano da cui si gode una vista imparagonabile sulla laguna: qui non c’è esposto nulla di materiale, ma una voce, insistente, instancabile, che ripete‘for children’, per i bambini. La guida ci dice che l’ispirazione è un ciclo di brani di melodie e canti popolari unghersi e slovacchi di Béla Bartòk, il cuore sussulta perché davanti a quelle vetrate che si affacciano su Venezia qualcuno ci ricorda ora ciò che davvero conta (i più piccoli, il gioco, l’educazione). Bartòk ispira un’altra opera notevole, del 2010: è la giga-intallazione video For beginners che riprende le 31 possibili combinazioni tra dito e pollice che si toccano, un alfabeto visivo ipnotico.
Si passa poi al lavoro forse più potente, il Contrapposto Split del 2017: bisogna vederlo con gli occhiali 3D e ancora una volta scorgiamo Nauman che cammina nel suo atelier in una doppia immagine combinata e scomposta, creando l’illusione che il busto si muova indipendentemente dalle gambe. Nauman non censura il suo corpo, visibilmente invecchiato: ci porta dentro – dopo mesi in cui, tutti, siamo stati in casa – al suo atelier, luogo di studio e di isolamento ma anche di creazione.
Lo ritroviamo anche nelle Nature Morte, una serie di mappature interattive realizzate nel 2020, che tramite Ipad permettono ai visitatori in mostra di sbirciare a piacimento dentro il suo spazio privato: curioso della tecnologia e abile nell’usarla, è stato lo stesso Nauman a mappare l’ambiente, tra una tazzina di caffè abbandonata, le foto dei suoi amati cavalli, modellini dei suoi lavori e cavi ovunque. Un disordine creativo che sconcerta e seduce. Lo fa anche Acoustic Wedge, la nuova installazione realizzata appositamente per Punta della Dogana: sono sottili muri grezzi in materiale isolante, fatti per camminarci dentro e spaesarsi, perché qui ogni possibile riverbero acustico si perde (così come l’equilibrio). Si esce da questa mostra, che è fisica e virtuale insieme, con una sensazione addosso di vertigine: pensata per essere esposta due anni fa, realizzata per espresso volere di Monsieur Pinault, riesce ad essere incredibilmente attuale.
Mette al centro il corpo, la sua frammentazione e il suo invecchiamento e poi lo spazio che occupa nel suo microcosmo: tutti, forse, stiamo provando a procedere dritti in equilibrio, mani dietro la testa; tutti, forse, ci stiamo sentendo in questo momento uno, nessuno e centomila, frammentati persino nei nostri luoghi più cari e familiari, persino nella nostra confort-zone. Fuori, Venezia sembra sempre sé stessa, solo svuotata dal turismo di massa eppure mai così fragile. No, il futuro non è una linea retta.
Bruce Nauman. Contrapposto Studies
© ©Marco Cappelletti