Ci lascia Juliette Gréco, la grande voce francese amica di Jean-Paul Sartre
C'è sempre eyeliner sugli occhi di Juliette Gréco, una linea all'insù che si
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Donna che ha cantato i sobborghi di Parigi, le passeggiate lungo la Senna, scendendo scale di pietra per immergersi nell'odore umido delle sue acque, lontani dai profumi della città in fiore, la Gréco è immagine di una generazione ribelle intrisa del fumo di una sigaretta e di tante e tante idee, da lei ripetute una nota alla volta.
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Ad amarla è Miles Davis, ad ammirarla è l'élite filosofica degli anni 60 che in lei vede il rinnovamento della musica come strumento di propaganda politica, a tramutarla in leggenda è il fantasma di Belfagor che porta sullo schermo, diventando un'icona cinematografica.
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Juliette Gréco ci lascia oggi nella sua casa di Ramatuelle, in Provenza. In eredità, uno sguardo in bianco e nero, mani che si muovono nel buio dei cafè, una voce che ha donato Parigi al resto del mondo.
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