Marni: Francesco Risso racconta la sua primavera estate 2021

Per Francesco Risso sta per iniziare il quinto anno alla direzione creativa di Marni e, per la collezione primavera estate 2021, ha scelto di sposare

il familiare e l’ignoto. L’ufficio design ha infatti selezionato dagli archivi alcuni dei capi più significativi, che ha poi trasformato in una tela da cui hanno preso vita nuove idee realizzate in tinte naturali. Un cappotto crop, un costume squarciato per diventare una canotta, orli sfrangiati e forme decostruite: l’effetto bricolage che permea l’intera collezione è una celebrazione del ‘fatto a mano’. E, laddove con la collezione primavera estate 2019 Risso rendeva omaggio alla raffinatezza del classicismo, questa stagione è all’insegna della naturalezza di lavorazioni artigianali e manuali.

La presentazione, invece, è stata una vera impresa sia da un punto di vista tecnico che logistico. E anche un enorme atto di fede. Al posto della sfilata tradizionale, Risso ha presentato i capi della nuova collezione facendoli indossare a 48 creativi che si sono riuniti proprio per Marnifesto: un evento digitale live, andato in onda il 25 settembre, con performance di talenti come Deem Spencer, Mykki Blanco, Moses Sumney e Yves Tumor. In live streaming sulle piattaforme Marni e sul sito della Camera Nazionale della Moda Italiana, Marnifesto ha trasportato il pubblico in un viaggio da New York a Shanghai passando per Dakar, dove a raccogliere il testimone sono stati i due protagonisti del film Atlantique (2019) di Mati Diop, Ibrahima Traore e Mame Sané.

Durante il processo di organizzazione dei tanti elementi che costituiscono Marnifesto, lo stilista sardo ha incontrato il team di Vogue per parlare di come mai abbia sentito la necessità di promuovere una comunità creativa globale in tempo di crisi.

Collezione primavera estate 2021

© Courtesy of Marni

L'uscita con una gigantesca maschera da coniglio a fine sfilata, la stagione scorsa, è stata un momento indimenticabile e ha dimostrato quanta gioia e umorismo ci siano nella moda. Come riesce a mantenere quel senso dell’ottimismo, specialmente in questi mesi così difficili?

“Se non è in grado di portare gioia, che senso ha la moda? Ma non è l’unico elemento. Fare moda significa anche creare un legame umano e un mezzo per esprimere se stessi. Non ero un bambino molto loquace e così ho iniziato a disegnare: era uno strumento per incanalare la mia creatività e comunicare con la gente.

“Quell’uscita non era stata programmata. La sera prima della sfilata, un nostro dipendente mi aveva mostrato questa maschera da coniglio e ho pensato ‘OK, la indosso domani! ’ Era una visualizzazione della metafora che stavo esplorando, ovvero entrare nella tana del Bianconiglio. Molto divertente!

“Per la primavera estate 2021 sono stato estremamente coinvolto nelle varie telefonate in remoto con i creativi da tutto il mondo. Mi hanno dato grande energia. Specialmente in un momento così duro per le aziende a livello internazionale: ci sono tanti ostacoli ed è impossibile pianificare qualsiasi cosa”.

Da un punto di vista creativo, come hanno influito su di lei i mesi scorsi?

Marnifesto è proprio questo. Ero a Milano durante tutto il lockdown e, sia io sia il mio team ci siamo presi il tempo per esplorare la creatività, ciascuno a casa propria. Eravamo molto contenti di far ritorno in studio, ri-emergere da questa sorta di ibernazione e parlare di quanto avevamo fatto.

“È stata anche l’opportunità per riflettere e riagganciare i rapporti in maniera più profonda con colleghi, amici, famigliari e le persone a cui voglio bene e che, in qualche modo, fanno parte del mio lavoro, sia attraverso progetti speciali, film o fotografie. Ogni collezione è un lavoro di squadra ma questa più di ogni altra”.

Che messaggio voleva mandare con questo “lavoro di squadra”?

“Non volevo fare alcuna dichiarazione specifica con questa collezione. La primavera estate 2021 è anarchia. Una celebrazione della libertà e dell’espressione di sé. È una collezione che si compone di tutte le storie individuali delle persone attorno a me. Le loro storie sono intessute negli abiti.

“La collezione è iniziata come una sorta di scambio epistolare: un dialogo tra tutti noi che lavoriamo insieme sulle cose che amiamo e apprezziamo di più della storia di Marni. Ora questo dialogo passa da noi agli artisti, gli attori e i musicisti che si esibiscono in Marnifesto. Ma non vogliamo chiamarli ‘modelli’: sono i nostri autori”.

Marni Collezione primavera estate 2021

© Courtesy of Marni

In che modo le storie che ha citato vengono tradotte in forme e tessuti?

“Immaginate che la collezione sia stata sviluppata su una tela neutra, con materiali naturali, come il cotone biologico, la stamigna, il toile da lavoro che, in alcuni casi, sono stati tinti, in modo naturale, di nero o verde.

“Ci sono anche cappotti di pelle provenienti da vecchie collezioni Marni tramite un processo di upcycling: pezzi unici che sono stati assemblati e tinti a mano con versi di poesie che ho raccolto con la mia community sin dall’inizio del lockdown. Ma non si tratta di tipografia – le parole mimano fiori o pennellate spontanee.

“I capi sono costruiti in maniera quasi primitiva: c’è una sorta di fragilità. È tutto leggero e segue le linee del corpo ma senza comprimerlo”.

L’esperienza di presentare una collezione attraverso un evento in live streaming è in qualche modo paragonabile a un sfilata tradizionale?

“Il processo è molto diverso: è come assaggiare una pietanza sapendo che la ricetta sta ancora prendendo forma. Per la prima volta, ci siamo ritrovati a spedire i capi a tutti i protagonisti di Marnifesto prima ancora di presentarli. L’evento in sé è stato una sfida enorme, quasi una ‘mission impossible’, in quanto è un’esperienza live che va da Los Angeles per raggiungere altre città degli Stati Uniti come Detroit, Philadelphia e New York, per poi sbarcare a Milano, proseguendo per Parigi, Londra, Dakar, Tokyo, Shanghai…

“Dopo aver spedito agli artisti il proprio look, li abbiamo intervistati per conoscere le loro vite e le loro storie: volevamo che ognuno potesse esprimere liberamente se stesso. È una sorta di collage di persone scattate dai propri figli, da amici o da chiunque riuscissero a trovare. Un vero esperimento su cui era difficile avere controllo”.

Marnifestoti ha fatto rivalutare il modo di presentare le collezioni in futuro?

“Questo processo è nato da una necessità ma è anche una reazione a una realtà che non funzionava più. La pandemia ci ha posto di fronte a una grande sfida e stiamo ancora studiando e sperimentando nuovi modi di lavorare. Non so cosa abbia in serbo il futuro ma sono curioso e disponibile a imparare”.

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