Disegnato, dipinto, plasmato nella materia, ritagliato nello spazio. Ritratto e indagato nei dettagli, nudo o vestito, dalla testa ai piedi. E restituito in una varietà
Un corpo secondo le donne, e da esse indagato, interpretato e rappresentato, che mette in discussione i modelli maschili dominanti e che, con sottile radicalità, contrappone a quegli étant donné modelli alternativi e più autentici di femminilità e di bellezza.
“Self-portrait (all fours), 2017”, opera della fotografa americana Talia Chetrit.
© FOTO COURTESY OF THE ARTIST AND KAUFMANN REPETTO MILANO
Punti di vista estremi, diretti, conturbanti e disturbanti, su erotismo e seduzione, identità e sessualità, che, dalle performance anni Settanta di Valie Export o Marina Abramovic, agli anni Novanta di Sophie Calle o Vanessa Beecroft. E dalle opere fotografiche di Lynda Benglis, Birgit Jürgenssen, Cindy Sherman o Talia Chetrit ai dipinti di Alice Neel o di Chantal Joffe, ai progetti ambientali di artiste del XXI secolo come Cathy Wilkes o Anthea Hamilton, risponde a stimoli, sollecitazioni e mutazioni culturali, passaggi storici, media trend, messaggi di moda o pubblicità.
Si tratta di opere, non di rado autobiografiche, che coinvolgono il corpo e il sesso dell’artista in prima persona. Performance e fotografie in cui le donne si mettono a nudo o si cambiano d’abito, per confrontare generi e ruoli imposti, canoni estetici codificati, condizionamenti, retaggi e sopraffazioni sessuali, erotiche e sentimentali.
(Continua)