Che fine ha fatto la nude photography?

Gli algoritmi dei social e il thirst trapping, ovvero le immagini provocatorie postate online, chiariscono bene come il nudo sia tutt’oggi un elemento cruciale della

nostra dieta mediatica. Che sia Bella Hadid senza veli per Jacquemus nella collezione P/E 2020 o la nuova campagna di accessori di Mowalola, nella quale le modelle non indossano altro che stivali e borsetta, il nudo conferma il suo straordinario potere nell’estendere i confini del lecito nella fotografia di moda e, in senso più ampio, nella cultura contemporanea.

Eppure, conciliare il ricorso al nudo, più o meno artistico, con la sensibilità attuale non è scontato. In fondo, nell’arte occidentale, dietro l’obiettivo che cattura il nudo femminile c’è quasi sempre stato un uomo, perciò è impossibile non farsi domande sulle dinamiche di potere in atto fra il fotografo, la modella e l’utente (che si presume anch’esso maschio). Anche se ciò non implica automaticamente che l’opera di maestri come Helmut Newton, e di molti suoi allievi e imitatori, riduca di per sé la donna a oggetto, è essenziale che, in quanto artefici del nostro mondo visuale, lo sguardo sia diversificato, se vogliamo rimandare l’immagine di una società inclusiva sul piano razziale, corporeo e sessuale.

“Fujifilm x Pdn Project”, Dana Scruggs.

© COURTESY OF THE ARTIST.

Secondo una ricerca di Female Focus, le studentesse nei corsi di fotografia sono fra il 70 e l’80 per cento del totale, eppure solo un numero compreso tra il 13 e il 15 per cento di loro diventerà professionista. Se poi valutiamo quanto siano rappresentati i fotografi non bianchi, queer, femme, trans e non-binari, i dati statistici evidenziano numeri ancora più ridotti. «Spero che nel mondo post #MeToo il nudo contemporaneo equivalga a una riconquista, a una bellissima sommossa», dice Kennedi Carter, fotografa originaria della Carolina del Nord le cui immagini – che trattano i temi della libera espressione delle persone di colore negli Stati Uniti del Sud – sono apparse sul New York Times e su Vogue Italia. «Accettare le nostre forme nude, cioè il modo in cui veniamo al mondo, sprigiona una grande forza».

(Continua)

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