Sir Paul Smith: 10 oggetti che l'hanno ispirato

10 oggetti che hanno fatto la storia di Paul Smith 

Il destino opera nei modi più bizzarri a volte. Se non fosse per un incidente

in bicicletta durante l’adolescenza che gli procurò una frattura al femore e diverse ossa rotte, esisterebbe Paul Smith? (Il brand, ovviamente. Non l’uomo che è più in forma che mai). Smith è il primo a credere che sia stato proprio quell’incidente a spingerlo – o meglio a ‘scagliarlo’ – verso una carriera di tipo creativo, portandolo addirittura a fare l’incontro di una vita: quello con la moglie Pauline.

Aveva 21 anni allora, la passione per la musica e la fotografia. Mentre Pauline aveva studiato moda al Royal College of Art di Londra e al tempo aveva appena ricevuto una cattedra da insegnante alla scuola d’arte di Nottingham, città natale di Paul Smith. “È grazie a lei che ho scoperto un mondo di cui ignoravo l’esistenza. Il mondo delle arti visive, del cinema, dell’architettura e del design”, scrive Smith in una dedica speciale nelle prime pagine della sua monografia. 

“Pauline fu in grado di mostrarmi la vera essenza di un capo: la struttura, le proporzioni, l’attenzione ai dettagli e la qualità… Il suo pragmatismo e il disinteresse per l’aspetto più appariscente e superficiale della moda mi hanno aiutato a rimanere con i piedi per terra”.

Cinquant’anni fa, Pauline convinse il marito ad aprire una boutique “che sarebbe stata diversa da qualsiasi altro negozio della zona”. Presto il suo nome divenne sinonimo di sartorialità classica con un twist contemporaneo, vedi tagli rilassati e tessuti ultra morbidi, tanto amati dalle celebrità, tra cui David Bowie e Daniel Day-Lewis. Ora Smith sta alla moda come la Leica (azienda con cui ha collaborato) sta alla fotografia o come Land Rover (altra azienda con cui ha lavorato) sta all’industria automobilistica. Tutti brand che hanno lasciato un segno – e continuano ad influenzare – il product design, la grafica, l’arredamento d’interni e molti altri settori.

Sebbene l’anno scorso Smith abbia prodotto un fatturato pari a 215 milioni di sterline, non ha mai perso la capacità di apprezzare le piccolo cose, come libri, fotografie, scatole di fiammiferi e ninnoli di ogni genere. Paul Smith (edito da Phaidon, uscito l’1 ottobre) è una raccolta di 50 oggetti collezionati nel corso di cinquant’anni, che testimoniano la sua dote unica nel trovare l’ispirazione in ciò che è più insolito. Questa è la storia di 10 di quegli oggetti, raccontata proprio da Paul Smith.

1.Reichstag impacchettato di Christo e Jeanne-Claude

© Courtesy Paul Smith / Phaidon

“È una fotografia che mi ritrae di fronte al palazzo del Reichstag nel 1995 dopo che era stato impacchettato dal duo di artisti Christo e Jeanne-Claude. Avevo organizzato un viaggio a Berlino proprio per vedere quest’opera e chiesi a un passante di scattarmi una foto, con una vera macchina fotografica, non un cellulare.

“Mi affascina molto il lavoro di Christo e Jeanne-Claude, non solo per le opere in sé per sé, quanto per l’organizzazione necessaria per realizzarle: le autorizzazioni, i materiali, la mole di lavoro fisico, l’aspetto logistico, le misure di sicurezza. È paragonabile all’attività che ho svolto negli scorsi 50 anni. Sia che si tratti di un capo di abbigliamento, di una sfilata o di un nuovo negozio, il risultato finale è sempre frutto della creatività”.

2. Il completo ‘Le Smoking’ di Yves Saint Laurent

© Courtesy Paul Smith / Phaidon

“In questa fotografia, mia moglie Pauline indossa uno Smoking all’Hotel Ritz di Parigi. Ero poco più che ventenne, quando io e Pauline abbiamo avuto l’opportunità di partecipare a quella sfilata di Yves Saint Laurent che vide il debutto dell’iconico completo ‘Le Smoking’.

“Quando Yves Saint Laurent annunciò che avrebbe chiuso il suo atelier couture, dissi a Pauline che volevo che anche lei avesse uno Smoking. Yves fu tanto gentile da acconsentire e gliene realizzò uno con la stessa silhouette dell’anno dell’originale. Una volta Pauline l’ha indossato per una cena speciale a cui eravamo stati invitati e dove erano presenti anche Yves Saint Laurent, Pierre Bergé e molte delle sue muse, tra cui Alice Springs, Catherine Deneuve e Betty Catroux.

“Ad oggi, quello Smoking le va ancora alla perfezione e Pauline lo indossa per le occasioni speciali. Ma non di recente, purtroppo. Il momento attuale non offre molte occasioni di festa”.

3. Quadro di John Tierney dello store Paul Smith su Melrose Avenue

© Courtesy Paul Smith / Phaidon

“Ben, il figlio di John Tierney, che in passato ha lavorato con noi, ha l’ufficio in posizione diametralmente opposta al nostro store rosa chewingum (ormai lo conoscerete tutti!) su Melrose Avenue a Los Angeles. Un giorno John era in visita all’ufficio del figlio e si è talmente innamorato del nostro edificio da includerlo in molti dei suoi dipinti. Talmente tanti che abbiamo deciso di farne persino una mostra.

“Quando abbiamo acquistato l’immobile era di legno e spigoloso, e durante la fase di progettazione dello store abbiamo capito che avrebbe dovuto avere qualcosa di singolare per emergere in una strada così lunga. Adoro l’opera dell’architetto messicano Luis Barragán, quindi abbiamo scelto di farci contagiare dal suo amore per il colore. Questa tonalità di rosa brillante crea un contrasto strepitoso con il cielo azzurro di Los Angeles. Ora, il negozio Paul Smith di Melrose Avenue è l’edificio più Instagrammato di tutta la California”.

4. Schizzi originali del civico 44 di Floral Street

© Courtesy Paul Smith / Phaidon

“Sebbene ora siano sbiadite e abbiano macchie di umidità, queste sono le piante originali del mio primo negozio londinese, al civico 44 di Floral Street, aperto nell’inverno del 1979. Deyan Sudjic, ex direttore del Design Museum di Londra, mi ha rivelato che quello su Floral Street è stato il primo negozio minimalista della capitale e che non c’era nulla di simile al tempo in Inghilterra.


“Acquistai l’edificio nel 1976 senza nemmeno esserci entrato dentro. Ero affascinato dal Bauhaus e, durante le mie ricerche per una location adatta, sbirciai attraverso la facciata chiusa e notai che l’interno era interamente in cemento mentre tutti gli altri negozi della zona erano realizzati con mattoni grezzi. Allora Covent Garden era vuota e non era di certo la zona ideale per aprire un nuovo negozio. Ma era l’unico luogo che mi potessi permettere”.

5. Collezione di scatole di fiammiferi

© Courtesy Paul Smith / Phaidon

“Dalle foto alle opere d’arte passando per gli adesivi da valigia di hotel famosi di tutto il mondo ai francobolli: ho collezioni enormi di oggetti di ogni genere. Le scatole di fiammiferi si inseriscono benissimo in questa mia passione bizzarra e questa collezione in particolare viene da uno street market giapponese. Credo che le scatole di fiammiferi rappresentino un vero successo per un grafico: sono in grado di narrare la storia del bar da cui provengono nonostante le dimensioni così ridotte”.

6. Il libro sul Bauhaus 

© Courtesy Paul Smith / Phaidon

“Acquistai questo volume quando la Royal Academy of Arts di Londra aveva organizzato una mostra sul Bauhaus nel 1968. È in condizioni pessime perché, per molti anni, l’ho portato con me ovunque: durante una vacanza con zaino in spalla in Grecia e nei miei vari spostamenti tra Londra e Nottingham. Mi ritrovo molto nel pensiero laterale di certi studenti del Bauhaus, nel modo in cui erano in grado di concepire una sedia a partire dal manubrio di una bicicletta o di utilizzare materiali grezzi per costruire case di lusso”.

7. Gonna Paul Smith

© Courtesy Paul Smith / Phaidon

“Ho sempre avuto l’abitudine di portare con me un block-notes e una penna. Spesso mi sveglio nel cuore della notte in una stanza d’albergo in uno dei miei tanti viaggi, e ed è proprio in quei momenti che arrivano gli aneddoti e le idee migliori, che vado poi ad annotarmi. Anche se, a dire il vero, gli appunti riportati su questa gonna non sono i miei. Si tratta infatti di una lista che ho trovato in un bar-caffetteria e mi è sembrata molto divertente. Una delle cose che amo di più è sedermi e gustare un buon tè inglese con scone, panna e marmellata. Forse è proprio questo che mi ha attratto di quella lista. Mi piace l’idea della contraddizione tra la stampa di un banale elenco di ingredienti scritti a mano e un capo di lusso come è questa splendida gonna”.

8. Camicia in velluto devoré Paul Smith

© Courtesy Paul Smith / Phaidon

“Questa bicicletta rappresenta probabilmente il motivo per cui ora siamo qui a fare questa intervista. Dai 12 ai 18 anni, il mio sogno era quello di diventare un ciclista professionista anche se, col senno di poi, devo ammettere che non ero poi così bravo. Quando avevo 17 anni, ebbi un incidente che mi mandò dritto in ospedale con diverse ossa rotte. Non potendo tornare in sella, dopo essere stato dimesso, iniziai a scoprire il mondo della fotografia, dell’arte, dell’architettura e della moda grazie all’incontro con altri pazienti conosciuti in ospedale, che frequentavano il pub della mia città di Nottingham. Dopodiché aiutai un amico ad aprire una boutique e il resto è storia”.

9. Bicicletta deformata

© Courtesy Paul Smith / Phaidon

“Questa bicicletta rappresenta probabilmente il motivo per cui ora siamo qui a fare questa intervista. Dai 12 ai 18 anni, il mio sogno era quello di diventare un ciclista professionista anche se, col senno di poi, devo ammettere che non ero poi così bravo. Quando avevo 17 anni, ebbi un incidente che mi mandò dritto in ospedale con diverse ossa rotte. Non potendo tornare in sella, dopo essere stato dimesso, iniziai a scoprire il mondo della fotografia, dell’arte, dell’architettura e della moda grazie all’incontro con altri pazienti conosciuti in ospedale, che frequentavano il pub della mia città di Nottingham. Dopodiché aiutai un amico ad aprire una boutique e il resto è storia”.

10. Un piatto di spaghetti in cera

© Courtesy Paul Smith / Phaidon

“Durante uno dei miei viaggi in Giappone, ho scoperto una zona dove producono piatti di cibo in cera usati per decorare le vetrine dei ristoranti. In questo caso si tratta di un piatto di spaghetti con tanto di forchetta, che mi ricorda molto l’opera surrealista di Salvador Dalí. Gli ho scattato una foto e l’ho trasformata in una stampa. Sono stato soprannominato il ‘pioniere delle stampe fotografiche su tessuto’, un metodo che ho appreso negli anni 80 grazie ad un artigiano di Como specializzato in stampe tessili. Mi è sempre piaciuto giocare con l’ironia nelle mie collezioni e non amo prendermi troppo sul serio”.

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Paul Smitha cura di Tony Chambers è edito da Phaidon.

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