«Questa non è la fine», aveva promesso Alessandra Sanguinetti nelle ultime pagine del suo magnifico libro del 2010, The Adventures of Guille and Belinda and
Sanguinetti le ha conosciute perché erano vicine di casa, abitavano nelle fattorie di fianco a quella di proprietà di suo padre a sud di Buenos Aires, dove la fotografa, nata a New York, ha trascorso le estati della sua infanzia. Era diventata l’ammiratrice più entusiasta dei loro giochi di travestimento e delle loro pantomime, molte delle quali chiaramente messe in scena proprio per la sua macchina fotografica. Il legame fatto di avventure immaginarie condivise che Guille e Belinda hanno stretto da bambine è però messo alla prova quando, crescendo, si separano. Il nuovo libro parla di come responsabilità, amori e vita familiare abbiano ridefinito il loro rapporto.
Dopo il successo internazionale della quadrilogia dell’Amica geniale di Elena Ferrante, non è difficile trovare echi delle giovani Lenù e Lila nella storia di formazione di Sanguinetti. Ma benché vediamo Guille e Belinda sempre meno insieme, a mano a mano che il nuovo libro segue i cambiamenti delle loro vite, non c’è traccia dell’insidiosa rivalità e dei fraintendimenti che invece nel tempo erodono il rapporto delle due amiche geniali. L’illusione di “un’estate senza fine” può essere difficile da sostenere quando la vita di tutti i giorni – riunioni di famiglia, impegni alla fattoria e gravidanza inclusi – non può più essere reinventata come una fiction televisiva. Ma la profondità del passato condiviso invece non è un’illusione, e le due ragazze non hanno bisogno di essere fisicamente presenti perché le loro vite siano a contatto. Si può avere nostalgia della seducente e cospirativa giocosità del primo libro, ma il sequel è estremamente tenero e molto più intimo.
Uno scatto di Alessandra Sanguinetti da “The Adventures of Guille and Belinda and the Illusion of an Everlasting Summer” (Mack).
© COURTESY THE ARTIST AND MACK
Durante tutto il progetto, Sanguinetti, fotografa di Magnum, senza una sola stonatura mescola materiale documentario e messa in scena. A forza di lavorare con quella che è diventata la sua famiglia allargata, l’intimità che riesce a catturare nelle immagini – giovani amanti che si fanno le coccole, una neo mamma che allatta al seno – appare autentica, qualcosa che si è davvero conquistata. E i momenti di tutti i giorni hanno una forza appagante.
Nella foto qui sopra, Belinda (a sinistra) e Guille, entrambe quindicenni, sono a braccetto con i loro cugini, che restano fuori campo. Belinda ha appena lasciato la scuola e i suoi genitori le girano intorno, domandandosene la ragione, il che potrebbe spiegare sia la sua espressione vagamente distratta, introspettiva, sia la serietà solidale di Guille, del tutto contraddette dalla vivacità dei loro maglioncini rosso acceso.
Non molto tempo dopo, Belinda ha incontrato Pablo, il ragazzo che ha poi sposato. Sanguinetti scandisce il libro con fotografie di canali e strade polverose che portano lontano. Sono vie di fuga? Strade non prese? Forse, ma una di loro finisce in un arcobaleno, e non c’è nemmeno bisogno di lasciare la fattoria per raggiungerlo.
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Vince Aletti è critico fotografico e curatore. Vive e lavora a New York dal 1967. Collaboratore di “Aperture”, “Artforum”, “Apartamento” e “Photograph”, è stato co-autore di “Avedon Fashion 1944-2000”, edito da Harry N. Abrams nel 2009, e ha firmato “Issues: A History of Photography in Fashion Magazines”, pubblicato da Phaidon nel 2019.