Fashion school: i migliori talenti di Harim-Accademia Euromediterranea

È il fashion film "Moonwalkers", diretto dal fotografo Paolo Leone, a presentare le collezioni di fine anno degli studenti di Harim-Accademia Euromediterranea

data-test-id="Paragraph">I sei giovani fashion designer sono giunti alla conclusione del percorso accademico in Harim-Accademia Euromediterranea con la realizzazione di sei total look, assistiti quest'anno dal fashion designer Marco Rambaldi in qualità di consulente esterno.\

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Il gusto couture degli anni cinquanta e la pittura a mano libera su tessuto trovano una coincidenza nella collezione “Cocon de soie” di Graziana Brafa. L’ossessione è per il sublime e l’effimero; per l’adiacenza diretta tra arte e bellezza, tra iconico e vita reale. Sezioni di volti di donna vengono disegnati su raso twill, per poi venire completati e perimetrati da cuciture a vista. Una palette color che varia dal blu ottanio al rosa cipria, passando per tutte le gamme di colori neutri e grafici, spesso sfruttando le variazioni cromatiche dello stesso tessuto, come nel caso del pied de poule. La ricerca è tutta indirizzata verso un momento estatico. Un attimo di piacere sublime rintracciabile negli stilemi di bellezza d’antan, oggi visti come opzione plausibile di contemporaneità.\

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Neo-femminismo reso su forme squadrate e puntute, realizzate in pelle più o meno rigida. Tra simbologie palesi e un dissacrante gioco metaforico di motivi animalier, ex-voto e volumi ricalcanti le divise belliche, Roberta Nobile ha pensato a un ipotetico complotto imbastito da donne. “The crocuta gang”, il titolo della capsule, è un plotone ideale di ragazze, di diverse generazioni, che combattono quotidianamente per imporre la propria presenza nel mondo. La gang opera sui fronti più disparati, dividendosi tra equità dei diritti, onorare la propria ambizione di donna e andare fiere anche della parte più tenera di sé stesse. Ossimori complementari che vengono poi resi concreti in moda da lane soffici in viola profondi o verdi acqua, sottoposti a cappotti di pelle duri come pareti di cemento.

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La collezione “Giò Giò” di Giovanni Lizzio mette al bando il narcisismo e l’autoreferenzialità maschile. Si parla perciò di clownterapia, cioè di un mondo di adulti, quello istituzionale e formale del settore medico, che va incontro al linguaggio dei bambini. Ci si riferisce a un uomo sicuro ma anche ironico e pieno di energia. Un uomo che riesce a strappare un sorriso pur rimanendo ancorato ai paradigmi del menswear, nonostante gli elementi decorativi giochino all’esasperazione dissacrante. I colori sono pastello ed elettrici, passando dal bianco ottico dei camici medici alle gradazioni di rosa tenue; dal giallo evidenziatore ai verdi morigerati. I punti della maglieria ricordano poi forme elementari, come le farfalle o ranocchie stilizzate. Stampe e ricami nascono dall'immaginazione dei bambini dell'ospedale pediatrico oncologico di Pisa.\

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Selvaggia e libera ma al contempo inflessibile e austera con un occhio vigile su ciò che la circonda. La capsule “Goëtia” di Giulia Lizzio bilancia morbidezze e pesantezze materiche, mirate a esaltare la drammaticità gotica della collezione. L’uso simbolico è quello del corvo che scruta e osserva ogni cosa dall’alto, garante di conoscenza e inflessibilità. Il volatile è onnisciente nella capsule e viene ricamato o applicato sui tessuti: georgette, chiffon, raso twill e mussola crespata. Le forme creano una forte connessione con l’epoca vittoriana rivisitata in rapporto agli anni duemila, avendo come risultato maniche a sbuffo, rouches e balze in antitesi a strutture più rigide e over. I colori tenui come il rosa cenere si intreccia a tonalità più cupe come il viola e il grigio fumo o il blu notte, creando un alone di misticismo suggestivo.

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In “TRAPP3D LIFE” di Alessandra Mirabella i capisaldi storici della sartoria maschile vengono lavorati come tessuti tecnici utilizzati per lo sportwear. La contaminazione tra formalismo e comfortwear è il campo d’azione: il risultato sono smanicati in gessato, senza bottoni e quindi tenuti chiusi da lunghe cinture, da indossare sopra il comparto felperia, pregno di cinghie e tasche maxi. Cromaticamente si congiungono tutte le tinte imprescindibili del guardaroba maschile, dai nocciola chiari al nero, spezzati da un caustico viola che rompe la staticità delle referenze classiche.

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''The quiet girl with a big voice'' di Stefania De Pasquale traduce le produzioni dadaiste con tessuti semitrasparenti lavorati per creare effetti ottici 3D. I tessuti leggeri vengono manipolati con lavorazioni in organza a spina di pesce. Lo chiffon plissettato viene inserito in contrasto a tessuti pesanti come il velluto, la lana o il boucle. Forme lineari, minute o oversize vengono rese con un lavoro di pieghe riprodotte in sequenza. Le opere d’arte del periodo dadaista, soprattutto quelle sottoforma di collage scomposto, di cui Hannah Hoch  fu una delle maggiori esponenti, sono la referenza principale dello spirito anticonformista portato nella capsule, e quindi il ventaglio di Max Ernst, nel The Chinese Nightingale, entra diretto come citazione.

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