L'arte, ce lo conferma di continuo, non si arrende, nemmeno in questa seconda fase in cui la società torna ad irrigidirsi per il riaffacciarsi della
Questa volta parliamo di Romaeuropa, il Festival di arti performative giunto alla 35° edizione, che assicura "un segno di presenza e di speranza per gli artisti e per il pubblico", ovviamente adattando l'offerta ed esplorando i nuovi formati digitali, ormai diventati rete di salvataggio per molti progetti in ambito artistico.
Il 13 e 14 ottobre sarà in scena in prima assoluta Traces of Antigone, una rivisitazione della tragedia antica a cura della regista greca Elli Papakonstantinou, esempio perfetto di resilienza: la produzione infatti è stata ideata, costruita e provata interamente nel periodo di lockdown.
"Avevo appena iniziato le prove dello spettacolo quando siamo state costrette alla quarantena. Abbiamo deciso, nonostante tutto, di portare avanti il lavoro con l’aiuto delle tecnologie, e di incontrarci online giorno dopo giorno. Sono rimasta molto colpita nel comprendere che il contenimento dei nostri corpi materiali all’interno delle finestre digitali di programmi come Zoom si poneva in dialogo diretto con i temi di questa pièce: il sentirsi intrappolati in una identità di genere, il rapporto tra femminilità e domesticità» afferma la regista. «Qui a Roma, grazie al supporto di Romaeuropa Festival, Traces of Antigone debutta in una nuova versione il cui intento è quello di unire la dimensione fisica e quella digitale: un format innovativo che permette a spettatori e performer di essere presenti contemporaneamente online e offline, in teatro e sulla piattaforma digitale di Zoom, creando un meta-spazio al di là delle configurazioni di ogni genere. Un ricamo di ciò che è immateriale e materiale, assenza e presenza, certezza e incertezza".
Una risposta al tutto che si ferma, al blocco totale che abbiamo vissuto. Si sposta lo sguardo sull'isolamento domestico che tante donne hanno subito nella storia e la condizione di chi si sente intrappolato diventa universale fornendo un'occasione per ragionare sul significato di presenza e assenza.
"Questo è ciò che siamo: “The Absent Girls” (le ragazze assenti), in memoria di tutte le donne prima di noi. Proprio come le nostre madri e “sorelle”, usiamo l’isolamento a nostro favore per ricamare le antiche tracce di Antigone come parte della nostra discendenza. Come le donne prima di noi, facciamo arte in isolamento. Ma questa volta lo facciamo in pubblico».
Ne deriva un vero e proprio manifesto in sei punti, chiamato Theater of Seclusion (Teatro di isolamento) che si pone come schema per la nascita di performance in live streaming.
- Sviluppiamo, proviamo ed eseguiamo l’intera pièce in quarantena con l’aiuto delle piattaforme digitali;
- Utilizziamo solo gli oggetti di scena, gli strumenti musicali, gli ambienti, i costumi e i mezzi tecnici che ci sono stati messi a disposizione durante la quarantena; nessuna componente sarà aggiunta in seguito! La casa è il nostro set;
- Lo spazio pubblico e lo spazio domestico si fondono in uno spazio unico. I nomi che etichettano le nostre finestre virtuali ci identificano, riconfigurano l’anonimato e l’oggettivazione, sempre e già, “singolare-plurale”, nell’altrove e in altro modo.
- Lavoriamo in isolamento, dalle nostre case, come le donne prima di noi. Siamo intrappolate, al sicuro o emancipate? Spetta agli spettatori dirlo, poiché concediamo loro il permesso di invadere il nostro mondo più intimo. Ingrandisci (zoom) i dettagli, rimpicciolisci (zoom out) le galassie;
- Usiamo tutte le stesse tecnologie basilari per tessere in sintonia questo ricamo audiovisivo new-age;
- Invitiamo gli utenti a interagire con la performance, così proiettati nella pubblica agorà.
Per informazioni sugli spettacoli consultare ilsitodi Romaeuropa Festival