Hans Christian Andersen detective nel giallo "Morte di una sirena"

Un romanzo alla Dumas incrociato con un giallo, e basato su una vita molto illustre reinventata in parte: “Morte di una sirena” (Neri Pozza, 448

pagine, 18 euro, dal 15 ottobre in libreria) è un thriller di ambientazione storica che ruota intorno all'esistenza ancora misteriosa di Hans Christian Andersen, il più celebre scrittore di fiabe del mondo e una delle glorie di Danimarca, forse la più splendente. Un personaggio circondato da un'aura quasi sacra, un eroe nazionale per tutti i danesi, ma anche un grande enigma.

Proprio da uno dei buchi neri che circondano la sua vita - nato povero, riuscì a farsi pagare gli studi e cominciò a scrivere prima per gli adulti e poi per i piccoli - sono partiti Thomas Rydahl e A.J. Kazinski (pseudonimo di Anders Rønnow Klarlund e Jacob Weinreich) per costruire questa storia, che inizia con l'omicidio di una prostituta in unaCopenaghen molto tetra, dickensiana, lontana dall'ordinata serenità che le attribuiamo nell'immaginario contemporaneo.

Morte di una sirena, Neri Pozza

C'è infatti una strana pausa nella vita Andersen, che per tutta la vita tenne minuziosamente un diario: per un anno e mezzo non lo aggiornò, forse perché troppo triste o troppo impegnato per farlo. E proprio questo intervallo inspiegabile è l'innesco di "Morte di una sirena", come racconta a Vogue Thomas Rydahl in un incontro (naturalmente a distanza di sicurezza e con mascherina) da Hygge, locale milanese in cui ambienti e menù sono improntati alla dolce vita in stile nordico. 

Thomas e i suoi colleghi partono dalla seconda ipotesi - quella per cui il mancato aggiornamento del diario dipenda da questioni gravi e urgenti - per sviluppare la trama del libro: Andersen non ha più tempo per dedicarsi alle sue memorie perché deve salvarsi la vita. Deve cioè liberarsi dall'accusa di essere un assassino di prostitute. Per provare la sua innocenza, lo scrittore è costretto a inventarsi detective, a indagare e mettersi sulle tracce del vero assassino per riscattarsi come persona e come artista.

Lo fa intrecciando le sue indagini alle vicende, e alle accuse, degli altri personaggi del romanzo, tra cui Molly, sorella di Anna, la donna assassinata. Molly accusa Andersen, “l'uomo dei ritagli”, di essere un pervertito: pagava la sorella per osservarla e nel mentre realizzava strani ritratti ottenuti ritagliando la carta. Tra i suoi molti talenti, Hans Christian aveva infatti anche un'abilità speciale nel paper cutting ovvero l'arte di ritagliare figure, spesso molto complesse, da un foglio di carta. 

Hans Christian Andersen nel 1865

© Imagno

L'omicida non può che essere lui, Molly ne è convinta, e così la pensa anche il questore che però gli concede tre giorni di tempo per scagionarsi. Hans comincia quindi a indagare ed è qui che la storia si fa più densa, intersecandosi con una delle fiabe più celebri dello stesso Andersen, La sirenetta. Spiega Thomas Rydahl: “Abbiamo voluto decostruire la favola per inserire al suo interno una crime story. La sirenetta è nel romanzo un personaggio, ma anche un simbolo di radicale trasformazione: sacrifica la propria voce pur di diventare altro da sé, pur di essere amata". Questo intenso desiderio di metamorfosi, oltre ad essere profondamente attuale, rispecchia la vita di Andersen e il suo costante tendere verso l'arte, verso la bellezza, per liberarsi dalle catene dell'esistenza povera e infelice a cui era destinato per nascita e affermare la sua identità più vera e nascosta.

Noi non vi sveliamo se e come il protagonista riuscirà nella sua impresa, ma - conclude Rydahl - “Alla fine del libro, Andersen resta un mistero, eppure per lui non si possono che provare sentimenti positivi, di amore e grande rispetto”.

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