Con il 90 per cento di utenti sotto i 26 anni, è difficile riuscire a trovare un millennial – o qualcuno della Generazione Z -
Per fortuna il modo in cui facciamo shopping lentamente sta cambiando. Solo nel mese di settembre, la parola vintage fashion è stata cercata in rete il 104% di volte in più secondo Lyst, generando 35.000 ricerche. E i prodotti vintage firmati non sono mai stati così desiderati. Le ricerche per le borse di seconda mano sono aumentate del 46 % rispetto all’anno precedente, generando, di conseguenza, il successo di piattaforme di shopping digitale come Depop, dal momento che i consumatori non solo comprano vintage per non sentirsi in colpa, ma sono anche molto curiosi della nuova generazione di designer e rivenditori indipendenti che stanno rendendo la sostenibilità molto cool.
(Parliamoci chiaro, è molto probabile che i social media assistant della vostra azienda la sera, a casa, si trasformino in imprenditori di Depop, e vadano a caccia di capi firmati autentici, perché, certo, vogliono comprare più sostenibile, ma anche fare un po’ di soldi).
Se volete fare shopping come un vero intenditore, la prima cosa da fare è dare un’occhiata ai designer emergentiche utilizzano la app come trampolino di lancio per le loro creazioni artigianali, come ad esempio Rua Carlota, che crea i suoi capi in maglieria patchwork con rimanenze di tessuto. E per alimentare ulteriormente la nostra mania, c’è una nuova pagina Instagram, Depop Drama, su cui gli utenti postano gli screenshot delle loro interazioni più divertenti sulla app: cercavate i vestiti, ecco a voi anche i momenti più spassosi.
Vogue ha parlato con sei designer di Depop da iniziare a seguire subito.
1. The Depop shop:ORIENS
Le creazioni della studentessa di moda canadese (che vive a New York) Shirley Tang sono state scelte da nomi del calibro di SZA e Rico Nasty. Tang, che studia alla Parsons School of Fashion, si sta facendo un nome velocemente grazie a dettagli cutout, corsetti e materiali a contrasto.
© Courtesy of ORIENS
Perché hai lanciato il tuo Depop shop?
“Ho iniziato creando capi su commissione dopo aver ricevuto delle richieste su Instagram per dei miei capi personali con cui sperimentavo. Poi ho deciso di ampliare il servizio su Depop durante la quarantena e nei momenti liberi dopo la scuola”.
I tuoi capi hanno spesso stampe tie-dye, cuciture a contrasto e orli tagliati al vivo. Che cosa ti ispira?
“Le mie ispirazioni spesso non hanno nulla a che fare con la moda, mi piacciono i macchinari, le strutture biologiche e il corpo umano, un mix che evolve continuamente. Sono affascinata dal futurismo e dall’idea di creare per un futuro e per un immaginario che vadano oltre i limiti del presente. Il corpo femminile mi ispira moltissimo, su quello cerco di focalizzarmi quando creo, studio il modo in cui un indumento interagisce con le forme del corpo, con le sue curve e i suoi rilievi, dal punto di vista visivo e strutturale”.
Quale sarà secondo te il futuro delle tue creazioni e della moda online?
“Negli ultimi mesi abbiamo assistito a un’enorme transizione verso la moda digitale. È stato incredibile vedere i miei capi indossati da persone che non credo mi avrebbero mai notata senza l’aiuto di una piattaforma digitale. Mi interessa capire fino a che punto questo cambiamento influirà sulla fashion industry e se perdurerà, e come, anche dopo la pandemia.
“Per quanto riguarda le mie creazioni, di recente le mie idee e le mie ispirazioni per la griffe Oriens sono più consolidate, ma essendo un brand ancora giovane, mi piace anche la libertà che implica il mio lavoro indipendente. E grazie alla persone che commissionano le mie creazioni ho la libertà artistica ed economica di mettermi sempre alla prova. Sono certa che il futuro ha in serbo cose entusiasmanti”.
2. The Depop shop:Alerria Jewellery
Lo shop della teenager britannica Jemima Firth è un tripudio di anelli in resina in colori caramellosi, impilabili a tema frutta, o divertenti modelli bolla.
© Courtesy of Alerria
Perché hai lanciato il tuo Depop shop?
“Ho iniziato a creare gioielli nella lavanderia, a casa, e ho ricevuto così tanti complimenti che ho pensato di condividere le mie creazioni, e ho scelto di utilizzare Depop per farle conoscere e venderle”.
I gioielli “funny” sembrano essere un vero trend in questo momento. Come pensi di far crescere il tuo brand?
“Mi piacciono i colori e tutto quello che è lucente, quindi per le mie creazioni future sto sperimentando con colori a contrasto e in tono”.
Quale sarà secondo te il futuro della moda online?
“Non ho un e-commerce, oltre a Depop, quindi il digitale è essenziale perché le persone possano conoscere le creazioni di Alerria. Oggi più che mai ci rivolgiamo alla tecnologia, per me è un modo di andare a cercare quello che desideri”.
3. The Depop shop:6t9
La stilista di base a LA, Paris Jennings, crea completi e vestiti con tessuti in rete e stampe tie-dye dal twist super giocoso e moderno. Dai vestiti monospalla alle minigonne ai collant, 6t9 rivisita il trend psichedelico con un tocco innovativo.
© Courtesy of Paris Jennings/6T9
Perché hai lanciato il tuo Depop shop?
“Ero ansiosa di lanciare i capi sui cui avevo lavorato per tutto l’anno scorso, ma non avevo il tempo e la pazienza di crearmi un sito personale. Depop è una piattaforma carinissima e divertente da usare, mi piace molto il fatto che sia così facile interagire con gli utenti”.
In che modo la “pop culture” influenza le tue creazioni?
“Adoro guardare la TV. E i cartoni animati sono la mia ossessione: molte ispirazioni mi vengono dai personaggi dei Simpson o di Cowboy Bebop. Sulla mia moodboard in questo momento ci sono un sacco di foto dei super “cattivi” della Marvel degli anni 90 e poi Grace Jones, Lucille Ball e oggetti elettronici dei primi Duemila”.
Le sfilate di quest’anno, quasi tutte digitali, ti hanno ispirato in qualche modo?
“La pandemia costringe la moda e l’arte a ripensare le presentazioni e le sfilate in modo più astratto, Christian Siriano ha organizzato una sfilata nel cortile di casa sua. In più, i giochi online iniziano a mescolarsi con la moda in particolare su piattaforme come IMVU e Second Life. Ho visto avatar con profili Instagram che sono veri e propri influencer di moda, devo assolutamente saperne di più”.
“La prossima cosa che farò sarà lanciare un mio sito. E sto cercando anche di rendere le mie creazioni più accessibili a tutte le tipologie fisiche e taglie, sembra che la fashion industry stia diventando più inclusiva”.
4. The Depop shop:Fanci Club
Fra i suoi fan ci sono leBlackpinke Devon Lee Carlson. La designer e stylist vietnamita Duy Tran per i suoi capi si ispira a John Galliano e Vivienne Westwood: corsetti con cuciture a contrasto, pantaloni “medusa” e innovativi modelli patchwork realizzati con materiali di riciclo.
© Courtesy of Fanci Club
Perché hai scelto di presentare le sue creazioni su più di una piattaforma?
“Ho creato Fanci Club come shop dell’usato online perché una mia grande passione è andare nei mercatini di seconda mano, oltre alla moda e ai servizi fotografici divertenti. Ci sono sempre più sprechi nella moda e questo ha influenzato tutto quello che faccio, e le mie creazioni, che realizzo a partire da materiali di seconda mano fallati. Ma soprattutto sono molto felice di far parte di questa community della moda sostenibile”.
Jennie e Rosé delleBlackpinkdi recente hanno indossato alcuni dei tuoi capi. Cosa ti ispira?
“Mi ispira la bellezza del Vietnam e dell’Asia negli anni Novanta e, ovviamente, anche stilisti come Jean Paul Gaultier, John Galliano e Vivienne Westwood. Ma la mia più grande ispirazione viene dalla bellezza delle cose dimenticate, da quello che mi circonda e dalla natura. Molti dei miei capi sono ispirati dai materiali che ho comprato al mercatino quello stesso giorno. Ogni pezzo è unico e non può essere riprodotto”.
Perché è così importante per te creare capi sostenibili?
“Credo che la moda digitale sia fondamentale per apportare cambiamenti importanti nella fashion industry e per affrontare i problemi ambientali. Per poter contribuire al cambiamento, devo continuate a produrre in modo cruelty-free, sostenibile e riciclando gli scarti. E spero di continuare a crescere”.
5. The Depop shop:Miaou Archive
Alexia Elkaim è un’altra designer che dobbiamo ringraziare per il revival del corsetto. Sostenitrice di una moda zero-waste, la creativa di Los Angeles ha lanciato il suo brand Miaou nel 2016 e con Depop gestisce un negozio/archivio che offre pezzi unici, fra cuicorsettie top con lacci ispirazione anni Novanta.
© Courtesy of Miaou
Hai lanciato Miaou nel 2016, ma perché vendi anche su Depop?
“Tutto è iniziato perché volevo creare un’azienda zero-waste. Come accade per molti brand, tanti capi e modelli restano invenduti. Depop per noi era un modo per espanderci e farci conoscere da una clientela diversa. E poi offre ai clienti un prezzo di entrata più accessibile. Quello che ci piaceva di Depop è che possiamo farci conoscere su piattaforme diverse, non credo che una ragazza che compra sul sito di Miaou compri necessariamente anche su Depop e viceversa”.
I pezzi cult che crei di solito diventano virali, dal corsetto ‘Leia’ con la stampa mucca alla tua recente collezione sostenibile in nuance pastello. Cosa hai in mente per il futuro?
“Sto lavorando a una collezione che dovrebbe uscire la prossima estate. Mi piacciono molto i dettagli con i pesci e il colore turchese in questo momento. Per me è un momento particolare, il mio stile personale sta cambiando un po’ con tutto quello che succede a causa del Covid-19, me ne sto molto più a casa e faccio molto giardinaggio.
“E mi piace l’idea di utilizzare più capi in lino, quindi credo che faremo corsetti in lino. Mi ispirano molto i materiali naturali per creare abiti sensuali, un accostamento che mi piace molto e che voglio sviluppare per una donna più matura”.
In che modo vuoi rendere Miaou più sostenibile?
“Prediamo molto sul serio il nostro impegno sostenibile. Sono molto attenta a fare in modo che le nostre pratiche siano le più etiche e consapevoli possibili. E dal punto di vista estetico, di solito usiamo materiali più morbidi, quindi sto studiando anche forme più strutturate. Inoltre continueremo a creare completi, perché sono le nostre creazioni di base. E il prossimo anno ci dedicheremo ai costumi da bagno”.
6. The Depop shop:Lindsay Vrckovnik
La studentessa newyorchese di design Lindsay Vrckovnik si ispira alla lingerie e al dance wear e unisce i due mondi in un modo molto interessante grazie ad accessori in pizzo, bustini indossati su top con dettagli cutout e polo senza maniche, il tutto rifinito con il suo ormai riconoscibile anello.
© Courtesy of Lindsay Vrckovnik
Perché hai lanciato il tuo Depop shop?
“Prima su Depop vendevo abiti vintage, e adesso vendo i capi che creo io, in attesa di lanciare un mio sito e di espandermi. Ma è una piattaforma davvero carina, c’è un grande senso di collettività e comunicazione con i clienti che di solito non trovi su un normale sito”.
Sei molto presente sui social media. Ti aiuta anche con la tua ricerca?
“I miei modelli sono fortemente ispirati alle forme del dancewear e della lingerie, ma può succedere di essere colpita da un particolare tessuto. Le foto che salvo su Instagram sono per lo più automobili vintage e foto di Dennis Rodman degli anni 90.”
In che modo la pandemia ha modificato la tua routine nel lavoro, e come vedi il futuro della moda digitale?
“Sto pensando di espandere la produzione, per quanto mi piaccia molto creare tutto da me, non posso fare tutto da sola, è alquanto limitante. Di solito detesto chiedere aiuto, ma in questo momento devo farlo.
“Per quanto riguarda il futuro, spero davvero che gli stilisti e i brand più grossi prendano le distanze dalla moda stagionale e rallentino il ciclo della moda. Moltissima gente si sta rendendo conto che non abbiamo bisogno di consumare così tanto, nemmeno di vedere una nuova collazione ogni pochi mesi. Migliorare i contenuti digitali e le collaborazioni deve essere la priorità, ed è quello che continuerà a ispirare i brand e i consumatori. Spero che questi tempi folli possano ispirare i designer a creare con più consapevolezza e serietà”.