EndSARS e le proteste dei giovani contro le violenza della polizia
Circa due settimane fa in Nigeria i cittadini si sono riversati di nuovo nelle
Con un tweet Amnesty International ha protestato contro le brutalità, scrivendo: “Pur continuando a investigare sulle uccisioni, Amnesty International vuole ricordare alle autorità che secondo le leggi internazionali le forze di sicurezza possono ricorrere all’uso della forza solo quando assolutamente inevitabile per difendersi da una minaccia imminente di morte o di ferimento grave”.
Molte celebrity hanno postato tweet in cui esprimono preoccupazione e rabbia per gli spari contro la folla. Beyoncé si dice “ affranta” e ha dichiarato che “sta collaborando con le organizzazioni giovanili per sostenere chi protesta per il cambiamento”, mentre Rihanna ha detto che azioni tanto violente sono “un vero tradimento nei confronti dei cittadini: le persone chiamate a proteggerti sono proprio quelle di cui avere paura perché possono ucciderti”!
Vogue ha voluto approfondire la questione per capire come possiamo tutti dare il proprio sostegno a questo storico movimento di protesta.
Che cos'è il reparto SARS?
Fondata nel 1992, la Special Anti-Robbery Squad (SARS) era stata creata per tenere sotto controllo la criminalità a Lagos. Secondo il New York Times, “era una squadra di 15 persone dal volto coperto che si spostava su due autobus anonimi e i cui membri non indossavano né divise né distintivi con il loro nome”. A quel tempo il fatto che il reparto speciale operasse nell’anonimità era essenziale per poter affrontare la violenza della gang in città. Tuttavia, secondo gli oppositori, a mano a meno che il reparto si ampliava, anche i loro abusi aumentavano, restando impuniti. La squadra agiva a volto coperto, ed era impossibile denunciare i singoli membri. E anche se il governo insiste nell’affermare che la squadra è stata smantellata, nel 2020 è invece tornata a far parlare di sé, questa volta prendendo di mira i giovani. Chi oppone resistenza alla SARS ha subito torture o è stato ucciso.
© Joseph Okpako
Che cosa chiedono gli attivisti?
Il movimento #EndSARS è nato nel 2017, ma di recente le loro attività si sono di nuovo moltiplicate in parte a causa di un nuovo rapporto di Amnesty International in cui l’organizzazione documenta “almeno 82 casi di tortura, maltrattamenti ed esecuzioni extragiudiziali da parte di ufficiali della SARS” da gennaio 2017 a maggio 2020. Secondo l’associazione per i diritti umani, molte della vittime hanno fra i 18 e i 35 anni.
Se è vero che le autorità nigeriane hanno tecnicamente smantellato la SARS, i protestanti dicono invece che è ancora attiva. E oggi chiedono con forza una riforma generalizzata della polizia per mettere fine una volta per tutte alla brutalità. In particolare, i manifestanti chiedono “una valutazione psichiatrica di tutti gli ufficiali della SARS assegnati a nuovi incarichi di polizia, e un risarcimento per le vittime della violenza da parte della polizia. E chiedono anche uno stipendio più alto per gli agenti di polizia per evitare che i cittadini vengano sfruttati economicamente”. Inoltre, reclamano “il rilascio immediato di tutti i manifestanti arrestati”, ed esigono “che la polizia utilizzi solo proiettili in gomma in caso di disordini”.
© Leon Neal
Chi sono gli attivisti?
Secondo la BBC, le poteste sono guidate soprattutto dai giovani. È importante sottolineare che circa metà della popolazione nigeriana (182 milioni di persone) ha meno di trent’anni. In altre parole, il Paese ha una delle popolazioni più giovani del mondo. Le proteste, iniziate a Lagos e Abuja, sono state capeggiate da ragazzi fra i 18 e i 24 anni che “non hanno mai avuto l’elettricità in casa, non hanno mai potuto studiare gratuitamente, studenti universitari che hanno perso anni a causa dei continui scioperi degli insegnanti”.
In che modo si partecipa alla protesta globale?
Dimostrazioni pacifiche si sono tenute in vari Paesi nel mondo in solidarietà con i giovani nigeriani. L’11 e il 12 ottobre proteste non violente si sono tenute fuori dalla Nigerian High Commission a Londra. E altre simili si sono tenute a Berlino e Atlanta. E molte altre proteste dovrebbero tenersi anche questo weekend.
© Joseph Okpako
Come possiamo aiutare?
Tenere alta l’attenzione su quel che accade e fare pressione sul governo nigeriano richiede un impegno comune anche dall’esterno. Ecco cosa si può fare:
Unitevi alla protesta
Proteste pacifiche e solidali stanno spuntando un po’ ovunque nel mondo. Due si sono appena tenute a Londra davanti alla Nigerian High Commission e ce ne saranno altre nei prossimi giorni. Ricordatevi di manifestare sempre in osservanza delle linee guida per il Covid-19 per proteggere voi stessi e gli altri.
Informatevi
Prima di tutto, ascoltate chi manifesta in Nigeria e informatevi. Restare sempre informati significa anche poter continuare a fare pressione per il cambiamento. Ecco chi seguire:
EndSars offre moltissime informazioni sugli sviluppi della vicenda, link utili per le raccolte fondi e molto altro.
Amnesty International Nigeria fornisce aggiornamenti continui e news dalla Nigeria, oltre a risorse e dati utili.
The Slacktivists è un account Instagram molto utile perché offre una panoramica user-friendly di quello che accade in Nigeria e nel mondo.
Diffondere il messaggio di chi è in prima linea
È fondamentale ascoltare e diffondere il messaggio dei maggiori attivisti in Nigeria, come ad esempio:
La Feminist Coalition , nata nel luglio 2020 su iniziativa di un gruppo di donne nigeriane che si battono per l’uguaglianza di genere. Durante le proteste non solo hanno aggiornato i cittadini su quel che accadeva, ma hanno anche fornito cibo e assistenza sul campo, anche dal punto di vista legale.
Yemisi Adegoke, una giornalista di BBC Africa che vive e lavora a Lagos, in Nigeria e fornisce aggiornamenti e informazioni utili sul suo account Twitter, @Briticoyemo.
Usate i vostri social media
L’hashtag #EndSARS è stato in tendenza per giorni, tutti possono continuare a utilizzarlo per tenere alta l’attenzione del mondo sulla Nigeria in questo momento.
Questo articolo è stato pubblicato originariamente suBritish Vogue