Assoluta, teatrale, forse addirittura tossica: come altro si può definire la relazione amorosa tra Frida Kahlo e Diego Rivera, l’elefante e la colomba? Sedici anni
Esce ora per Neri Pozza un romanzo che ripercorre la vita della più celebre artista messicana gettando nuova luce sulla complessa e tormentata relazione con Diego Rivera. Un romanzo su una liason che è già in sé un romanzo: scelta scontata? No, perché Claire Berest racconta le cose alla sua maniera, scandendo le quasi 300 pagine del libro Nulla è nero in brevi capitoli, ciascuno dei quali è nominato secondo un colore ben preciso. Dal blu Savoia che determina l’incontro magnetico tra Frida e Diego al grigio cenere dell’estremo saluto: in mezzo, una tavolozza dalle infinite e complesse sfumature. Tranne il nero, appunto.
“Nulla è nero” (Neri Pozza)
Frida e Diego
© Photo by Leo Matiz@Alejandra Matiz Courtesy Photology Milano
Quando Diego e Frida si conobbero la prima volta – questa è la cronaca, non la finzione - lei aveva 15 anni ed era già incantata dal maestro messicano nel muralismo. La storia che segue è molto nota (ne abbiamo parlato anche qui): la diciottenne Frida si trova con costole, spina dorsale e ossa rotte a causa di un rovinoso tamponamento mentre era sull’autobus in compagnia del fidanzato dell’epoca. Bacino devastato, mesi a letto, la necessità delle grucce e del busto per poter stare eretta. Frida comincia a dipingere, ossessiva: nel letto-baldacchino di casa i genitori posizionano uno specchio per aiutarla a ritrarsi e la pittura, in particolare l’autoritratto, diventa in poco tempo una ragione di vita, seconda solo alla voglia di conquistare Rivera (che però era già sposato).
Frida Khalo
© Bettmann
Certe attrazioni chi le ferma? Nel 1929 la coppia si unisce in matrimonio e cerca invano di avere figli (ai continui aborti, conseguenza dei danni irreparabili dell’incidente, Frida dedicherà una serie di quadri struggenti). Così lontani, così vicini: Frida e Diego si amano, si azzuffano, trasformano la loro casa (Casa Azul, residenza-atelier, oggi tra i luoghi più visitati di Città del Messico, qui si può fare un tour virtuale) in un rifugio per artisti e politici dissidenti.
Frida Kahlo, La colonna spezzata, 1944
© Riccardo Richiusa
Oggi chiameremmo la loro storia una “relazione aperta” ma si può immaginare come fosse percepita nel Messico degli Anni 30… Diego e Frida hanno avuto entrambi amanti occasionali, talvolta lei si spazientiva per le eccessive esuberanze di lui («ma tutte le arrabbiature da cui sono passata sono servite soltanto a farmi finalmente capire che ti amo più della mia stessa pelle e che, se anche tu non mi ami nello stesso modo, comunque in qualche modo mi ami», scriveva in una lettera del ‘35). «Amami un poco, io ti adoro, Frida», rispondeva Rivera ma, nel frattempo, continuava a inanellare flirt e tradimenti. Persino quest’anarchia sentimentale ha un punto di non-ritorno: quando lui ha una relazione con Cristina, la sorella di lei, Frida chiede il divorzio.
Alla fine del ‘39 il sodalizio amoroso e artistico pare interrotto per sempre. E invece nemmeno un anno e i due tornano insieme: si risposano a San Francisco nel 1940, ma la coppia è ormai definitivamente intossicata,l ogorata. Rivera è quel tipo di gigione perfettamente consapevole del proprio ruolo: non a caso la relazione con Frida è tesa quando lui è invitato negli Usa per realizzare i suoi murales. Gli Stati Uniti coccolano l’ego di Rivera ma abbattono quello di Frida: eccessiva la lontananza dal suo Messico, dalla luce e dagli spazi rassicuranti di casa.
Gli ultimissimi anni sono un rollercoaster emotivo: Diego è sinceramente accanto a una Frida dalla salute sempre più compromessa, ma guarda col sopracciglio inarcato il crescente successo artistico della compagna. La malattia non dà scampo alcuno e quando Frida muore nel 1955 Diego Rivera dirà solo «Ho capito che la cosa più bella della mia vita è stata il mio amore per Frida».
Frida Kahlo, Ritratto di Diego Rivera, 1937
© Frida Kahlo, Ritratto di Diego Rivera, 1937