Polonia: le proteste contro l'ultima legge anti-aborto

Zofia è preoccupata. La 30enne di Poznan, Polonia, curatrice d’arte e attivista, è stata una fervente sostenitrice delle proteste contro il divieto di aborto nel

paese e il 4 novembre, tornando a casa dopo la passeggiata con il suo cane, ha trovato due agenti di polizia ad aspettarla. Hanno preteso di vedere il suo documento d’identità, l’hanno minacciata e hanno tenuto aperta la porta del suo appartamento per mezz’ora. “Non sapevo chi fossero, quindi ho chiesto di parlare con il mio avvocato,” racconta. “Mi hanno detto che se avessi dato loro informazioni false, io e ‘quelle come me’ avremmo dovuto affrontarne le conseguenze. Sono stati estremamente aggressivi”.
Una donna con il suo bambino protesta contro la legge sull'aborto, Polonia, febbraio 2020

© Karolina Jonderko

È quasi certa che affronterà un processo. La scorsa settimana, Zofia ha lanciato delle uova contro il muro di una chiesa per protesta contro l’irrigidimento delle posizioni politiche della chiesa cattolica e contro la stretta sulla legge sull’aborto. Da allora, Zofia e un gruppo di amiche protestano all’interno delle chiese di Poznan durante la messa – sollevando striscioni con scritto ‘Vergogna’. ‘Per loro saremo sempre delle fuorilegge’ e ‘L’aborto non è un peccato’. Sono state fermate da un numero esagerato di poliziotti delle squadre antisommossa, che hanno minacciato di arrestarle e hanno impedito loro di uscire dalla chiesa fino a quando non hanno preso nota delle loro generalità.

L’origine del malcontento

Sono passate due settimane da quando Diritto e giustizia (PiS) - il partito conservatore polacco salito al potere nel 2015 – ha annunciato la prossima entrata in vigore di una draconiana legge anti-aborto che permette l’interruzione di gravidanza solo nei casi di stupro, incesto o grave minaccia per la salute della madre. Casi come questo rappresentano solo il due per cento degli aborti legali. Anche se il feto mostrasse segni di una malattia grave a causa della quale il bambino morirebbe subito dopo la nascita, l’aborto sarebbe illegale. Le proteste che sono seguite alla modifica della legge il 22 ottobre hanno sorpreso tutti, inclusi i manifestanti. Le dimostrazioni sono cominciate a Varsavia, vicino alla casa del leader del PiS, per poi diffondersi in tutta la città. Due giorni dopo si sono estese a tutto il territorio nazionale.

Migliaia di persone sono scese in piazza nella capitale della Polonia, a Varsavia, per protestare contro la legge sull'aborto, Ottobre 2020

© Karolina Jonderko

La modifica alla legge è stata l’ultima goccia, e anche se la reazione del movimento a favore dell’aborto può sembrare improvvisa agli osservatori internazionali, in realtà si preparava da tempo. Il 3 ottobre 2016, quando era stata pubblicata la prima bozza della proposta di legge, milioni di donne erano scese in piazza in tutto il paese, vestite di nero, dando luogo alla Czarny Protest, o Protesta nera.

Quindi cosa è cambiato da allora? “Più persone si sentono potenzialmente colpite, in caso dovessero aver bisogno di interrompere una gravidanza,” dice Natalia Broniarczyk del gruppo di sostegno Aborcyjny Dream Team. Parlare dalla propria esperienza unisce le persone. È un grande cambiamento di linguaggio. I manifestanti scrivono il nostro numero di telefono sui muri con le bombolette spray. Nei primi 10 giorni delle proteste in corso abbiamo aiutato 33 donne, che grazie alla raccolta fondi sono potute andare in Germania, nel Regno Unito o nei Paesi Bassi. In quello stesso periodo, mille donne hanno avuto aborti terapeutici. Tre volte di più rispetto a prima delle proteste attuali.”

Una donna circondata dalla polizia mentre porta un cartello con scritto "Libertà, legge, sorellanza", Ottobre 2020

© Karolina Jonderko

La creazione di un movimento

Nei quattro anni successivi, la rabbia non si è spenta ma è cresciuta. Come è cresciuta l’attività dello Sciopero delle donne polacche, un movimento che ha organizzato continue manifestazioni. Soprattutto, ha ispirato una nuova generazione di donne giovani e grintose per cui i social media sono un habitat naturale e molte delle quali non hanno la devozione delle generazioni precedenti nei confronti della Chiesa.

Se si dovesse paragonare la probabile traiettoria politica della Polonia in materia di diritto all’aborto a quella di un altro paese, si potrebbe forse pensare all’Irlanda, dove l’influenza della Chiesa sulla legge era ugualmente forte finché non sono emersi i casi diffusi di abusi su minori da parte di alti prelati. Casi non dissimili stanno venendo a galla in Polonia, seminando ulteriore sfiducia e rabbia. Molti ritengono che la Chiesa, percependo la perdita della propria autorità, si stia alleando a un partito al governo altrettanto tradizionalista per rafforzare il proprio controllo sui diritti riproduttivi delle donne.

La decisione del governo di inasprire la legge nel mezzo della seconda ondata di Covid-19 è vista come un tentativo di soffocare l’opposizione. Ma come possiamo osservare ha avuto l’effetto contrario, come spiega Weronika Grzebalska, studentessa di scienze politiche all’Accademia polacca delle scienze di Varsavia: “Con queste proteste, il monopolio della destra sul populismo in Polonia è spezzato. Per molti anni, la destra nazionalista ha mobilitato gli elettori presentandoli come ‘la brava gente’ danneggiata dalle ‘élite’ insidiose e distanti. Con il governo che spinge per un ulteriore giro di vite sull’aborto contro il volere della maggioranza, si è creata una nuova ‘causa comune’.”

Migliaia le persone che protestano contro il bando dell'aborto

© Karolina Jonderko

I diritti delle donne sono diritti umani

Il problema dell’aborto ha reso più evidenti le violazioni e i fallimenti del governo. La retorica anti-LGBTQ+ propagata dallo stato ha visto la continua riduzione dei diritti dei gay portando quasi un terzo del paese ad approvare risoluzioni contro le comunità LGBTQ+ dichiarandosi zone ‘libere dall’ideologia LGBTQ+’. Per le strade, circolano autocarri con striscioni che equiparano l’omosessualità alla pedofilia. E nell’agosto 2020 sono scoppiate delle rivolte per l’arresto di una nota attivista LGBTQ+.

Intanto i media, controllati dallo stato, diffondono un linguaggio pregiudizievole contro le minoranze e i migranti, usandoli come capri espiatori nelle campagne elettorali e ogni volta che vengono attaccati. Inoltre, la gestione della pandemia da parte del governo è stata condannata, con le piccole attività commerciali che si sentono abbandonate, insegnanti e studenti che continuano con la didattica a distanza e il bilancio delle vittime da Covid-19 che sale a 7.287.

I manifestanti pro-choice hanno risposto con il loro tipico linguaggio esplicito, infatti lo slogan principale è stato ‘Wypierdalać’ (‘Andate affan****). Considerando la pandemia, la gente che ho visto alle manifestazioni si è comportata responsabilmente – indossando le mascherine e rispettando il distanziamento. Persone comuni, tra le quali famiglie con bambini, stanno trovando il coraggio di fermare le auto per le strade creando blocchi del traffico. Le loro azioni stanno funzionando: il 30 ottobre la Polonia ha assistito alla più grande manifestazione della sua storia con centomila persone per le strade, secondo le stime, per più di sei ore. L’unica arma che resta ora al governo è chiudere del tutto le strutture sanitarie che praticano l’aborto. Scioccante un discorso in TV del il leader del PiS Jarosław Kaczyński, che si è appellato ai gruppi nazionalisti per ‘difendere’ le chiese contro le donne.

Anche davanti al Parlamento Polacco migliaia di persone protestano contro il bando dell'aborto a novembre 2020

© Karolina Jonderko

Gli ultimi giorni sono stati prevalentemente tranquilli e ci si chiede con preoccupazione se le proteste potranno andare avanti. Dall’interno del movimento sono sorte delle critiche dopo che il collettivo Sciopero delle donne polacche ha creato un comitato che non rispecchiava i dati demografici dei partecipanti alla protesta – i membri giovani, quelli a sinistra del centro e quelli che non erano di Varsavia sono stati lasciati fuori, e il gruppo accusato di prendere il controllo delle proteste.

Poi ci sono persone come Zofia, le cui voci rischiano di essere soffocate. “La mia più grande preoccupazione è che questo movimento non userà le proteste come un catalizzatore per un nuovo populismo progressista per il 99 per cento,” mette in guardia Grzebalska. “Che invece tornino ai metodi e al linguaggio logori della generazione dei boomer.”

In funzione di questo, è importante ricordare che siamo noi, il popolo, ad avere il potere, non i politici, e che possiamo portare un cambiamento di lunga durata quando si tratta di diritto all’aborto. Come conclude Broniarczyk: “[Anche se] il lockdown spegnerà inevitabilmente le proteste, la nostra battaglia per rendere l’aborto socialmente accettabile è così importante che non può essere sopravvalutata”.

Cosa si può fare per supportare il movimento Pro-choice in Polonia

Donate a organizzazioni come Aborcyjnydreamteam.pl o visitate la pagina Abortion Without Borders, dove trovate informazioni su diverse iniziative. Altre risorse degne di nota comprendono l’Abortion Support Network, la ong di Berlino Ciocia Basia (zia Barbara) o la linea telefonica dedicata alle donne polacche: +48 22 292 25 97 / +48 22 30 70 791. Si svolgono anche altre proteste nel mondo, organizzate da Dziewuchy Dziewuchom (Ragazze per le ragazze).

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