Musica estate 2020: i nuovi album da ascoltare subito

Complici le restrizioni imposte dal lockdown, molti artisti hanno fatto di necessità virtù e si sono chiusi in casa - o in studio - a

produrre e registrare musica bellissima. Ma quali saranno lecanzoni dell'estate, sicuramente la più atipica della nostra vita? Quali i tormentoni che ci faranno ballare, seppur distanziati e muniti di mascherina? Difficile, difficilissimo dirlo: durante la fase 1, gli ascolti delle radio sono calati sensibilmente. Ma anche in questa fase successiva di transizione, non è mai stata così ardua la promozione musicale: a causa di festival e concerti fermi ai box, ma anche dell'annullamento degli eventi in store, i cosiddetti firmacopie. Eppure, come detto, è uscita e sta per uscire dellabellissima musica: ecco perché la necessità di ospitare sulle pagine di Vogue.it uno spazio dedicato alle nostre release preferite. In attesa di poterle ballare di nuovo abbracciati.

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At home with Vogue: le playlist musicali da ascoltare a casa

JESSY LANZA, ALL THE TIME

Come è natoAll the time,e cosa significa per te?
Ho scritto “All the time" dopo essermi trasferita a New York dalla mia città natale Hamilton, in Canada. Non volevo fare un disco sulla nostalgia di casa, ma riascoltando le canzoni è chiaro che stessi soffrendo in quel periodo.

Dal punto di vista musicale come descriveresti questo progetto?
Direi che ho esplorato fino in fondo il mio amore per scrivere le canzoni. Per la realizzazione di questo album ho lavorato con un setup di uno studio molto più piccolo di quello a cui ero abituata, il che mi ha fatto prendere parecchie decisioni su che tipo di strumentazione utilizzare per il disco, e credo che questo doni al suo sound una qualità speciale.  

Jessy Lanza © Milah Libin

Qual è la traccia con una bella storia da raccontare?
Ho scritto la canzone Baby Love dopo aver visto la mia nipotina per la prima volta. Appena uscita dall'ospedale, la sensazione di amore incondizionato che mi pervadeva era tale che mi ha ispirato a scrivere subito quella canzone su di lei.

Con chi (e come) avete collaborato durante la realizzazione del disco?
Ho co-prodotto e co-scritto All the Time con Jeremy Greenspan, è il terzo album a cui abbiamo collaborato. Vive ad Hamilton, in Canada, quindi ho guidato avanti e indietro da New York a Hamilton abbastanza spesso per lavorare insieme al disco.

C’è qualcuno a cui vorresti dedicare questo album?
A tutti i miei fan che hanno pazientemente atteso che ultimassi la realizzazione di All the Time.

INNER CITY, WE ALL MOVE TOGETHER

Come è natoWe all move together, e cosa significa per voi?
Quest'album per noi significa persone che si uniscono: sia nel dancefloor, sia politicamente. Un gruppo di persone che diventa un tutt'uno al fine di fare qualcosa di positivo. Vogliamo riportare la positività di Inner City alla gente: e questo album arriva nel momento perfetto, proprio quando ce n'è più bisogno.

Dal punto di vista musicale come descrivereste questo progetto?
È un sound per tutti i colori e tutte le etnie. È musica nobile, edificante, e che fa ballare le persone: è musica che tocca l'anima.

Inner City

© Scott Sprague

Qual è la traccia con una bella storia da raccontare?
We All Move Together con Idris Elba - grazie al modo in cui è nata: si è evoluta organicamente. Avevo già in testa di voler fare una traccia con Idris dopo averlo visto suonare Big Fun al Coachella in un videoclip - e mia moglie continuava a ripetermi che avrei dovuto lavorare con lui: credo perché le piacesse! Ma poi è maturata dentro di me l'idea di lavorare davvero insieme, ed è successo qualcosa di unico. Idris è venuto apposta dal Regno Unito a Detroit, per registrare nel mio studio in casa. È stata davvero una collaborazione molto familiare e intima, per così dire.

Con chi (e come) avete collaborato durante la realizzazione del disco?
Innanzitutto Idris Elba, come già sapete. La nostra cantante principale, Steffanie, che è stata in tour con noi, mentre la guest singer è ZebrA OctobrA che una volta era la mia insegnante di yoga! È andata così: un giorno ha annunciato che se ne sarebbe andata, quindi mi sono segnato il suo profilo Instagram e ho visto che era una cantautrice, cosa di cui non avevo assolutamente idea. Mi piaceva la sua voce, quindi le ho chiesto se le sarebbe piaciuto essere coinvolta nell'album ed ecco fatto! Tra l'altro, ha anche scritto una delle tracce chiamata Soundwavez, quindi sì: è stata una collaborazione fantastica.

C’è qualcuno a cui vorresti dedicare questo album?
La vorrei dedicare al mondo: We All Move Together. 

MAYA JANE COLES, WOULD YOU KILL (4 ME)?

Come è nataWould You Kill (4 Me)?, e cosa rappresenta per te e per la tua crescita artistica?
Questa è stata una release piuttosto spontanea e giocosa per me. Avevo fatto qualche cut di campioni vocali e una parte sembrava quasi dire "kill somebody" ... In quel periodo avevo appena fatto indigestione della serie “Killing Eve” e probabilmente il tema dell'omicidio era presente nella mia testa. Era insomma un'idea divertente che è venuta fuori in un modo molto spontaneo.

Dal punto di vista musicale come descriveresti questo progetto?
Si tratta di musica da club, con un mood un po' oscuro, ma al tempo stesso ha quel non so di che di ascendente, il consueto contrasto che cerco di creare con la mia musica: mi piace creare un chiaroscuro tra elementi dark e malinconici, ed altri più leggeri e allegri. 

Maya Jane Coles

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Qual è la traccia con una bella storia da raccontare?
Ricordo quando originariamente ho realizzato "Piano Magic", la terza traccia dell'EP. Ne avevo realizzato un mix approssimativo, letteralmente mezz'ora prima di uscire per una mia data al Fabric di Londra. Non avevo avuto il tempo realizzare un mixdown, né avevo avuto la possibilità di riascoltarla a mente fredda, quindi mi rendeva abbastanza nervosa suonarla davanti a un pubblico del genere. Ma poi, poco prima della fine del mio set, ho deciso di metterla come ultimo pezzo. Ho avuto una risposta così sorprendente dal crowd, che mi ha fatto capire che quella traccia aveva qualcosa di speciale. È sempre fantastico ricevere quel tipo di gratificazione con una traccia appena realizzata. Non c'è sensazione migliore

C’è qualcuno a cui vorresti dedicare questa canzone?
Direi che la dedico ai miei fan di vecchia data, dato che in tanti mi hanno detto che le sonorità di questa uscita ricordano un po' le produzioni che realizzavo tanto tempo fa. Il mio sound è comunque in continua evoluzione e c'è dentro qualcosa di nuovo e fresco, ma mi piace sempre rivisitare i miei vecchi canoni stilistici, pur mantenendo l'essenza di quando ho iniziato a fare musica da club. E spero che questa release mi farà trovare lungo la mia strada anche tanti nuovi fan!

LOLA LENNOX, BACK AT WRONG

Come è nataBack At Wrong, e cosa rappresenta per te e per la tua crescita artistica?
Ho scritto Back At Wrong a LA, vivevo lì e passavo le mie giornate scrivendo canzoni e andando in studio. Quel giorno in particolare volevo scrivere una canzone sulla relazione intensa che stavo vivendo in quel momento in cui la musica potesse descrivere questo amore appassionato e tumultuoso. Pubblicare questo brano per me è stato come un punto di arrivo, faccio musica da anni e far uscire questo singolo è come la culminazione di tutto il lavoro e l’impegno che ci ho messo, ore di prove e centinaia di canzoni scritte al pianoforte, sono davvero felice di condividere con gli altri il mio mondo e la mia visione.

Dal punto di vista musicale come descriveresti questo progetto?
Mi piace creare un equilibrio fra nostalgia e modernità. Back At Wrong ha radici e grinta blues ma fondamentalmente è una canzone pop con melodie orecchiabili e un sound fresco. Volevo che la musica riproducesse il caos della mia relazione e musicalmente ha momenti inattesi, alti e bassi, come sulle montagne russe.

Lola Lennox © Kevin Roldan

Qual è la storia della canzone?
Per me Back At Wrong è una fotografia che cattura la storia e l’emozione di un capitolo folle della mia vita. Mi trovavo in una relazione tanto disfunzionale quanto piena di passione e nonostante gli scontri continui non riuscivamo a stare lontani. Credo che la maggior parte della gente abbia vissuto una storia del genere, molti si portano dietro il bagaglio di quelle esperienze, e questa canzone parla delle ferite che restano nel cuore.

Con chi (e come) hai collaborato durante la realizzazione del singolo?
Ho scritto Back At Wrong con Dan Muckala e Ben Scholfeild a Los Angeles e il disco è stato prodotto a Nashville. Mia mamma,  Annie Lennox e il suo fidanzato Braeden Wright hanno coprodotto il singolo, è stato tutto molto naturale, mi conoscono meglio di chiunque altro e quando ci siamo riuniti nel mio studio a casa la musica è venuta fuori in modo molto spontaneo. E poi sono stata felicissima di lavorare con un tecnico del suono geniale, Spike Stent, che ha mixato il brano. 

C’è qualcuno a cui vorresti dedicare questa canzone?
Dedico questa canzone a chiunque si è sentito umiliato o ferito per colpa di qualcuno. Questa canzone parla di come ritrovare la propria voce, riconoscere il proprio valore e lottare per il rispetto che si merita.

CHARLOTTE DE WITTE, RETURN TO NOWHERE 

Come è natoReturn To Nowhere,e cosa rappresenta per te e per la tua crescita artistica?
Sono sempre stata attratta dal potere dei vocals, e ho voluto usare ancora una volta interpretazioni corali e antiche nelle mie tracce. Un paio di anni fa, ho realizzato un brano chiamato "Varpulis", realizzato proprio con i Canti Gregoriani. Questo contributo si è rivelato fonte d'ispirazione per l'intero EP. Sono molto soddisfatta del progetto nel suo insieme: penso che mostri un lato più versatile di me. In particolare, ritengo che "Return To Nowhere" sia probabilmente uno dei migliori brani che abbia mai realizzato.

Dal punto di vista musicale come descriveresti questo progetto?
Oserei dire che è quello che la gente si aspetterebbe da me: è sicuramente fatto per la pista da ballo, con un “twist” diverso rispetto alle mie produzioni precedenti. 

Charlotte de Witte © Marie Wynants

Qual è la traccia con una bella storia da raccontare?
Direi che tutte le tracce dell'EP hanno una bella storia da raccontare. L'uso di quelle voci ha trasformato l'intero processo creativo in qualcosa di piuttosto emotivo. Soprattutto l'ultima traccia dell'EP, "What's In The Past", a volte può davvero emozionarmi.

A chi dedichiReturn To Nowhere?
Difficile non parlare dello strano periodo che stiamo vivendo. Molte persone, e il mondo intero hanno sofferto, e stanno soffrendo molto. Quindi vorrei chiudere con un messaggio di speranza. You're not alone. Siamo tutti sulla stessa barca: tempi migliori stanno arrivando.

FRAH QUINTALE, BANZAI

Come è natoBanzai, e cosa rappresenta per te e per la tua crescita artistica?
Banzai è nato dall’esigenza di raccontare un po’ di cose che mi sono successe tra l’uscita del mio primo album (Regardez Moi, ndr) e questa prima parte del 2020. Questo lato del disco contiene racconti autobiografici e pezzi più leggeri, per me rappresenta un punto di svolta nella ricerca delle sonorità.

Dal punto di vista musicale come descriveresti questo progetto?
Il suono si avvicina all’RnB e a sonorità più black rispetto al lavoro precedente, volevo cercare di smarcarmi dall’indie italiano e di rendere il progetto più personale possibile, dai suoni delle strumentali all’uso della voce fino all’intero artwork del progetto. 

Frah Quintale © Valentina De Zanche

Qual è la traccia con una bella storia da raccontare?
Secondo me, Allucinazioni (feat. Irbis37) è un bello spaccato dell’amicizia tra me, Martino (Irbis) e tutti i ragazzi del suo collettivo. Il brano racconta una serata psichedelica finita all’alba da qualche parte a Milano. 

Con chi (e come) hai collaborato durante la realizzazione dell’album?
Sulle produzioni mi sono affidato come sempre a Ceri, con me anche su tutti i lavori precedenti. Inoltre, sono presenti Bruno Belissimo, Crookers e al microfono IRBIS37 (giovane talento di casa Undamento). Le collaborazioni nascono in maniera molto spontanea, condividere la stessa visione musicale è fondamentale ma è soprattutto il lato umano a rendere speciale una collaborazione. Preferisco lavorare con i miei amici che avere il nome del momento sul disco. 

A chi dedichiBanzai?
Lo dedico a chi ha l’esigenza di cambiare pelle di continuo, a chi sta cercando di cambiare delle cose nella sua vita,  a chi come me sente il bisogno costante di scoprire, di scoprirsi e di rinnovarsi.

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