Ellie Goldstein, la sua storia ha fatto il giro del mondo

Certo, il 2020 non è solo l’anno del Covid-19 e della pandemia con le sue sventure, è anche l’anno in cui Crip Camp, il documentario

bellissimo e commovente di Nicole Newnham e James LeBrecht, prodotto da Barack e Michelle Obama, ha vinto il premio del pubblico del Sundance Festival. E vale la pena ricordare che il documentario è la storia, raccontata senza sconti o pudori eppure con dolcezza inattesa, di Camp Jened, il primo (e unico?) campeggio-comune rivoluzionaria-comunità hippy americana di soli disabili. Disabili auto-organizzati, disabili che a cavallo tra i 60s e i 70s amano, vivono, scherzano, nuotano, scopano, piangono, ridono come tutti gli altri teenager del mondo. Dove l’eccezionalità era la normalità, punto.

Questo per dire che in una società sana non dovremmo quasi neanche raccontare (con altrettanta commozione) del successo pazzesco che ha raccolto in tutto il globo lo scouting “The Gucci Beauty Glitch” di Vogue Italia, che ha avuto come protagonista Ellie Goldstein, ragazza inglese dell’Essex, diciotto anni, con sindrome di Down, fotografata da David PD Hyde e scelta da Alessandro Michele, stilista del mascara L’Obscur. 

Cioè non dovrebbe quasi essere una notizia che centinaia di migliaia di persone abbiano messo un like e condiviso le fotografie che ritraggono questa giovane britannica con il suo trucco ultraminimale, la sfumatura appena di blush, il sorriso raggiante e autentico, che la rassegna stampa suscitata dall’iniziativa conti più di mille pagine, dall’Australia alla Svezia, dal Pakistan a Dubai, dall’Argentina al Vietnam all’Indonesia, dalla BBC ad Al Jazeera – e che le reazioni offensive, stupide, violente (di cui magari diremo dopo) si contino davvero sulle dita di una mano. Invece tutto questo è (ancora) una notizia, e dunque forse la notizia è che siamo appena ai blocchi di partenza, nel ragionare su cosa sia la bellezza e quali confini si dia.

La stampa mondiale si è riempita innanzitutto del sorriso di Ellie Goldstein, delle sue parole piene di entusiasmo e di genuina emozione, e infine delle sue ambizioni (già protagonista di due campagne per Nike e Vodafone, Ellie ha molti progetti professionali, e sogna la laurea). E quasi subito ha affiancato il suo caso a quelli di altre storie di diversità e di inclusione: da Jari Jones a Bernadette Hagans, da Winnie Harlow a Enam Asiama, ad altri casi di modelle con trisomia 21, ovvero sindrome di Down, come Madeline Stuart e Ruoyi Yi.

(Continua)

In apertura e sopra: Ellie Goldstein, fotografata da David PD Hyde, interpreta il make-up di Gucci, grazie al progetto di scouting “The Gucci Beauty Glitch” realizzato dal Photo Vogue Festival in collaborazione con Gucci Beauty e con la direzione artistica di Alessia Glaviano.

Leggete l'articolo integrale sul numero di novembre di Vogue Italia

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