Sono trascorsi cinque anni da quando i capi contraffatti di Ava Nirui hanno iniziato a diffondersi sui feed social dei redattori di moda. Nirui era
Tuttavia, la creativa australiana ha raccontato a Vogue che non stava provando a produrre oggetti del desiderio, ma voleva semplicemente realizzare “un progetto divertente e personale e vedere fino a che punto potevo spingermi con questa idea.”
Dopo essersi trasferita a New York nel 2013 e aver realizzato alcune creazioni di “contrabbando” diventate subito virali, l’appassionata di anime ha intenzionalmente scritto ‘Mark Jacobes’, anziché Marc Jacobs, con una calligrafia infantile su una semplice felpa, balzando all’occhio dello stilista leggendario. “Era confuso e allo stesso tempo incuriosito,” ride. Dopo un’altra collaborazione di successo – insieme al brand grafico di Julian Consuegra, Stray Rats, la casa editrice IDEA e l’esperto di streetwear Avi Gold – Nirui entra nell’universo Marc Jacobs e piano piano rafforza la sua collaborazione come direttrice dei progetti speciali.
© Photography by Tina Tyrell
Nirui si è collegata con noi via Zoom dalla sua eclettica casa di Brooklyn, con il suo tavolo di Garfield e il cuscino di IDEA x Keanu Reeves (parte di un progetto concepito assieme a sua madre, Meredith Nirui, che ha fotografato l’attore sul set di Matrix per il suo fan magazine anni ’90, My Keanu). È ancora su di giri per l’evento tenutosi la sera prima: un drive-in con distanziamento sociale dove si celebrava la creatura nata dalla collaborazione tra lei e Jacobs, Heaven.
La collezione di debutto – un punto di vista grunge sulla nostalgia adolescenziale – è stata presentata a settembre e includeva un eccentrico gilet double-face (indossato da Bella Hadid e Iris Law), gonne a fiori plissettate, borse di nylon strutturate, t-shirt corte con illustrazioni e cappelli alla pescatora realizzati all’uncinetto. Grazie alla tipografia distopica e alle immagini intrecciate attraverso l’intera collezione del regista rivoluzionario Gregg Araki, il tutto diventa “così pertinente, così attuale”, afferma Nirui.
Ecco tutto quello che c’è da sapere su Ava Nirui, da come coltiva la sua comunità creativa a New York, a cosa dobbiamo aspettarci dalla prossima linea Heaven e come la generazione dei TikTokers stia rimodellando il suo pensiero sulla logo mania.
Hai collaborato con Marc Jacobs nel 2017, precedentemente a Heaven. Hai sempre voluto lavorare nella moda?
“Mia madre non ha mai seguito gli standard della società, si è sposata con una maglietta bianca e un paio di jeans Levi’s. La prima volta che ho realizzato qualcosa a mano è stata in seconda superiore. Ho iniziato a creare magliette insieme alla mia migliore amica con stampa serigrafica ispirate alla cultura elettronica, rave ed emo – adorabile, sdolcinato e molto high school – e le vendevamo ai nostri compagni di classe.
“Poco dopo, ho deciso di intraprendere la carriera giornalistica e a 19 anni ho lavorato per un brand indipendente australiano chiamato Wheels & Dollbaby che produceva abbigliamento per le stelle del rock – Debbie Harry è stata protagonista di una campagna girata dalla fotografa tedesca Ellen von Unwerth. Ho imparato un sacco e deciso di iniziare a lavorare nella moda”.
© Larissa Hoffmann. Styling Danielle Emerson. Courtesy of Heaven by Marc Jacobs
Credi di continuare con la realizzazione di oggetti contraffatti in futuro?
“Ho interrotto bruscamente la produzione di oggetti contraffatti verso la metà del 2018, perché ho sentito il bisogno di fermarmi. La cosa divertente di quel progetto era che potevo svegliarmi e reinventare un pezzo di storia da qualunque brand”.
In passato hai detto che la generazione Z ha la predilezione per il lusso e i monogrammi. Pensi sia ancora così?
“Le nuove generazioni sono così innovative. Si divertono, sono abili e amano sperimentare. L’ho capito osservandoli su Tik Tok. I ragazzi di oggi sono consapevoli dei cambiamenti climatici e sono più predisposti all’usato. Credo che i giovanissimi siano ancora ossessionati dai loghi, ma è una cosa che sta iniziando a diminuire”.
Qual è il concetto e l’estetica che si cela dietro Heaven?
“Inizialmente, la linea si sarebbe dovuta chiamare ‘Trademark’, ma successivamente abbiamo optato per ‘Heaven’, perché Marc utilizza questo termine per definire tutto ciò che ama – è diventata una battuta ricorrente tra i suoi amici più cari, com Anna Sui, Steven Meisel e Louie Chaban. Inoltre, Heaven si ingloba alla precedente collezione, è intrinsecamente connessa al grunge – riassume perfettamente il messaggio di questa intera linea: è un’interpretazione onirica”.
© Photography by Larissa Hoffmann. Courtesy of Heaven by Marc Jacobs
Per realizzare la linea, hai arruolato una serie di collaboratori, come l’artista di sculture di Los Angeles Alake Shilling e il direttore artistico Elliot Shields. Perché creare un polo creativo è così importante per te?
“Quando ho iniziato a lavorare per Marc Jacobs avevo alcuni obiettivi in mente. Volevo continuare a dare energia al brand e creare un senso di comunità, perché è ciò che ha reso Marc Jacobs così speciale negli anni ’90. Ha dato vita a relazioni solide in maniera personale e professionale, da Juergen Teller a Sofia Coppola e Naomi Campbell – è lui il vero prototipo di Heaven. Volevo far partecipare una nuova generazione di creativi newyorkesi, volevo che diventassero parte di quella tradizione per dare una nuova reinterpretazione al brand.
“Era importante poter realizzare abiti che dessero l’impressione di essere accessibili, non solo per il prezzo, ma per la loro autenticità. La moda dà spesso l’idea di essere questo club esclusivo – non volevo accadesse lo stesso per questa linea.”
Cosa dobbiamo aspettarci dalla seconda puntata di Heaven?
“Ci sarà una sovrapposizione tra alcuni dei precedenti collaboratori e i nuovi. Sarà un po’ più costoso questa volta, perché realizzeremo gioielli, borse e accessori, perciò avremo più tempo per lavorarci. Ormai il mio subconscio sa cosa piace e cosa non piace a Marc. La nostra conoscenza reciproca è diventata più forte e ci ha permesso di formare un legame più stretto.”
Come riuscirai a incorporare l’idea di comunità in questa seconda parte?
“Lo spirito grunge dei film di Gregg Araki e il film del 1988 Alien Nation sono in linea con l’estetica personale di Marc e il vecchio mondo di Marc Jacobs. Heaven non riguarda noi, Heaven è lo spazio dove gli artisti possono sperimentare e fare ciò che vogliono. Fornire una piattaforma dove poter esprimersi è il modo migliore di rimanere autentici a quest’idea, ma allo stesso tempo riconoscere il loro lavoro e non usarli esclusivamente come ghost designer.”
La seconda parte di Heaven verrà rilasciata a Marzo 2021