Giornata contro la violenza sulle donne: a che punto siamo
Nessuna manifestazione consentita, tutti gli eventi annullati. Questo 25 novembre 2020, Giornata internazionale perl’eliminazione della
Non stiamo proprio uscendo migliori da questa pandemia: l’ultimo report dell’Istat ha registrato, nel periodo tra il 1 marzo e il 15 aprile del 2020, un aumento del +73% di chiamate al numero verde antiviolenza 1522 rispetto allo stesso periodo del 2019, e nella quasi totalità dei casi si tratta di violenza domestica.
Proprio in questi giorni Vox Osservatorio dei diritti ha tracciato la quinta edizione della “Mappa dell’intolleranza” che si concentra sull’odio su Twitter: metà dei tweet violenti (hate speech, commenti discriminatori e offensivi) dei leoni da tastiera italiani sono rivolti contro donne, specie quelle di potere (ultimamente va di moda prendersela con le virologhe).
Non si può protestare in piazza, ma si può far sentire comunque la propria voce online. WeWorld, ad esempio, sta promuovendo una petizione per chiedere al parlamento italiano la riduzione dell’iva sugli assorbenti igienici (attualmente al 22% come i cosiddetti beni non esssenziali, dotrebbe passare al 5%: qui la petizione contro la #tampontax), #Datecivoce chiede una più solida rappresentanza di genere nelle cabine di regia della gestione della pandemia, mentre il movimento ilGiusto Mezzo ha formalmente chiesto, partendo da uno studio delle economiste Azzurra Rinaldi ed Elisabeth Klatzer, che metà dei fondi Next Generation EU (quello che ovunque leggiamo come "recovery fund") sia destinato a politiche integrate di genere e a interventi sistemici in grado di attivare un effetto moltiplicatore.
Anche il mondo dell’arte fa la sua parte
A Milano, il Pac Padiglione d’Arte Contemporanea inaugura una significativa collaborazione con l’artista curda Zehra Doğan e per tutto l’arco della giornata del 25 novembre sul sito sarà trasmessa la documentazione video della performance dell’artista realizzata lo scorso anno al Museo di Santa Giulia di Brescia. Durante l’azione, Zehra Doğan dipinge di fronte a oltre 200 persone il ritratto di Hevrin Khalaf, segretaria generale del Partito del Futuro siriano, attivista per i diritti delle donne e in prima linea per il riconoscimento dell’identità del popolo curdo, uccisa il 12 ottobre 2019 dalle milizie mercenarie arabe che appoggiano l’offensiva turca.
È solo il primo atto: Zehra Doğan, 31 anni, artista visiva e attivista, fondatrice della prima agenzia di stapa turca solo femminile, incarcerata e poi liberata (alla sua vicenda Banksy ha dedicato un enorme murales allo Houston Bowery Wall di New York) tornerà a dicembre al Pac con il progetto Il tempo delle farfalle, dedicato alle tre sorelle che combatterono la dittatura (1930-1961) del dominicano Rafael Leónidas Trujillo con il nome di battaglia Las Mariposas (Le farfalle).
Non c’è che aspettare la riapertura dei musei, per godersi appieno il potente lavoro di una delle più interessanti artiste in circolazione.
Sempre a Milano, in piazza Duomo le artiste Silvia Levenson e Natalia Sautin, avrebbero dovuto ospitare il 25 novembre, nella giornata contro la violenza sulle donne, l’installazione “Il luogo più pericoloso”, composta da un centinaio di piatti d’artista stampati e dipinti sul tema della violenza di genere. Il lockdown ha cambiato i programmi, ma le artiste sono riuscite – in forma parziale – a mostrare il lavoro: il fotografo Marco Del Comune ha testimoniato la loro azione e oggi le foto sono in vendita per sostenere l’associazione “Non sei sola” (info su www.silvialevenson.com e www.natalia.saurin.it). Perché i piatti? Perché – lo dicono tutte le associazioni di settore - la violenza contro le donne è “un affare da cucina”, avviene per lo più in casa, nel luogo che dovrebbe essere più sicuro, intimo e accogliente.
Anche la community Ihaveavoce inaugura una mostra d’arte virtuale per superare gli stereotipi di genere (su https://ihaveavoice.it/ e sulle pagine social della community): le opere sono tutte firmate da artiste e indagano, con tecniche e linguaggi differenti, la mercificazione del corpo femminile, la violenza fisica e psicologica, l’isolamento delle vittime e l’incomunicabilità del dolore.
"Il luogo più pericoloso”, dettaglio dell'installazione
Il Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato dedica alla Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne il primo appuntamento di #Keywords, parole che aprono il presente: un dialogo tra arte e psicologia, nuovo format del palinsesto digitale. Protagonisti di una conversazione sulla parola “trauma” saranno il coreografo Virgilio Sieni e la psicologa Teresa Bruno, con la mediazione della direttrice del Centro Pecci, Cristiana Perrella, e della psicologa Elisa Guidi (incontro gratuito e aperto a tutti in live streaming su www.centropecci.it, maredì 24 novembre alle 18.30).
All’inizio dell’incontro verrà proiettata una pillola del video Muse (2020) di Elena Mazzi, prodotto dalla Fondazione In Between Art Film di Beatrice Bulgari, per il progetto ‘Mascarilla 19 Codes of Domestic Violence’ (qui un assaggio : https://inbetweenartfilm.com/mascarilla-19/) un progetto straordinario di film d’artista nato dal nome in codice – Mascarilla 19, mascherina numero 19 – diffuso in Spagna dal governo durante il lockdown di primavera per permettere alle donne che hanno subìto violenza domestica di chiedere aiuto, in forma anonima e sicura, in farmacia, uno dei pochi negozi che all’epoca erano aperti. Da vedere.
Al Madre di Napoli, infine, l’omaggio virtuale ‘D-Madre Ribelle. Sconvenienze, ribellioni e altre faccende” dedicato all’artista Pippa Bacca, assassinata in Turchia nel 2008, mentre era impegnata nella performance itinerante Spose in viaggio, che si proponeva l’attraversamento in autostop di 11 Paesi teatro di conflitti armati vestita in abito nuziale, per promuovervi un messaggio di pace e fiducia nel prossimo (qui, la sua struggente vicenda). La regista Marina Rippa ha selezionato nei mesi scorsi 24 donne tra i 30 i 70 anni provenienti da diversi quartieri di Napoli e ha realizzato con loro una serie di laboratori-performance in cui le esperienze personali si sono mescolate, nella messa in scena, a frammenti di vita di altre artiste “ribelli” come Mia Martini, Moana Pozzi, Elisabeth Arden. Il progetto, in due video, è visibile gratuitamente sul sito del museo Madre https://www.madrenapoli.it/.
Per il cinema, il Festival online 16 days 16 films presenterà dal 25 novembre al 16 cortometraggi finalisti sono stati selezionati tra le 350 opere ricevute da Regno Unito e Irlanda, Francia, Italia e per la prima volta anche da Messico e Stati Uniti. Tutti i film in concorso sono diretti da cineaste che si identificano nel genere femminile, presentano una durata massima di 20 minuti e raccontano le molteplici forme di violenza che la differenza di genere, la diseguaglianza e la discriminazione possono assumere. Ogni giorno dal 25 novembre al 10 dicembre verrà diffuso online uno dei cortometraggi finalisti sulle piattaforme di Modern Films e Kering Foundation. L’iniziativa si concluderà con l’annuncio dei vincitori il 16 dicembre.
Se siete vittima o se conoscete qualche vittima di violenza, contattate subito il 1522 https://www.1522.eu
L’artista curda Zehra Doğan realizza un'installazione sul sito del Pac di Milano