“Audrey”, il docufilm: intervista alla ballerina Francesca Hayward

Danzae cinema: Francesca Hayward

Il docufilmAudrey che la vede tra le protagoniste è un nuovo successo nella carriera di Francesca Hayward, Principal dancer del Royal

Ballet tra le più ammirate. Ventotto anni, nata a Nairobi da madre keniota e padre inglese, Francesca detta “Frankie” a due anni si trasferisce in Inghilterra dove dopo il diploma alla Royal Ballet School entra al Royal Ballet, scalando rapidamente la gerarchia fino alla nomina a Principal nel 2016. 
Apprezzata per la tecnica brillante e la sensibilità di interprete, grazie alla sua bellezza intensa Francesca è contesa dalla moda, dal musical, dal cinema. Fino all’occasione di impersonare Audrey Hepburn, che come pochi sanno sarebbe diventata ballerina se il cinema non l’avesse rapita.

Francesca Hayward, Alessandra Ferri e Keira Moore in una scena di “Audrey”

Francesca, conosceva il passato nel balletto della Hepburn?
No, non avevo idea che avesse studiato professionalmente balletto né che il suo sogno fosse danzare prima di diventare attrice. Certo ho sempre pensato che avesse la grazia e il portamento della ballerina quando la vedevo sullo schermo. Una bellezza senza tempo, un misto di forza e fragilità: non mi stancherei mai di vedere quel suo sguardo luminoso.

Ma come è stata selezionata per interpretare Audrey?
Wayne McGregor, coreografo residente al Royal Ballet che mi conosce bene e che io amo molto, mi ha chiesto di lavorare con lui per creare una scena di danza nel film. Mi avrebbe mostrata nel ruolo di Audrey nel tempo della sua vita in cui aveva all’incirca la mia età.

Un'immagine tratta da Audrey

La somiglianza fisica con la Hepburn non era importante, né per lei né per le altre due interpreti: Alessandra Ferri che è l’attrice adulta e Keira Moore che è Audrey adolescente?
No, la regista Helena Coan non ha mai voluto che noi tentassimo di replicare Audrey, piuttosto che catturassimo qualcosa di lei.

Ci racconta la sua esperienza sul set?
Mi è piaciuto molto lavorare con Helena e Wayne su ciò che tutti noi volevamo uscisse attraverso la danza. Abbiamo parlato molto del dolore che la Hepburn ha nascosto a molti per non aver realizzato il suo sogno di essere ballerina, ma anche per il distacco dal padre, così come dei traumi subiti durante la guerra. Sofferenze e sentimenti rimasti privati, che noi volevamo mostrare, cogliendo altresì quanto fosse vivace mentre recitava, regalandoci momenti di vitalità e splendore. Quando vediamo sequenze di Audrey danzare in film quali Funny Face o Secret People, possiamo percepire la sua felicità. Abbiamo composto tutta la coreografia ascoltando Moon River, la canzone che lei canta nel film Breakfast at Tiffany’s. In tal modo il processo di creazione è diventato molto emotivo, con quella musica così lieta e triste insieme, proprio come la Audrey che ci eravamo prefissati di scoprire attraverso questo film.

Francesca Hayward, Alessandra Ferri e Keira Moore in una scena di “Audrey”

Lei invece Francesca come ha scoperto il balletto?
La mia famiglia non è legata al balletto, ma ama l’arte, la musica, la letteratura, la danza. Furono i miei nonni, con i quali sono cresciuta, a mostrarmi un video dello Schiaccianoci del Royal Ballet (lo stesso che ora danzo da Principal dancer!), pensando funzionasse per intrattenere una bambina di due anni. Beh, me ne innamorai: non smettevo mai di guardarlo, se non per dormire o mangiare!

Da allieva di talento della Royal Ballet School e ballerina in ascesa del Royal Ballet si è mai sentita diversa dal prototipo della ballerina classica per via del tono della sua pelle?
Non ho mai avvertito il colore della mia pelle come un vantaggio o uno svantaggio: so che sono sempre stata giudicata unicamente per il mio talento. Posso solo parlare dalla mia prospettiva e il mio percorso di artista è questo: senza pregiudizi o discriminazioni. Il pubblico che viene a vedermi danzare non lo fa per mettermi alla prova come ballerina biracial, ma per le qualità che posso portare ai ruoli che interpreto: è irrilevante il colore della mia pelle.

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Quindi qual è la sua idea di inclusione e diversità nel balletto classico, questione centrale oggi in America e Inghilterra, meno in altri paesi?
Che il mondo del balletto si stia interrogando su inclusione e diversità, riconoscendo che molto resta da fare, penso sia un passo nella giusta direzione e forse non sarebbe accaduto senza il recente movimento Black Lives Matter. Ci ho riflettuto molto negli ultimi tempi e credo che fino a quando il balletto non sarà meglio rappresentato non riusciremo a coinvolgere nuove generazioni di diverse etnie. Finché non ci libereremo veramente di stereotipi falsi e dannosi non possiamo aspettarci che tutti i bambini e i loro genitori considerino il balletto una carriera e ne intraprendano lo studio. Gli allievi di colore non vengono respinti, ma neppure si presentano, perché pensano non sia un ambiente in cui saranno accolti e non vedono altri come loro. Invece dobbiamo trovare modi di far conoscere il balletto a persone di ogni etnia ed estrazione sociale. Io personalmente vorrò impegnarmici, ma ci vorrà molto tempo per cambiare le cose.

Francesca con Cesar Corrales in Romeo e Giulietta 

Seguendola su Instagram (@frankiegoestohayward) si nota il suo impegno sociale dopo la morte di George Floyd.
Sì. In genere evitavo di postare sui miei social networks ciò che non aveva a che fare con la mia carriera di ballerina, ma ci sono stati avvenimenti quest’anno che mi hanno fatto capire come non mi sarei sentita bene a tacere.

La sua apertura mentale l’ha lanciata anche in una carriera parallela al balletto. Per esempio nel film musicaleCats.
Imparare come recitare in un film e stare davanti alla telecamera è stata un’esperienza molto importante per me. Se penso che ho recitato accanto a Judi Dench e cantato con Jennifer Hudson una canzone scritta da Taylor Swift! Eravamo un gruppo molto unito sul set ed è stato divertente interpretare un gatto, Victoria the White Cat, insieme ad amici. Ognuno di noi ha imparato qualcosa dall’altro: chi a cantare, chi a recitare, chi a ballare.

Lo scorso anno ha girato anche il filmRomeo and Juliet: Beyond Words(che si può acquistare e vedere a questolink, ndr).
Che bello danzare Giulietta in un film! Prima di girare avevo interpretato questo ruolo in scena solo una volta e forse per questo mi sono sentita più spontanea e vera di fronte alla telecamera, che è riuscita a cogliere ciò che stavo provando. Il set era una vera città, con gente reale, potevo muovermi in una dimensione più ampia di quella unica del palcoscenico e sentire la vita intorno a me: la storia diventava realtà. Ora porto con me tutte queste sensazioni quando danzo Romeo e Giulietta in teatro.

E poi c’è la moda, che la reclama sempre più per servizi, copertine, commercials. Una sua passione da sempre, no?
Sì, la adoro, da quando avevo 10 anni. Mia nonna mi comprava “Vogue”: ogni sera lo sfogliavo e addirittura lo portavo a scuola, nascosto sotto al libro di matematica mentre fingevo di studiare!

Chissà che emozione allora apparire sulla copertina del numero di settembre 2019 di Vogue UK, già da collezione…
Mi sono sentita onorata di apparire proprio sulla copertina di quel numero, vista quale “force for change” da Meghan Markle che lo ha curato e dal direttore Edward Enninful. Quello che ho imparato negli ultimi anni è che nonostante non abbia mai trovato alcuna barriera per arrivare dove sono ora, è importante per gli altri vedermi qui e pensare che anche loro possono riuscire.

In quel numero la fotografòPeter Lindbergh
Che privilegio! Sono stata molto colpita dalla sua passione per il lavoro e dal suo calore di essere umano. Mentre scattavamo mi raccontava di quando aveva conosciuto e fotografato Pina Bausch: una leggenda per noi danzatori. È scomparso pochi mesi dopo il nostro incontro e la notizia mi ha molto rattristata.

Torniamo all’oggi, drammatico per tutti, molto triste per voi ballerini. Ma trascorrere questi mesi con il suo fidanzato, il ballerino Cesar Corrales, First Soloist del Royal Ballet, l’ha aiutata?
Sì, siamo molto legati e ci assomigliamo tanto. Sono fortunata ad avere accanto un uomo che condivida la mia carriera e la mia passione. Durante il lockdown abbiamo fatto lezione di balletto insieme in cucina, ci siamo coccolati sul divano, abbiamo mangiato e guardato film, qualche passeggiata insieme nel parco più vicino. E per fortuna non cuciniamo, così non siamo stati tentati dal trend inglese di preparare il banana bread! A parte gli scherzi, è stato importante per noi vivere per un po’ senza danza non sentendosi colpevoli, fare un passo indietro e vedersi da un’altra prospettiva. Ci ha fatti tornare al nostro impegno con più passione e determinazione, dopo che le nostre menti e i nostri corpi avevano avuto la rara occasione di riposarsi e ristorarsi.

Progetti con il suo Royal Ballet dopo la pausa forzata?
Riusciamo a fare lezione ogni giorno con la compagnia, tutti indossando la mascherina e facendoci regolarmente tamponi. Stiamo provando Lo Schiaccianoci e dopo molti mesi finalmente stiamo per tornare in scena con il pubblico, anche se contingentato: mi mancava il brusio della sala! Danzerò il ruolo della fata Confetto 1° e 3 gennaio prossimi, in coppia con Cesar Corrales.

E in Italia le piacerebbe danzare?
Adoro l’Italia. L’estate scorsa ospite dei MiuMiu Tales sono stata a Venezia per la prima volta e un po’ sono riuscita a visitarla. Certo, mi piacerebbe venire a ballare nel vostro paese: sarebbe la prima volta. E un giorno imparerò l’italiano, una delle mie lingue preferite.

“Audrey” sarà disponibile in Italia dal 10 febbraio 2021. Qui sotto potete leggere il nostro articolo sul docufilm

Foto in apertura: da Instagram @frankiegoestohayward

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